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Con questo capitolo l’autore ci svela in cosa consiste quello strumento utile che permette di calibrare le scelte lavorative nell’ottica di un sicuro risultato positivo.


“Formazione e lavoro”

– Una Proposta per un Migliore Uso delle Proprie Capacità-


di Francesco Chiaia – avvocato penalista



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La prima parte di questo III capitolo si chiudeva con la promessa di una spiegazione sul titolo del capitolo: IL FARO. Oggi rispetterò l’impegno assunto.

-Che cosa intendo per “FARO”.

Un “punto di riferimento” (essendo tale la funzione di un faro);

-che cosa rappresenta il “FARO”.

Un parametro oggettivo che serva da indicatore valido e reale per la strada che si sta percorrendo, basato sulla realtà e sulla verità, cui raffrontare le proprie idee e le proprie scelte;

-come poter utilizzare il “FARO”.

Qui il discorso è più articolato, e ritengo necessario attardarmi su questo punto al fine di spiegare in maniera adeguata il concetto, che se nella mia mente è chiaro e delineato, deve poterlo essere anche nella comunicazione verso gli altri, diversi da me, il cosiddetto “Mondo Esterno”.

Per poter utilizzare in maniera consona ed armonica un “dato” è necessario:

  • prima conoscerlo in maniera adeguata, ossia osservarlo da tutte le angolazioni,
  • quindi studiarlo a fondo.

Per studiarlo a fondo è necessario acquisire le maggiori informazioni possibili su quel “dato” ( all’insegna del motto creato dal professor Giorgio Marchese, medico chirurgo, esperto psicoterapeuta, un Amico che stimo moltissimo – per me, infatti, lui rappresenta UN FARO – “più ne sai meglio puoi usarne”); una volta acquisite le informazioni adeguate ad un uso corretto, devi sapere come procedere; devi sapere come comportarti; devi sapere se quel dato ti serve; infine si procede alla sua unione con altri “dati” simili, relativi a questo od a quel bisogno – nel nostro caso è sapere se si è imboccata la giusta strada nel mondo lavorativo – secondo i meccanismi appena descritti.

Allora per poter utilizzare il FARO è necessario avere la conoscenza dei punti che illumina con … “la sua lampada”.

Ecco qui emergere un terzo dato, di rilevante importanza, la conoscenza.

Qui mi limito a segnalare che in base alla sete di conoscenza l’uomo è giunto allo sviluppo scientifico attuale, con le scoperte ottenute nelle varie branche della scienza, che hanno contribuito a migliorare la qualità della nostra vita.

Come si può, allora, ancora oggi, credere che qualsiasi cosa possa essere affrontata senza prima conoscerla? È qui che davvero ci si “impantana” perdendo magari del tempo prezioso, utile per acquisire nuove esperienze e proporsi nuovi traguardi; se ci si avvia senza conoscere la strada che si intende percorrere, c’è il concreto rischio, che senza “dati” corretti su quella strada ci si dovrà fermare non poche volte, magari – per restare in tema di percorsi stradali – “…perché, non avendo verificato il percorso, ci si imbatte in una buca non prevista, che ti costringe a ritardare per il cambio della ruota”.

Per tirare le somme voglio significare con tutto quanto sinora detto che per poter utilizzare il “FARO” è necessario conoscerne l’esistenza, e per conoscerne l’esistenza diventa utile – e necessario – sviluppare il “mentale”: gli investimenti di un domani migliore sono quelli che faremo su noi stessi, e, se sapremo individuare la luce di un “FARO” saremo vicini alla strada verso il successo, a quel p5nto basterà seguire la strada illuminata dalla luce del “FARO” per sapere che quella è la strada giusta.

Al prossimo capitolo.

Francesco Chiaia