Mente e dintorni è una rubrica (nata da una fortunata serie televisiva) che ci porta a curiosare nei meandri della nostra personalità, per scoprirne i segreti e capire i motivi per cui compaiono i disturbi e, ovviamente, prendere rimedio.
Perché, conoscersi, comprendersi e (soprattutto) accettarsi per potere (infine) cambiare, aiuta senz’altro a vivere meglio.
Non c’è alcun periodo dello sviluppo nel quale l’essere umano viva al di fuori del Regno dei rapporti interpersonali”(Harry Stack Sullivan)
Partendo da questa riflessione dello psichiatra e psicoanalista statunitense Harry Stack Sullivan, non possiamo non renderci conto del fatto che, fin dai primi nostri momenti di venuta al mondo, dobbiamo fare i conti con tutto ciò che proviene dal mondo esterno. Nel bene e nel male. Come si affrontano le relazioni con gli atri?
In questa nuova puntata, inizieremo il cammino nel mondo della Schizofrenia.
Per me, la Psiche si sviluppa solo nelle relazioni con gli altri, i quali ci aiutano a migliorare la capacità di capirli”(Otto Kernberg)
La riflessione dello psichiatra Otto Kernberg (uno dei massimi esponenti della psichiatria contemporanea) ci “costringe” a osservare cosa ci succede nell’incontro col Mondo, fin dai primi istanti della nostra venuta al Mondo.
Abbiamo già trattato in altre puntate, le fasi del meccanismo di “Separazione – Individuazione” del bambino:
- differenziazione e sviluppo dell’immagine corporea (dal 4º all’8º mese nella quale, si apprende il proprio schema corporeo, si esplora il mondo esterno, si distingue la madre e si avverte angoscia quando non c’è perché, ormai, ci si è “differenziati” da lei);
- sperimentazione (dall’8º al 14º mese, in cui si stabilirà anche fisicamente, una “giusta distanza” dalla madre e ci si appiglierà a un oggetto transizionale per non avvertire l’angoscia della solitudine);
- riavvicinamento (dal 14º al 24º mese in cui, grazie anche ai progressi nel linguaggio, saremo capaci di sopportare le attese e inizieremo a sentirci, interiormente, al sicuro);
- costanza dell’oggetto libidico (nel 3º anno, in cui si crea una rappresentazione stabile, permanente e distinta nostra e di nostra madre, percependo la nostra identità).
A questo punto, diviene oltremodo interessante, per capire meglio il senso del titolo di questa puntata (“Bagliori di Schizofrenia”), scoprire cosa accade dal terzo al quinto anno di vita, durante il primo e più importante “scontro” che ci vedrà nudi alla meta: l’incontro/scontro con la figura paterna che determinerà la fase del Complesso Edipico.
Immaginiamoci come un proiettile che procede “sparato” nell’attraversamento di un corpo di “gelatina balistica”.
- Nel caso in cui la funzione paterna sia deficitaria, lo scontro edipico non inizia nemmeno ed è come se il proiettile rimbalzasse sulla gelatina balistica, non riuscendo a penetrarvi. Il risultato, umanamente parlando, vedrà un bambino che resterà mentalmente in simbiosi con la propria madre e privo di autonomia: il quadro dell’anticamera delle psicosi, in cui non esiste senso di colpa.
- Nel caso in cui il padre c’è ma non è sufficientemente autorevole, lo scontro edipico non avrà una risoluzione ed è come se il proiettile entrasse nella gelatina ma vi restasse imprigionato: avremo (sul piano della personalità) un quadro “borderline”, nel quale si vivranno stati di angoscia e di vuoto, celati da iperattività ossessiva (che andranno a mascherare una depressione di fondo), in cui prevalgono rabbia e confusione.
- Nel caso in cui lo scontro Edipico si risolva correttamente, con il ridimensionamento del nostro narcisismo e l’accettazione della “parola paterna” (validata dall’autorevolezza materna), è come se il proiettile riuscisse ad attraversare la gelatina e ad uscire dall’altra parte con delle conseguenti e necessarie “deformazioni” strutturali: ci apriamo, in questo caso, al mondo della cosiddetta “normalità” o, al massimo, a quello delle “nevrosi” accettabili. il risultato tangibile sarà quello di un essere umano capace di autoregolarsi utilizzando, come freno, il senso di colpa.
Se ritorniamo un attimo alle riflessioni di Sullivan e Kernberg (“Non c’è alcun periodo dello sviluppo nel quale l’essere umano viva al di fuori del Regno dei rapporti interpersonali” – “Per me, la Psiche si sviluppa solo nelle relazioni con gli altri, i quali ci aiutano a migliorare la capacità di capirli”) siamo autorizzati a concludere che questo “obbligo” delle relazioni con gli altri può essere costruttivo all’interno di dinamiche di comunicazione fra persone tutto sommato sufficientemente equilibrate. Quando ciò non avviene, si producono effetti di varia gravità.
Sul testo del prof. Gian Carlo Reda (Psichiatra e Professore Emerito dell’Università “La Sapienza” di Roma) dal Titolo “Psichiatria: Problemi, Fenomeni, Ipotesi, Interventi”, vengono riportati suggestivi risultati frutto di ricerche condotte negli stati uniti fin dagli anni ’50 del secolo scorso e finanziate da Enti benefici come, ad esempio, la Fondazione Rockfeller
Teoria delle tre generazioni
Lo studio di famiglie schizofreniche (con l’estensione dell’indagine anche agli ascendenti bilaterali del paziente in questione) hanno consentito la formulazione di una teoria definita “Teoria delle tre generazioni”.
Nella prima generazione (quella dei nonni del paziente) si erano adottate soluzioni sul come vivere insieme rigide e ripetitive e, una delle regole implicite di questo sistema, stabiliva che dare una conferma al figlio (come, ad esempio, riconoscergli il valore di una sua azione o di un suo pensiero) fosse segno di debolezza e di perdita di potere nei suoi confronti.
Nella seconda generazione (quella dei genitori del paziente) i due partner, padre e madre, si sono scelti in base alla reciproca debolezza. Ambedue, abituati all’assenza di conferma, non si sono mai “esposti” emotivamente l’uno verso l’altro, per il timore di ricevere un rifiuto oppure una “disconferma” (ad esempio, una svalutazione) ma si sono posti l’uno di fronte all’altro con analogo problema e analogo, disperato, bisogno di conferma creando una simmetria “occulta” esasperata, con la messa in atto di mezzi in grado di evitare una sconfitta o di perdere il controllo della relazione (ad esempio, con una sorta di “botta e risposta” in grado di esacerbare gli animi).
Nella terza generazione (quella dei figli) invischiata in un sistema familiare ormai disfunzionale e patologico compare in modo esplicito, nel comportamento di uno dei membri, la patologia che implicitamente è retaggio di tutta l’intera struttura
La completa elicitazione dei principi di questo suggestivo e malefico “trigenerazionale”, si ritroveranno all’interno di uno studio ancora più approfondito definito “Teoria del Doppio Legame”, che ci consentirà di capire la “Comunicazione schizofrenica”
Ma, questo, sarà argomento della prossima puntata
A un certo punto decisi di impiccarmi: trovai una casa vuota e non fu difficile procurarmi uno sgabello e una corda. Mi sono impiccato alle tre del pomeriggio di un giorno di settembre; mi hanno trovato il giorno dopo. Ora sono passati molti anni, ora posso dire di essermi sbagliato: potevo restare al mondo, potevo ancora essere utile e, poi, leggere, camminare… avere perfino qualche bacio! (Franco Arminio)
Con la speranza e l’obiettivo di essere stato utile per conoscere sempre meglio chi incontriamo (soprattutto quando ci guardiamo allo specchio), vi do appuntamento alla prossima puntata, nella quale ci chiariremo insieme la teoria del doppio legame e la comunicazione schizofrenica
Questo video riassume, semplificandoli, i contenuti finora espressi
Buona “degustazione”

Direttore Responsabile “La Strad@” – Medico Psicoterapeuta – Vicedirettore e Docente di Psicologia Fisiologica, PNEI & Epigenetica c/o la Scuola di Formazione in Psicoterapia ad Indirizzo Dinamico SFPID (Roma/ Bologna) – Presidente NEVERLANDSCARL e NEVERLAND “CAPELLI D’ARGENTO” ETS (a favore di un invecchiamento attivo e a sostegno dei caregiver per la Resilienza nel Dolore Sociale) – Responsabile Progetto SOS Alzheimer realizzato da NEVERLAND “CAPELLI D’ARGENTO” ETS – Responsabile area psicosociale dell’Ambulatorio Popolare (a sostegno dei meno abbienti) nel Centro Storico di Cosenza – Componente “Rete Centro Storico” Cosenza – Giornalista Pubblicista – CTU Tribunale di Cosenza.
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