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Un avvocato ed uno psicoterapeuta si incontrano per cercare di capire in che modo ridurre gli impatti, con ciò che rende la vita un po’ più dura!


 

 Abbiamo pensato alla realizzazione di questi “dialoghi” particolari, ponendoci come obiettivo quello di riflettere su come sia possibile, praticamente, riuscire a costruire un esistenza a misura di essere umano, per centrare il difficile obiettivo di migliorare, sensibilmente, la qualità della propria vita. Per rispetto alla tutela della privacy, non comparirà il nome dell’avvocato “intervistatore”; in questo modo, sarà più facile per quest’ultimo, porre domande personali, “difficili” o imbarazzanti.

BUONA LETTURA

Come si fa, praticamente, ad assorbire e metabolizzare le frustrazioni della vita quotidiana?

Per assorbire una frustrazione occorre avere una condizione di base di non saturazione. Ad esempio, devi metterti in condizione di uscire di casa ed affrontare la giornata, dopo aver provveduto a realizzare una sommaria pianificazione degli impegni in maniera razionale, tenendo conto del dispendio energetico che ti verrà richiesto. In questo modo potrai vivere il fastidio relativo alla frustrazione come un evento tutto sommato già programmato: ci potranno essere imprevisti, ma in linea di massima saprai come comportarti.

Cosa accade se, di alcune incombenze, non riesco a valutarne l’entità correttamente? Ad esempio se, per motivi di lavoro, mi reco in un ufficio dove non sono mai stata e non so cosa mi aspetta né chi incontrerò, come faccio a programmare gli eventuali fastidi cui andrò incontro?

Tu hai avuto esperienza, per aver frequentato, come professionista, uffici pubblici o privati, per cui una qualche impressione hai potuto costruirtela. Quindi, anche se ti recherai per la prima volta in quello specifico “ambiente lavorativo”, ti dovrai aspettare una serie di frustrazioni, come ad esempio: non ci sei stata, trattandosi di ufficio pubblico sai che l’appuntamento non viene rispettato, le file sono lunghe, posti per sedersi non ce ne sono, la gente comincia ad essere maleducata. Perciò nel programma quotidiano devi inserire questo tipo di difficoltà cui andrai incontro.

Quindi, pianificando per tempo i propri impegni, si riescono ad assorbire meglio le frustrazioni?

Stabilendolo prima si va con uno stato d’animo di relativa disponibilità, nel portare pazienza verso ciò che, oggettivamente risulta essere tedioso. In questo modo riuscirai ad incamerare i fastidi che provengono dal mondo esterno, senza avvertire la necessità impellente di “ributtarli” fuori (attraverso la ricerca di qualche lite per sfogarti) e senza nemmeno subirli (reprimendo i fastidi): darai per scontato che è una necessità cui non puoi fare a meno di sottostare. Lo stress vissuto sarà più facilmente smaltibile perché, stabilendo che devi andare in un certo ufficio, dove presumi che riceverai una serie di frustrazioni, il resto della mattinata o del pomeriggio te lo lasci più libero, meno “pesante”, più gratificante.

E per smaltire le frustrazioni?

Ti suggerisco di leggere i due articoli riguardanti il concetto di frustrazione, le variabili esistenti, ed il modo di difendersi. La metabolizzazione delle frustrazioni, dipende anche dalla conoscenza dei dati riportati in quei lavori. Ricorda, inoltre, che la frustrazione deriva sempre da problemi che vanno affrontati e risolti, dal momento che è rappresentata dalla sofferenza che si prova quando, nel portare a termine un programma, si incontri degli ostacoli.

Ma una volta subita la frustrazione, in che modo la potrò smaltire?

Capisco la necessità di avere subito una risposta per cui, posso anticiparti (il resto lo troverai nei lavori sopra citati) che è necessario valutare quali sono i motivi per cui hai vissuto gli eventi frustranti: un conto è consapevolizzare che dipende dalla necessità di appagare bisogni importanti, un conto è, invece, rendersi conto che è conseguente a troppa disponibilità verso altri (ad esempio, sbrigare commissioni per conto terzi); in quel caso diventa indispensabile sapere perché lo abbiamo fatto: dovevamo ricambiare qualcosa? Avevamo “vincoli” affettivi? Siamo stai superficiali nell’accettare l’incarico?

Il fastidio che si produce è tossicità mentale?

Il risultato di questa serie di eventi, produrrà tossicità mentale. Il fastidio in sé non è tossicità mentale ma rappresenta una reazione di tipo emotivo, da cui deriva uno stato di tossicità: questo perché la reazione emotiva produce uno o più conflitti. Questi conflitti alterano i parametri del metabolismo, per cui comincerà a variare la produzione di ormoni, che influenzeranno tutto il funzionamento dell’organismo, sistema immunitario e sistema nervoso compresi. Esiste un meccanismo di controllo a biofeedback per cui la mente può generare dei conflitti che alterano il funzionamento del corpo ma, essa stessa rimane influenzata dal cattivo funzionamento del corpo. Infatti, se il metabolismo si altera, le cellule responsabili dell’attività psicoemozionale (neuroni e, secondo il Dr. Giovanni Russo, le cellule nevrogliali), si intossicano e, di conseguenza, produrranno psicofenomeni alterati, così come se fossero sotto l’influsso di alcolici o droghe.

E per attuare le griglie di protezione?

Immagino che tu ti riferisca a ciò che Giovanni Russo (medico psicoterapeuta) ha individuato con il termine griglie di protezione mentale” in grado di attenuare l’impatto dei cimenti esterni e dei negativismi “endogeni” (conflitti interiori “maceranti”).

Queste griglie attivano tre livelli di protezione.

  1. In Entrata: riducono considerevolmente l’ingresso di dati negativi dal mondo esterno, vedono coinvolti, prevalentemente, apprendimento, percezione e logica, diminuiscono il turbamento dell’umore.
  2. In Elaborazione: impediscono la produzione di idee in conflitto, si attivano principalmente corretti elaborati di pensiero con verifica di logica, consentono di mantenere uno stato d’animo sufficientemente stabile.
  3. In Uscita: aiutano ad evitare la comunicazione di contenuti negativi, coinvolgono il meglio del proprio comportamento, ed evitano di danneggiare chi sta intorno mantenendo un comportamento “adeguato” anche in circostanze “difficili”.

La costruzione di tali meccanismi protettivi si realizza attraverso lo sviluppo delle proprie capacità interiori, mediante un corretto trattamento di psicoterapia (possibilmente, ad Indirizzo Dinamico) e risulta essere tanto più efficace quanto più ci si avvicina all’assetto esposto di seguito:

  • Identità equilibrata (per riuscire a volersi bene);
  • Ambiente esterno a basso tenore di frustrazioni (per non “appesantirsi”);
  • Elasticità mentale (per non irritare la propria suscettibilità);
  • Visione “aperta” della realtà della vita (per non turbarsi, anche di fronte agli eventi “più strani”);
  • Efficace smaltimento dei fastidi prodotti (per non accumulare tossine mentali).

Per raggiungere queste caratteristiche, quanto bisogna essere avanti nel processo di maturazione della propria personalità?

È ovvio che dobbiamo osservare il punto di partenza e quanto sei riuscita a migliorare fino ad oggi. Per cominciare a mettere in atto cambiamenti comportamentali, non si deve aspettare di “stravolgere” in positivo la propria personalità: basta iniziare a “rivedere” gli apprendimenti meno logici e più, potenzialmente, dannosi. Quante volte, nel passato, subivi con rassegnazione sistemi di vita dei tuoi genitori che ti portavano ad assoggettarti al volere altrui, mettendo in secondo piano le tue esigenze? MOLTE VOLTE! Oggi, invece ti opponi a tutte quelle richieste che ti possano danneggiare. Questo testimonia una trasformazione in termini positivi, verso la tutela della tua identità.

Molte volte ti ho riferito di essermi trovata in situazioni in cui non ho fatto cose che mi erano state richieste dai miei familiari (ad esempio, accompagnarli in Tour cimiteriali, ospedalieri, etc.) però poi avevo prodotto sensi di colpa: perché mi accadeva ciò? Non mettevo in atto griglie di protezione?

Non riuscivi a mettere in atto nessuna delle tre griglie. Determinavi una scelta corretta che, però, ti creava conflitti legati a vecchi apprendimenti, con conseguenti sensi di colpa. Questa è la prova che, ancora, esistono in te delle situazioni di conflitto che si innescano ogni volta che entrano in gioco vecchi schemi su base affettiva ricattatoria: << Se io non aderisco alle richieste dei miei genitori, loro soffrono!>>. Il problema consiste nel liberarti di questo condizionamento negativo. In definitiva, i tuoi genitori non sono anziani, sono autosufficienti e non vi è alcun motivo plausibile per cui tu debba sperperare parte della tua vita (come hai fatto in passato) per assecondare posizioni autolesionistiche. Intendiamoci, tu potresti anche decidere di devolvere tutta la tua esistenza a favore dei sofferenti, degli oppressi, etc.: questa decisione, però, dovrebbe essere il risultato di tue riflessioni corrette e non di sensi di colpa maceranti!

Cambiamo argomento. Nel mondo del lavoro, In situazioni in cui colleghi avvocati o giudici comunicano aggressivamente (magari per stanchezza) e, a volte, dicono cose scorrette anche sul piano tecnico, come si attua un sistema di protezione? Come faccio ad evitare l’entrata di dati negativi se vengo “stressata” da chi mi sta vicino? Come è possibile, a queste condizioni, riuscire a produrre idee corrette? Perché io, sentendomi disorientata, non faccio nulla, penso solo a come poter aggiustare la situazione per non subire dei danni; però non reagisco, non rispondo proprio.

E’ un lavoro che si fa in più tempi. Innanzitutto, hai necessità di elaborare dei programmi per gestire il tuo lavoro e la tua vita privata. Questo ti consentirà di valutare in anticipo, quanto tempo dovrai trascorre nel luogo di lavoro ( ad esempio il tribunale) e quanto tempo avrai, dopo, per recuperare le energie spese, attraverso gratificazioni adeguate. Quindi, per rispondere alla tua domanda, mentre la persona parla tu puoi raffrontare i suoi contenuti con ciò che tu pensi in merito: questo ti consente di stabilire se sta dicendo sciocchezze o cose sensate. Se sta dicendo sciocchezze – e non ci impieghi molto a capirlo – tu continui a restare della tua idea e, quindi, pensando a questo, distogli gran parte della tua attenzione dal discorso aggressivo, inquinante, dell’altro. Inoltre, dal momento che stai elaborando idee “costruttive”, l’impegno mentale produrrà una catalizzazione (accelerazione di processi biochimici), a seguito della quale trasformerai gli INPUT negativi esterni in carburante utile per le dinamiche psichiche.

Il fastidio che m proverrà dall’ambiente esterno, non potrà inficiare questo lavoro di trasformazione di energia aggressiva, in energia logica e razionale?

Una simile eventualità è tutt’altro che remota. Per scongiurarla, è necessario che arrivi all’appuntamento di lavoro “preparata”, ottemperando ai seguenti requisiti :

  • Realizzare una corretta programmazione della propria giornata lavorativa, che tenga conto del rapporto fra tempo, problemi da risolvere e “saturazione” mentale;
  • Ascoltare ed osservare gli interlocutori, individuando le motivazioni dei loro comportamenti aggressivi (difficoltà di comunicazione, carenza di autostima, iposviluppo del pensiero, etc.), per non rimanerne coinvolta emotivamente; ricordarsi che chi grida manifesta delle difficoltà!
  • Stabilire qual è il tempo limite oltre il quale diviene rischioso continuare ad ascoltare “sproloqui” altrui.

A quanto pare, è tutto un problema di organizzazione e programmazione

Si, bisogna valutare gli impegni della propria giornata come agoni sportivi da preparare e gestire nel migliore dei modi. È ovvio che se prima di andare in tribunale hai fatto la spesa, hai subito una multa per divieto di sosta, hai ricevuto telefonate frustranti e, magari hai anche dovuto litigare per un parcheggio, tutto quello di cui abbiamo parlato non lo potrai realizzare.

Ma a me capita sovente di essere sempre affastellata di frustrazioni!

Come ho detto prima, ciò dipende da errori di valutazione fra gli impegni che ti proponi di assolvere e l’effettiva capacità o disponibilità. Una buona organizzazione ti porterà anche a stabilire, per esempio, che una causa in tribunale la dovrai affrontare con poca energia (perché quell’incontro non potrà essere differito nel tempo): a quel punto, come una squadra di calcio che “deve limitare i danni” per carenze di organico, concluderai che, per quel giorno, il massimo da ottenere consisterà nel “portarsi a casa” un risultato non troppo negativo. Ad ogni modo, nel tempo, sviluppando al meglio i potenziali della tua personalità, acquisirai la fama di professionista che sa rispondere al momento opportuno, nel modo migliore: questo ti faciliterà il lavoro. Attraverso questi DIALOGHI acquisirai tutto il Know How (le informazioni) necessario al raggiungimento della “SAGGEZZA DEL VIVERE”

Arrivederci