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Mente e dintorni è una rubrica (nata da una fortunata serie televisiva) che ci porta a curiosare nei meandri della nostra personalità, per scoprirne i segreti e capire i motivi per cui compaiono i disturbi e, ovviamente, prendere rimedio.

Perché, conoscersi, comprendersi e (soprattutto) accettarsi per potere (infine) cambiare, aiuta senz’altro a vivere meglio.

Meeting al Club Paranoia venerdì prossimo. Ora…  prova a trovare dove e a che ora!

La bizzarra affermazione appena citata, ci fa intuire i danni di una comunicazione assurda. In questa puntata scopriremo quali possono essere!

In questa ottantaseiesima puntata, osserveremo sintomi e cause della schizofrenia

Nella mia famiglia corre una vena di follia. Anzi, più che correre, galoppa. (Mortimer Brewster – Cary Grant in “Arsenico e Vecchi Merletti”)

La schizofrenia è una problematica dalle manifestazioni talmente articolate da essere definite “proteiformi” (capace di assumere, improvvisamente, aspetti o atteggiamenti diversissimi)

Per riuscire a raccapezzarci senza perderci per strada, proviamo a considerare questo disturbo osservando tre raggruppamenti sintomatologici:

  1. I sintomi positivi;
  2. I sintomi negativi;
  3. Le relazioni interpersonali disturbate.

I sintomi positivi comprendono i disturbi del contenuto del pensiero come, per esempio: i deliri, le allucinazioni e alcune manifestazioni comportamentali (fra cui, la catatonia oppure l’agitazione).

Tali disturbi si sviluppano, in genere, in breve tempo e sono spesso associati ad un episodio psicotico acuto.

Come sostengono gli specialisti del settore, mentre i sintomi positivi (che sono abbastanza evidenti) costituiscono una presenza indiscutibile del disturbo schizofrenico, i sintomi negativi della schizofrenia possono essere caratterizzati come un’assenza di funzioni.

Questi sintomi negativi, quindi, comprendono: affettività coartata, “povertà” di pensiero, apatia e anedonia.

Tutto questo, porta ad uno scarso adattamento ancor prima che esploda la problematica psicotica e quindi, per esempio, ad avere:

  • notevoli difficoltà nel mantenere un lavoro;
  • una scarsa risposta ad eventuali terapie assunte precedentemente al disturbo psicotico;
  • problemi nelle relazioni interpersonali.

Le relazioni interpersonali disturbate, allo stesso modo dei sintomi negativi, tendono a svilupparsi in un notevole arco di tempo mentre, come abbiamo visto precedentemente, i sintomi positivi caratterizzano l’esordio del problema schizofrenico.

Manifestazioni preminenti di relazioni interpersonali disturbate comprendono:

  • ritiro sociale
  • espressione inadeguata dell’aggressività e della sessualità (vissuta come bisogno pulsionale privo di compartecipazione empatica);
  • mancanza di consapevolezza dei bisogni altrui;
  • pretese eccessive e incapacità di avere un contatto significativo con altre persone.

ASPETTI NEUROPSICOLOGICI DEL QUADRO SCHIZOFRENICO

Come abbiamo avuto modo di analizzare nelle precedenti puntate, il disturbo schizofrenico risulta da una probabile base genetica che “impatta” con un ambiente esterno non adeguato, fuorviante e maladattivo.

In ragione di ciò, gli esperti concludono che le manifestazioni di alterazione della personalità della schizofrenia, riflettono una specie di interfaccia fra componenti neurobiologiche e psicologiche.

Si è osservato, per esempio, che i bambini particolarmente sensibili (quelli che, con difficoltà sono in grado di schermare anche stimoli poco rilevanti) avvertono una sensazione cronica di sovraccarico sensoriale. Di conseguenza, immersi in un ambiente favorente per il disturbo schizofrenico. hanno maggiore probabilità di sviluppare la problematica andando avanti nel tempo.

Uno studio interessante, a tal proposito, ha evidenziato una correlazione fra gli stati emozionali della sensazione di “oblio” e un quadro di atrofia della corteccia frontale e prefrontale, soprattutto in età adulta

Per questo e per molti altri motivi emersi da numerosi studi (sul tempo di reazione e sulla risposta di eccitazione neuropsicologica espressa dal livello di potenziale della pelle, nonché sulla frequenza di dissolvimento degli stimoli uditivi e visivi) si è capito che, al contrario di quanto ci si aspettava, il ritiro dalla vita sociale compare in concomitanza all’eccessiva eccitazione della corteccia cerebrale: questo potrebbe significare che gli schizofrenici cronici o costruiscono in fretta le reazioni emotive non controllate  o attivano  lentamente le inibizioni

La conclusione a cui possiamo giungere è che una esperienza di crescita positiva, possa proteggere anche gli individui ad alto rischio della possibilità di sviluppare, nel tempo, un quadro di schizofrenia.

Si è osservato, infatti, che i figli di madri schizofreniche che, però, hanno avuto un’esperienza adottiva positiva, risultavano protetti nei confronti del rischio di schizofrenia a lungo termine mentre, gli individui geneticamente vulnerabili che vivevano in una famiglia adottiva disturbata, tendevano a sviluppare la problematica schizofrenica.

Quindi, volendo essere adeguatamente completi, potremmo dire che la presenza della schizofrenia è dovuta a una interazione fra:

  • vulnerabilità genetica;
  • caratteristiche ambientali;
  • tratti individuali, caratteriali (cioè, tratti che emergono dal modello di organizzazione e funzionamento della personalità che è, comunque,  il risultato dell’ambiente all’interno del quale si cresce).

È interessante osservare che, allucinazioni o deliri di grandezza, spesso compaiono immediatamente dopo un affronto alla stima di sé subita dal soggetto schizofrenico. Il contenuto grandioso del pensiero o della percezione diventa, a quel punto, il tentativo del soggetto in crisi, di compensare quello che gli esperti chiamano ferita narcisistica

Come abbiamo avuto modo di osservare nella puntata precedente a proposito dei danni della comunicazione schizofrenica, un altro elemento comune alle persone che soffrono di disturbi schizofrenici è quello legato al fatto che le relazioni interpersonali sono vissute come fonte di terrore.

Se volessimo esprimere una valutazione da un punto di vista psicologico psicodinamico, potremmo dire che i timori sull’integrità dei confini dell’io e la paura della fusione con gli altri, rappresentano un problema che, spesso, viene risolto con l’isolamento.

A queste condizioni, la relazione terapeutica rappresenta, per il soggetto che soffre di queste problematiche, una sfida ad essere capace di credere che dalla sua relazione con gli altri non deriverà una catastrofe.

La vita è tutto un equilibrio sopra la follia (Vasco Rossi)

Con la speranza e l’obiettivo di essere stato utile per conoscere sempre meglio chi incontriamo (soprattutto quando ci guardiamo allo specchio), vi do appuntamento alla prossima puntata, nella quale ci occuperemo della dissociazione schizofrenica

Questo video riassume, semplificandoli, i contenuti finora espressi

Buona “degustazione”

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