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C’è un grande network, dentro di noi: la psiche, il sistema nervoso, quello ormonale e gli apparati di difesa dialogano fra loro realizzando una grande “connessione” che ci garantisce, se non si “interferisce”, una vita lunga e felice.




La disciplina che più di tutte ha aperto una breccia nella visione meccanicistica, è la Psico-Neuro-Endocrino-lmmunologia (PN E I).

Si tratta di una disciplina che studia le relazioni tra il sistema nervoso, il sistema endocrino, il sistema immunitario e il comportamento. Ciò che si sta scoprendo, con alcune migliaia di anni di ritardo rispetto ad altre culture, è che l’organismo è un’unità fatta di parti, dove esiste un linguaggio comune; si è infatti visto, per esempio, che i linfociti, che hanno la funzione di difenderci da aggressioni esterne e dalla produzione di tumori, parlano continuamente con il cervello; il sistema nervoso, a sua a volta, parla continuamente con i linfociti.

La PNEI può essere definita anche una nuova disciplina che unifica le più recenti scoperte scientifiche che hanno dimostrato come il cervello, le ghiandole endocrine, il sistema immunitario ed in sostanza l’intero organismo, sono integrati in uno straordinario sistema coordinato dall’azione di molecole messaggere altamente specifiche. Le recenti scoperte scientifiche che hanno dimostrato l’esistenza di un legame biochimico fra mente e corpo, prospettando una nuova visione dell’organismo umano come una rete di comunicazione, hanno introdotto una rivoluzione scientifica che comporta enormi ripercussioni sul modo in cui si affrontano i problemi legati alla salute ed alla malattia.

La scienza occidentale, come ho precedentemente ricordato, aveva infatti diviso e tenuto separato il corpo dalla mente per più di due secoli. Fu infatti Cartesio, filosofo e fondatore della moderna medicina, a dividere l’esperienza umana in due sfere distinte e separate. Tale concezione propria della Scienza Ufficiale dominata dalla metodologia riduzionistica, tenta di interpretare la realtà esaminando frammenti sempre più piccoli per estrapolare poi i dati e formulare teorie sistemiche.

Soltanto negli ultimi tempi un numero sempre crescente di ricercatori comincia a riconoscere la necessità di un nuovo approccio alla ricerca scientifica attraverso una vera e propria rivoluzione con enormi conseguenze nell’interpretazione della salute e della malattia. Infatti è intuitivo riconoscere che tutte le malattie, anche quando non presentano una base psicosomatica, presentano sempre una componente psicosomatica.

Le più recenti ricerche hanno consentito poi di studiare le basi molecolari delle emozioni e di comprendere come le emozioni siano connesse al mondo della fisiologia. Si comincia quindi a tracciare una sempre più precisa connessione tra mente e corpo attraverso le emozioni e più precisamente attraverso le molecole delle emozioni. La medicina biomolecolare ci sta permettendo di riunire ciò che per tanto tempo è stato diviso dando nuova dignità alle medicine alternative. Corpo e mente sono una cosa sola, come è sostenuto dalla Medicina Cinese, ed il flusso di informazioni che scorre in tutto l’organismo non è altro che la manifestazione esteriore della mente nello spazio fisico. I neuropeptidi ed i recettori, cioè le basi biochimiche delle emozioni sono i messaggeri che trasportano le informazioni che collegano tra loro i grandi sistemi dell’organismo (nervoso, ormonale ed immunitario) per formare una sola unità funzionale.

I neuropeptidi

I neuropeptidi possono essere considerati delle molecole “psichiche” in quanto non trasmettono solo informazioni ormonali o metaboliche, ma “emozioni”. Ogni stato emotivo quale amore, paura, piacere, dolore, ansia, rabbia, ecc.., con le sue complesse sfumature definite comunemente sentimenti, è diffuso nel corpo da specifici neuropeptidi comprendenti i neurotrasmettitori e gli ormoni.

La componente principale delle molecole dell’emozione è costituita da strutture proteiche dette recettori situati sulla superficie esterna delle cellule capaci di interagire a stimolazioni energetiche e chimiche. Un tipico neurone del sistema nervoso può avere milioni di recettori disposti sulla sua superficie. Oggi, attraverso le tecnologie molocolari è possibile isolare e studiare la struttura molecolare dei singoli recettori e la loro distribuzione nelle varie parti del corpo e potremmo definirli anche come le molecole sensitive delle cellule che restano in attesa di captare altre piccole molecole che si diffondono nel fluido extracellulare. Sono quest’ultimi i liganti ovvero delle chiavi chimiche altamente specifiche che legandosi al recettore inducono in esso delle modificazioni tali da far passare l’informazione all’interno della cellula. Si avvia, quindi, una serie di reazioni biochimiche cellulari che si possono tradurre in modificazioni funzionali visibili anche sul piano fisiopatologico come modificazioni dell’attività fisica, del comportamento nonché dell’umore. Generalmente i liganti sono molecole molto più piccole dei recettori e si suddividono in tre diversi tipi chimici. Il primo tipo di liganti comprende i classici neurotrasmettitori ossia molecole generalmente prodotte dal cervello che ritroviamo a livello sinaptico (acetilcolina, norepinefrina, dopamina, serotonina, ecc..).

Una seconda categoria è rappresentata dagli steroidi che comprendono gli ormoni sessuali (estrogeni, progesterone, testosterone, ecc..), il cortisolo secreto dalla ghiandola surrenale. L’ultima categoria, la più numerosa e complessa, è rappresentata dai Peptidi. Tali sostanze chimiche svolgono un ruolo importantissimo in tutti i processi vitali e rappresentano le molecole dell’emozione.

Contrariamente dalle aspettative la ricerca ha dimostrato che i linanti e i loro recettori sono presenti in ogni parte del corpo e non solo nel sistema nervoso. Questo significa che tutto il corpo “pensa” e che ogni cellula “sente” e prova “emozioni”, elabora le proprie informazioni e le trasmette ad ogni altra cellula attraverso una fittissima rete di comunicazione per cui ogni aspetto psicofisico umano può essere visto come una parte di un’unica realtà. Attualmente sono state isolate circa sessanta molecole neuropeptidiche che provvedono all’elaborazione di tutte le differenti manifestazioni fisiologiche delle emozioni in una impressionante combinazioni di varietà.

Le basi molecolari delle emozioni possono dunque essere definite come i messaggeri che trasportano informazioni per collegare tra loro i grandi sistemi dell’organismo in un’unica unità funzionale che possiamo definire corpo / mente.

La mente

Mente e coscienza possono essere definite come ii prodotto dell’elaborazione delle informazioni emozionali. Tale flusso di informazioni che scorre in tutto l’organismo dimostra che il corpo è la manifestazione della mente nello spazio fisico. Dal momento che i neuropeptidi e i loro recettori sono presenti nel corpo si può affermare che la mente è nel corpo, nello stesso modo in cui la mente è nel cervello. Inoltre sappiamo che sia il sistema immunitario come il sistema nervoso sono dotati di memoria e di capacità di apprendimento e che tale capacità è influenzata dallo stato emotivo. Si può pensare pertanto che i processi mentali siano distribuiti in tutto il corpo e non soltanto nel cervello.

La mente non ha materia così come noi la sperimentiamo eppure ha un substrato fisico che si identihca con il corpo e con il cervello. Si può anche immaginare come un flusso di informazioni senza realtà fisica, che tiene insieme una “rete” agendo al di sotto della coscienza legando e coordinando i principali sistemi dell’organismo con gli organi. Si può quindi definire la psiche come una rete psicosomatica di informazioni, comprendente tutto ciò di natura non materiale, come mente, emozioni che anima il corpo cioè il mondo materiale delle cellule e delle molecole.

Sistema nervoso

La scoperta che i neuropeptidi si trovano non solo nel cervello e nei gangli nervosi posti ai lati del midollo spinale, ma anche negli organi periferici, hanno messo in discussione i principi classici della fisiologia legata alla neurotrasmissione.

Per molto tempo si era considerato il sistema nervoso come un’immensa rete di assoni e dendriti che si intrecciavano in un modo estremamente complesso. Con le successive scoperte della neuroscienza si è vieto come il modello del complesso linante/recettore rappresentasse un secondo sistema nervoso che opera su base chimica attraverso “molecole di informazione”, ossia unità di informazione usate dalle cellule in tutto il corpo per comunicare attraverso sistemi complessi come il sistema endocrino, il sistema ormonale, il sistema immunitario ed il sistema gastrointestinale. In questo nuovo modello funzionale del sistema nervoso i neuropeptidi assumono una funzione di neuromodulazione a lunga durata ed estensione modulando un numero grandissimo di informazioni elementari cosl da influenzare funzioni complesse ed in ultima analisi il comportamento stesso.

Nell’uomo lo sviluppo del cervello, in particolare della corteccia cerebrale, che presiede alle funzioni cognitive, e dell’area limbica (comprendente ipotalamo, ipofisi, amigdala, ippocampo, nuclei del talamo, ecc..,i che presiede alle “emozioni”, fa si che le informazioni provenienti dai sistemi sensoriali possano trasmettersi a più aree cerebrali distinte. Ogni emozione diventa cosl l’espressione di un processo di elaborazione delle stimolazioni sensoriali e cognitive, ma anche delle sensazioni viscerali provenienti dagli organi interni, che, attraverso il sistema dei neuropeptidi, si trasmette a tutto il corpo inducendo modificazioni metaboliche e comportamentali. Ogni cambiamento nello stato

fisiologico è dunque correlato ad un cambiamento nello stato emotivo conscio od inconscio e questo a sua volta nello stato fisiologico.

Studiando la particolare distribuzione dei neuropeptidi in varie are del sistema nervoso (ma anche negli organi periferici) è stato possibile ai neuroscienziati tracciare aree diverse di modulazione delle informazioni e pensare quindi che ogni neuropeptide trasporti un preciso tipo di informazione, attraverso un sistema paragonabile ad una “rete”, quando occupa uno specifico recettore situato in un certo punto del cervello o del corpo potendo produrre un particolare stato di neuromodulazione equivalente ad un preciso stato psichico.

Quella che fino a pochi anni fa era per molti solo una sensazione od un’ipotesi empirica che i fattori psichici ed emozionali potessero influenzare i processi biologici nello stato di salute e malattia e viceversa, appare oggi dimostrato sperimentalmente.

Sistema immunitario

Anche in questo settore le scoperte degli ultimi anni hanno rivoluzionato le conoscenze sul sistema immunitario. La tradizionale concezione di un sistema immunitario composto da cellule dotate di specifiche caratteristiche operanti secondo un preciso meccanismo difensivo comandato dagli stimoli antigenici è stata progressivamente abbandonata per essere sostituita da un nuovo modello in cui le cellule immunitarie interagiscono costantemente con il sistema nervoso, con la psiche e con il sistema endocrino a tal punto che non c’è modificazione dello stato psichico, del sistema nervoso che non si associ a modificazioni signiflcative del sistema immunitario ed endocrino e viceversa. Tali interazioni fanno parte dunque di uno stesso processo modulato dai neuropeptidi ed i loro recettori che rappresentano, come abbiamo visto, le basi molecolari delle emozioni.

L’individuazione sulle membrane cellulari dei linfociti, dei macrofagi e delie altre cellule immunitarie, di specifici recettori per i peptidi e per gli ormoni e per una serie complessa di molecole che possono attivare od inibire le loro funzioni è stata fondamentale per comprendere le basi molecolari dell’influenza della mente sul sistema immunitario.

I linfociti possiedono anche recettori per i neurotrasmettitori del sistema nervoso autonomo (noradrenalina, adrenalina, acetilcolina) così ogni modificazione del sistema simpatico e parasimpatico può produrre effetti sulle cellule immunitarie stesse che verranno più o meno stimolate nelle loro funzioni. Se si considera inoltre come il sistema nervoso autonomo possa far esprimere a tutto il corpo attraverso una eccitazione o un’inibizione del tono simpatico/parasimpatico un~emozione nata nella mente, allora ci apparirà sempre più evidente il nesso tra emozioni e sistema immunitario. Sembra anche che le stesse cellule immunitarie siano in grado di produrre neurotrasmettitori ed ormoni, cioè le stesse sostanze che si riteneva essere prodotte solo dal cervello o dalle ghiandole endocrine.

Altri recettori linfocitari sono specifici per i neurotrasmettitori ipotalamici ed ipofisari (CRH, TRH, GnRH, ACTH, VIP, ecc .) per le endorfine ed encefaline.

E’ ormai noto da tempo che, in situazioni di stress, i livelli di adrenalina e noradrenalina aumentano, che l’asse ipotalamo-ipofisi-surrene viene attivato e che, di conseguenza, il cortisolo aumenta determinando un’azione soppressiva nelle reazioni immunitarie attraverso una riduzione del numero dei macrofagi, linfociti T, Natural Killer, inibendo la produzione di citochine e stimolando l’attività dei linfociti soppressori.

Da tali scoperte della neuroscienza è quindi possibile ipotizare che una produzione eccessiva od impropria di peptidi rilasciati dal sistema nervoso o dal sistema immunitario o da qualche altro apparato del nostro organismo possa influire sull’evoluzione di numerose gravi malattie specie quelle che rientrano nel sistema psiconeuro-immuno-endocrino.

Sistema endocrino

Originariamente si pensava che il sistema nervoso ed il sistema endocrino fossero due entità separate e che le informazioni fossero trasmesse alle ghiandole soltanto attraverso vie nervose e che i mediatori chimici agissero soltanto localmente. Inoltre si pensava che gli ormoni prodotti dalle ghiandole a secrezione cosiddetta interna venissero immesse nel circolo sanguigno andando ad agire a distanza. Oggi invece sappiamo che i due sistemi, nervoso ed endocrino, sono strettamente connessi e che sostanze ad azione ormonale chiamate peptidi, sono prodotte non solo da cellule appartenenti al sistema endocrino classico ma anche da cellule nervose, da cellule immunitarie e del sistema gastrointestinale.

Secondo questa concezione scaturita dalle scoperte della neuroscienza il sistema endocrino non appare più limitato alle ghiandole propriamente dette (ipofisi, tiroide, paratiroidi, surreni, gonedi, pancreas) ma formato da cellule, che se pure dislocate in tessuti appartenenti a sistemi diversi, hanno tutte la caratteristica di produrre ormoni e peptidi come le cellule del sistema nervoso o le cellule immunitarie. Il cervello dunque è anch’esso un organo endocrino capace di produrre ormoni e dotato di recettori per gli ormoni (steroidi, insulina, ecc ..).

La scoperta inoltre che gli ormoni ed in genere i peptidi, potessero favorire direttamente funzioni superiori quali l’apprendimento e la memoria ha ulteriormente arricchito le connessioni tra i due sistemi cosi come le emozioni si sono dimostrate connesse ai neurotrasmettitori ed agli ormoni. Se un’emozione spinge un individuo ad agire in senso attivo l’ipotalamo stimolato da un sistema integrato di neurotrasmettitori (noradrenalina, dopamina, serotonina, acetilcolina, ecc..) produce CRF, un neuropeptide che induce l’ipofisi anteriore a produrre ACTH capace di agire sulla ghiandola surrenale stimolando la produzione di cortisolo e preparando l’organismo all’azione. Il CRF ha inoltre un ruolo importante nella regolazione del sistema nervoso vegetativo stimolando il sistema simpatico ed inibendo il parasimpatico con conseguente eccitazione del sistema cardiocircolatorio. Parallelamente va a deprimere la produzione di un altro importante neuropeptide, il GnRH (gonadotropin relising factor) stimolante la produzione di ormoni sessuali. L’ACTH d’altra parte oltre ad un’azione endocrina di stimolo sulla produzione di cortisolo, possiede anche un’azione a livello del sistema nervoso centrale rilevabile a livello delle reazioni comportamentali quali il miglioramento dell’attenzione, delle capacità di prestazione e della reattività.

Lo stress in genere, anche puramente emozionale, determina una attivazione dei principali sistemi endocrini e gli ormoni coinvolti, variando a seconda dell’emozione e della durata della stessa, inducono profonde modificazioni sia sullo stato fisico che comportamentale. Uno stress da separazione normalmente non si associa ad una riduzione degli ormoni sessuali mentre una sofferenza secondaria ad uno stato di svalutazione normalmente si associa sempre ad una riduzione di questi ormoni.

 Dr. Gianfranco Caron