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Un uomo grande e grosso ci scavalca per sedersi al suo posto

“Scusate, è una bruttissima giornata, ho perso mio figlio!”

“Oh, ci dispiace!”

“No, no, volevo dire che non so più dov’è!”

“Ha sporto denuncia?”

“E a che servirebbe? E’ lunga da spiegare…”

Non ci sembra propriamente un dissociato ma è evidente che ha bisogno di parlare.

“Ma cosa è successo?”

Si aggiusta meglio sulla poltrona…

“Vedete, io possiedo un campo così sterminato che non ha quasi confini ma necessita di cure e attenzioni. Quindi, ho inviato mandato diverse migliaia di uomini per coltivarlo. Per un bel po’ di tempo è andato tutto liscio: crescevano alberi, frutti, fiori, baracche e, poi, case, villaggi interi…”

“Tutto molto bello, quindi!”

“Al tempo, cari signori! Dopo che tutto sembrava andare bene, ecco che hanno cominciato a prendersela l’uno con l’altro come presi dalla febbre del potere, del possesso, del comando…”

“E lei cos’ha fatto?”

“Cosa ho fatto? Ho inviato dei collaboratori abili, esperti di parole, per farli smettere. Ma non è servito a nulla”

“Ma forse volevano una migliore retribuzione?”

“E’ perché? Era tutto mio ma loro ci stavano senza che io pretendessi nulla! A me sarebbe bastato vederli felici”

A quel punto notiamo qualcosa di strano: il treno sul quale stiamo viaggiando, ha  leggermente curvato ma il sole continua a battere sempre dalla stessa parte…

“Scusi, ma perché non si è rivolto alla Polizia?”

“I poliziotti li erano romani e, gran parte, corrotti inaffidabili: gente che se ne lava le mani! non mi è restato altro che prendere da parte mio figlio e dirgli, col cuore in mano: vai tu, che sai parlare come un Dio e li convincerai!”

A questo punto cominciamo a capire lo strano comportamento del sole: il treno corre, sì, ma sempre nello stesso punto, come se girasse su sé stesso!

L’uomo è stanco, socchiude gli occhi per evitare il sole e. noi, cominciamo a ipotizzare di essere all’interno di una dimensione onirica o, invece, di trovarci al cospetto di un individuo affetto da manie di grandiosità.

“E, poi, com’è andata?”

“Mio figlio, come immaginavo, da grande imbonitore ha fatto colpo con giochi di prestigio mentali che sembrano miracoli: una dozzina di loro è rimasta incantata ed è diventata una specie di task force che lo ha seguito ovunque! Ma, a un certo punto, ha pagato il prezzo dello stress: ha iniziato a promettere che suo padre (che poi sarei io) li avrebbe premiati, dandogli una felicità che non si sarebbe mai spenta!  Mah, non so che dire! Io non ne so niente di questa felicità; io progetto, costruisco, creo ma, poi, mollo lì e, quel che succede, succede!  Il punto è che, la maggior parte di loro pensava che fosse lì per cacciare i poliziotti romani e hanno iniziato a pretendere di darsi, da soli, le regole.  E, a quel punto, mio figlio deve essere impazzito: ha cominciato a parlare di Cielo, farneticava che io fossi aggrappato a qualche stella ad aspettarli tutti, perché la terra era solo l’inizio! Voci non confermate mi riferiscono che qualcuno lo ha riempito di botte e i poliziotti romani hanno lasciato fare. E si che di elicotteri gliene ho mandati, per salvarlo!”

Ora, il treno corre davvero forte e il panorama cambia continuamente: l’alba e il tramonto si rincorrono come amanti passionali. Ci sembra di aver visto passare anche qualche elicottero e, qualcuno di questi, forse, è anche precipitato in mare…

“E quella gente, la Sua gente, quella che lo adorava e non poteva fare a meno di lui, non l’avrebbe mai lasciato svanire!”

Gocce di sudore imperlano la nostra fronte…

“E, così, se lo sono divisi per tenerselo dentro di sé!”

Cari Lettori, non stupitevi di questo prologo così alternativo ma ci è sembrato che, la libera interpretazione di questo brano del libro “Tra il silenzio e il tuono”, di Roberto Vecchioni, rappresentasse lo scenario apocalittico più consono al momento storico contemporaneo.

Forse perché, in questo mondo, c’è abbastanza religione perché gli uomini si odino ma non abbastanza perché, invece, si amino

Se vuoi toccare sulla fronte il tempo che passa volando
In un marzo di polvere di fuoco
E come il nonno di oggi sia stato il ragazzo di ieri
Se vuoi ascoltare non solo per gioco il passo di mille pensieri
Chiedi chi erano i Beatles, chiedi chi erano i Beatles (G. Curreri, R. Roversi)

Proseguendo nel nostro viaggio “al di là del bene e del male” (ma senza rifugiarci nella fantasia schizoide) essendo, noi, ragazzi quasi dell’avant’ieri, abbiamo avuto modo di confrontarci con le opere d’arte che, il Passato, ha offerto.

Fra queste, c’è una particolare pellicola cinematografica “estrapolata” dall’omonima canzone “Yellow submarine” che, in un certo qual modo, ha attinenza con il prologo di quest’oggi.

Pepelandia è un luogo fantastico pieno di musica e gioia, che viene invaso dai Biechi Blu, creature che odiano la musica e cercano di pietrificare i suoi abitanti, mettendo fine a ogni forma di divertimento. 

Il capitano Fred, riesce a fuggire su un sottomarino giallo e a raggiungere Liverpool, dove chiede aiuto ai Beatles, che accettano

Raggiunta Pepelandia, i Beatles combattono contro i Biechi Blu, utilizzando la loro musica e il loro spirito per liberare gli abitanti e riportare la gioia nel regno. 

Se vuoi sentire sul braccio il giorno che corre lontano
E come una corda di canapa è stata tirata
O come la nebbia inchiodata fra giorni sempre più brevi
Se vuoi toccare col dito il cuore delle ultime nevi
Chiedi chi erano i Beatles, chiedi chi erano i Beatles (G. Curreri, R. Roversi)

Cari Lettori, chi di noi è avanti negli anni ha avuto la ventura di vivere dal vivo il fenomeno dei Beatles, che ha riempito di sé  gli anni Sessanta del secolo scorso.

Per far cogliere la loro presenza rivoluzionaria sulla musica e sui costumi ricorriamo a due aneddoti.

Andiamo al primo

Nella stessa comitiva di amici nel giro di un decennio cambia il giudizio sui “fab four” (i favolosi quattro). Mentre i quattro sono in attività, le persone giovani ma tradizionali  sono contro questi capelloni che rovinano i costumi e il modo di vivere.

Qualche anno dopo, guarda caso, colgono che il mondo è cambiato e i milioni di giovani in tutto il mondo non sono stupidi imitatori di quattro urlatori ma persone che, già dentro, avvertivano il bisogno di una vita non ingessata e paludata, ma piena di slanci e di libertà.

Gli amici furono costretti a prendere atto che il fenomeno non era passeggero, ma si entrava in un altro modo di fare musica e di esprimere le proprie emozioni.

I Beatles ebbero in sorte di essere apripista dei tempi nuovi che tanti aspettavano.

Questo spiega il  successo mondiale e l’influenza che il loro modo di far musica ebbe per tanti decenni e che, in sostanza, continua tuttora.

Passiamo al secondo

Tempo fa abbiamo fatto un piccolo esperimento. Abbiamo ascoltato per qualche giorno il meglio della musica fine anni Cinquanta e inizio anni Sessanta. Ci pareva di essere modesti archeologi in un mondo pieno di una bellezza senza futuro.

Poi abbiamo riascoltato i Beatles e Bob Dylan e ci siamo “reinseriti nel mondo”, con tutta la sua complessità e drammatica grandezza.

Fiat lux.

Chiedilo ad una ragazza di 15 anni di età
Chiedi chi erano i Beatles e lei ti risponderà
La ragazzina bellina col suo naso garbato
Gli occhiali e con la vocina
Ma chi erano mai questi Beatles? Lei ti risponderà

I Beatles non li conosco, neanche il mondo conosco
Sì, sì conosco Hiroshima ma del resto ne so poco, ne so proprio poco
Ha detto mio padre l’Europa bruciava nel fuoco
Dobbiamo ancora imparare, noi siamo nati ieri, siamo nati ieri

Dopo le ferie d’agosto non mi ricordo più il mare
Non mi ricordo la musica, fatico a spiegarmi le cose
E per restare tranquilla scatto a mia nonna le ultime pose
Ma chi erano mai questi Beatles, chi erano mai questi Beatles? (G. Curreri, R. Roversi)

E noi, Cari Lettori, lo abbiamo chiesto a “Gemini” (assistente di Intelligenza Artificiale di Google), chi fossero mai questi Beatles.

Ed ecco la sua risposta

“I Beatles sono famosi per una combinazione di fattori che hanno trasformato la musica popolare e la cultura giovanile. La loro musica innovativa, il carisma dei membri, la capacità di evolversi e la loro influenza su moda, costume e arte li hanno resi un fenomeno globale. 

Ecco alcuni dei motivi principali della loro fama:

Musica rivoluzionaria (Hanno portato la musica pop a un livello superiore, sperimentando con generi, suoni e tecniche di registrazione)

Canzoni memorabili (Hanno scritto alcune delle melodie e dei testi più iconici della storia della musica, con melodie orecchiabili e testi profondi)

Personalità carismatiche ( I membri della band, in particolare John Lennon e Paul McCartney, avevano personalità affascinanti e distintive che li rendevano amati dal pubblico)

Influenza culturale (hanno influenzato la moda, la cultura giovanile, la politica e l’arte, diventando un simbolo di un’intera generazione)

Innovazione (hanno costantemente sperimentato e superato i confini della musica pop, dalla psichedelica al rock progressivo)

Fenomeno di massa (sono stati un vero e proprio fenomeno di comunicazione di massa, raggiungendo un pubblico vastissimo e diventando un’icona culturale globale)

Eredità (la loro musica continua a essere ascoltata e amata da nuove generazioni, dimostrando la loro duratura influenza. 

In sintesi, i Beatles non sono stati solo una band di successo, ma un vero e proprio fenomeno culturale che ha lasciato un’impronta indelebile nella storia della musica e non solo”

Interessante, non c’è che dire. Ma torniamo all’intelligenza “umana”

Voi che li avete girati nei giradischi e gridati
Voi che li avete ascoltati e aspettati, bruciati e poi scordati
Voi dovete insegnarci con tutte le cose non solo a parole
Chi erano mai questi Beatles, ma chi erano mai questi Beatles?

Perché la pioggia che cade è presto asciugata dal sole
Un fiume scorre su un divano di pelle
Ma chi erano mai questi Beatles? (G. Curreri, R. Roversi)

Guidati dal manager Brian Epstein, i ragazzi di Liverpool produssero una musica che aveva una linea melodica semplice, una strumentazione essenziale, con basso, batteria e due chitarre (una ritmica e una solista) e nessun cantante solista, visto che tutti e quattro avevano ottime “ugole”.

Non si può pensare al rock senza di loro, ma neanche al pop.

Hanno inventato la musica beat e, con Boby Dylan, hanno dato il via a quello che avremmo imparato a chiamare “rock.”

Nel 1970, quando il discorso collettivo aveva ormai raggiunto vette altissime, presero il sopravvento le individualità e il gruppo si sciolse, certo tra il rammarico di milioni di appassionati.

Nel 1980, poi, si registrò l’assassinio di Lennon davanti al portone della sua casa newyorkese.

Ma la ripresa non avrebbe avuto senso.

In questi giorni Paul Mc Cartney ha festeggiato il suo 83° compleanno. Sarà perché, con il suo volto da eterno bambino ci ricorda che non vogliamo invecchiare, ci torna alla mente, fra i tanti suoi brani, Goodnight Tonight, con cui ci rammenta di non dire “buona notte” all’amore.

Nessuna vita è troppo piccola per non meritare una fine piena di affetto

Inutile negarlo, lo apprezziamo (forse) più degli altri tre; sarà anche perché, “Sir” Paul McCartney  (attivista, tra l’altro, per i diritti degli animali), ha deciso di trasformare, nel 2018, la sua fattoria di 200 ettari in “Heartbreak Farm Sanctuary”, un rifugio per animali da fattoria salvati dai macelli e da condizioni estreme.

Dai maiali prematuri alle pecore maltrattate, il santuario ha aperto le sue porte a più di 250 animali — tra cui polli, cavalli e mucche — a cui McCartney e sua moglie Nancy Shevell forniscono cure veterinarie, alimentazione naturale e spazi di erba generosa. Ogni salvataggio è celebrato come una piccola vittoria: il processo include trasporto sicuro, riabilitazione e socializzazione in branchi misti per recuperare fiducia.

Quando diamo una seconda possibilità a coloro che non l’hanno avuta, scopriamo il vero potere della compassione. (Sir Paul McCartney)

E, cari Lettori, ispirandoci alla iconica immagine di copertina, vorremmo accomiatarci da voi con un altro particolare brano di Sir Paul McCartney interpretato insieme a Steve Wonder che, idealmente, si aggancia a quell’istrionico Padreterno del nostro Prologo.

Ma, mentre lì si “divide”, in questa canzone si “unisce”

Ebony and Ivory

Ebony and ivory live together in perfect harmony
Side by side on my piano keyboard, oh Lord, why don’t we?

We all know that people are the same whereever you go
There is good and bad in ev’ryone
We learn to live, when we learn to give
Each other what we need to survive, together alive

Ebony and ivory live together in perfect harmony
Side by side on my piano keyboard, oh Lord why don’t we?

Ebony, ivory, living in perfect harmony
Ebony, ivory, ooh

We all know that people are the same whereever you go
There is good and bad in ev’ryone
We learn to live, when we learn to give
Each other what we need to survive, together alive

Ebony and ivory live together in perfect harmony
Side by side on my piano keyboard, oh Lord why don’t we?

Side by side on my piano keyboard, oh Lord, why don’t we

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Ebano e avorio,
Vivono insieme in perfetta armonia,
L’uno accanto all’altro sulla tastiera del mio pianoforte,
Oh, Signore, perché non noi?

Noi tutti sappiamo che le persone sono le stesse ovunque vai,
C’è del buono e del cattivo in ognuno.
E noi impariamo a vivere, noi impariamo a darci l’uno all’altro
Ciò che necessitiamo per sopravvivere, vivi insieme.

Ebano e avorio,
Vivono insieme in perfetta armonia,
L’uno accanto all’altro sulla tastiera del mio pianoforte,
Oh, Signore, perché non noi?

Ebano, avorio,
Vivono in perfetta armonia
Ebano, avorio.

Noi tutti sappiamo che le persone sono le stesse ovunque vai,
C’è del buono e del cattivo, mm-mm, in ognuno.
E noi impariamo a vivere quando noi impariamo a darci l’uno all’altro
Ciò che necessitiamo per sopravvivere, vivi insieme.

Ebano e avorio,
Vivono insieme in perfetta armonia,
L’uno accanto all’altro sulla tastiera del mio pianoforte,
Oh, Signore, perché non noi?

“Di notte sogno città che non hanno mai fine
E sento tante voci cantare e laggiù gente risponde
Nuoto fra onde di sole e cammino nel cielo del mare
Ma chi erano mai questi Beatles, ma chi erano mai questi Beatles?”

Enzo Ferraro – già Dirigente Scolastico, Umanista, Politologo

Giorgio Marchese – Direttore “La Strad@”

Un ringraziamento ad Amedeo Occhiuto, per l’affettuosa disponibilità

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