Pensieri, emozioni, stati d’animo di adolescenti (gli alunni dell’IIS “Lucrezia della Valle” di Cosenza) dedicati ai propri nonni, “testimoni del passato, garanzia del presente ed eredi del futuro” attraverso una intervista immaginata: “Cosa avresti voluto chiedere e cosa ti saresti voluto sentire rispondere?“
Cara nonna, perché non ti ho mai potuta abbracciare?
È una domanda che mi porto dentro da quando ho iniziato a capire cosa significa avere dei nonni. Non ti ho mai conosciuta, ma da sempre ti scrivo letterine, come se in qualche modo potessi raggiungerti. Mi hanno raccontato tanto di te, parlandomi della tua dolcezza, della tua forza, del tuo amore per la famiglia. Ed è per questo che ti ho sempre voluta accanto. Forse è proprio la tua assenza ad aver fatto crescere in me il desiderio di averti vicina. Perché i miei nonni paterni, pur essendo in vita, non sono mai riusciti a darmi ciò che tu mi avresti dato tu: affetto, comprensione, un sorriso al momento giusto. Ho sperato a lungo che le cose cambiassero, che loro potessero essere un po’ come te. Ma in questo vuoto, anche se per poco tempo, c’è stato lui, il nonno, che ha saputo ascoltare, capire, accogliere e ha cercato di colmare un’assenza troppo grande, anche se non era la sua.
D:Ti sarebbe piaciuto accompagnarmi nei momenti importanti della mia vita?
R: Sì, tesoro mio, credo proprio di sì. Dai racconti che hai sentito, hai capito che ero una donna coraggiosa e avanti per i miei tempi. Non ero come tante altre, chiuse in casa o prive della possibilità di studiare. Io ho sempre voluto che i miei figli vivessero la loro vita con libertà, senza sentirsi mai legati o frenati da nessuno. Per questo so che ti sarei stata accanto, pronta a sostenerti nelle tue scelte, a camminare al tuo fianco nei momenti importanti, con orgoglio e amore.
D: Nonna, in cosa pensi che ci assomigliamo?
R: Tutte le mie sorelle dicevano che tua madre mi somigliava tantissimo, sia nel modo di fare che nel viso. E guardando te, vedo la stessa cosa. Quando osservo le foto di quando ero giovane e poi guardo le tue, ritrovo gli stessi occhi, lo stesso sorriso. E poi, quando ti guardi allo specchio, quel sorriso che riconosci… è anche il mio. È questo che mi emoziona di più: sapere che mi assomigli, che assomigli a tua madre e ciò mi fa sentire parte di qualcosa di bello e forte che continua a vivere.
D: Nonna, quando hai scoperto di essere malata, cos’hai provato? Hai avuto paura? O hai pensato solo a proteggere i tuoi figli fino all’ultimo?
R: Sì, ho avuto paura, ma non l’ho mai dimostrata. Ho affrontato quella battaglia con dignità, cercando di proteggere i miei figli da ogni dolore. Ricordo bene un giorno, quando tua madre aveva solo dodici anni. Mi ero già ammalata e lei, assieme a sua sorella, si stava preparando per aiutarmi a farmi una doccia. Tua madre si offrì spontaneamente di sostenere la sorella per aiutarmi ad entrare in bagno. Nonostante i dolori forti, le dissi con un sorriso: “Ma guarda un po’, anche una bambina deve prendersi cura di me! E deve vedermi così!” Non mi sono mai arresa, non mi sono mai lasciata vincere dalla paura. Ho affrontato tutto a testa alta, anche nei momenti più duri. E sapere che tu, che non mi hai mai conosciuta, provi ammirazione per me… mi commuove profondamente.
D:Nonna, pensi che in qualche modo tu sia ancora accanto a me, anche se non ti ho mai conosciuta?
R: Sì, amore mio. Io credo di sì. Credo che, da qualche parte, io ci sia ancora e che ti segua in silenzio, come una presenza discreta ma viva. Non mi vedi, ma a volte mi percepisci: in un ricordo raccontato, in un’emozione che ti sorprende, in un gesto spontaneo. Quando ti guardi allo specchio e vedi quel sorriso che è anche il mio, so che ti senti meno sola. Forse sono il pensiero buono che ti accompagna nei momenti importanti. Forse sono la forza che senti dentro quando affronti qualcosa di difficile. O forse, sono semplicemente nel tuo cuore… ma ci sono.
Cara nipote, adesso ti lascio. Anche da qui, dove mi trovo, avrò tante cose da fare. Ma sappi che sei sempre nei miei pensieri. Ai vuoti che, senza volerlo, ho lasciato nel cuore di tua madre… ora ci pensi tu. Ogni giorno cerchi di riempirli con un abbraccio o un bacio, anche da parte mia. Perché anche se non mi hai conosciuta, tu mi porti con te. Sempre.
Francesca 15 anni
A cura di Maria Felicita Blasi
