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Mente e dintorni è una rubrica (nata da una fortunata serie televisiva) che ci porta a curiosare nei meandri della nostra personalità, per scoprirne i segreti e capire i motivi per cui compaiono i disturbi e, ovviamente, prendere rimedio.

Perché, conoscersi, comprendersi e (soprattutto) accettarsi per potere (infine) cambiare, aiuta senz’altro a vivere meglio.

Chissà dove va un’estate quando muore! Forse in posti che ho sognato mille volte… Chissà dove vanno tutti quei discorsi, sdraiati sugli scogli, nel cuore della notte… Chissà dove finirà poi il nostro amore, quando ognuno prenderà una direzione (Frah Quintale – Lunedi Blu)

Questo brano di una recente canzone del cantautore Francesco Servidei (in arte “Frah Quintale) ci conduce verso quello stato d’animo di dolore che si prova per la perdita di una figura particolarmente cara.

La parola italiana “lutto” deriva, infatti, dal verbo latino “lugere”, col quale si intendeva l’atto del piangere.

Che rapporto c’è, se c’è, fra il Lutto e la Depressione?

La morte esisteva già prima che mia madre morisse. Prima, però, la vedevo col binocolo. Adesso, con la lente d’ingrandimento. E non posso distogliere lo sguardo.”(Marica Pietroni)

Il grande autore Paul-Claude Racamier offre un contributo significativo alla comprensione del lutto, specialmente in relazione alla depressione, attraverso la sua teoria del “Lutto Originario” e la sua visione del lutto come processo maturativo universale.

Il Lutto Originario, che riguarda tutti noi, costituisce la traccia ardua, viva e durevole di ciò che si accetta di perdere come prezzo di ogni scoperta

Il Lutto Originario ci riporta ai primi momenti della nostra vita quando abbiamo simbolicamente voltato le spalle ad una Madre “indistinta”, accettando di perderla ma, al tempo stesso, rimpiangendola per ritrovare una madre esterna e distinta da noi, come un elemento esterno che desideriamo e del quale, nel tempo, introietteremo ciò che ci renderà solidi e tranquilli

Coincide con il passaggio separativo dall’originaria relazione di unità e fusione con la madre e rappresenta la perdita dell’illusione di un accordo perfetto e di un’onnipotenza condivisa con la figura materna.

L’elaborazione (metabolizzazione e accettazione) di questo lutto primario è essenziale per la costruzione dell’identità e di un Sé autonomo.

È, in tutti i sensi, una “seconda nascita” psichica, il vero taglio del cordone ombelicale che ci consente di capire chi siamo e di fare i conti con i limiti imposti dalla realtà.

In quest’ottica, ogni lutto successivo (la perdita di una persona cara, di un ruolo, di un posto sicuro dove vivere, etc.) riattiva e risveglia le tracce di questa separazione originaria fondamentale.

Lutto e Depressione

Paul Claude Racamier, ci spiega il lutto come un processo psichico fondamentale e universale che si svolge lungo tutta l’esistenza e che possiede potenzialità trasformative ed evolutive. È un lavoro psichico necessario per confrontarsi con la perdita e la necessità di disinvestire da ciò che non c’è più (cioè, accettare l’idea di averlo perso anche se i suoi valori restano in noi) per reinvestire su nuove prospettive esistenziali (riconoscendoci il diritto di poter vivere in maniera autonoma).

La depressione conseguente al lutto si manifesta spesso proprio come un lutto non elaborato e, quindi, patologico.

Quando l’individuo non riesce ad accettare la realtà irreversibile della perdita e a “lasciare andare” ciò che si è perduto, può rimanere intrappolato in uno stato che riflette il rifiuto del cambiamento e l’incapacità di tollerare l’abbandono.

Il lutto, comprensibilmente, causa gravi sofferenze ma, di norma (come abbiamo capito finora) non determina un disturbo depressivo.

Il DSM – 5 ha cercato di chiarire e di distinguere i sintomi propri del lutto e quelli della depressione.

In particolare, nel Lutto sono predominanti sentimenti di vuoto e di dolore per la morte della persona cara mentre, nella Depressione (che consegue al lutto), prevalgono l’umore depresso e la riduzione delle emozioni (o anedonia).

Nel lutto, il contenuto del pensiero è polarizzato sulla persona che non c’è più mentre, nella Depressione è tutto incentrato sul pessimismo e sui pensieri di inutilità.

In un capitolo specifico del DSM 5, dedicato al trauma e agli stress correlati, si inseriscono dei criteri diagnostici per riconoscere il disturbo da lutto persistente, o complicato (che prevede anche un quadro depressivo),  diagnosticato solo se sono trascorsi almeno 12 mesi dalla morte di una persona cara, che individuano una perdita accompagnata dalla mancata accettazione della morte con ricordi e pensieri angoscianti sul defunto, cui fa seguito un’eccessiva rabbia per la perdita, il desiderio di morte per ricongiungersi con il defunto e la perdita di speranza nel futuro per la mancanza della persona cara.

Tale disturbo causa, come è intuibile ipotizzare, un disagio clinicamente significativo e una compromissione del funzionamento sociale e lavorativo

È sempre particolarmente duro quando perdiamo un affetto, quale che sia la circostanza. Si apre un buco nel mondo. E, noi, dobbiamo celebrare questo lutto. Altrimenti il buco non si chiuderà più. (Haruki Murakami)

Con la speranza e l’obiettivo di essere stato utile per conoscere sempre meglio chi incontriamo (soprattutto quando ci guardiamo allo specchio), vi do appuntamento alla prossima puntata, nella quale ci occuperemo delle terapie per affrontare la depressione

Questo video riassume, semplificandoli, i contenuti finora espressi

Buona “degustazione”

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