La libertà non consiste nel fare ciò che ci piace, ma nell’avere il diritto di fare ciò che dobbiamo. (Giovanni Paolo Secondo)
Cari Lettori, abbiamo iniziato a riflettere sull’argomento di questo Editoriale già da tempo e ci è sembrato proporlo a ridosso di una data evocativa come quella della giornata dedicata ai diritti dell’Essere Umano che vede il Lavoro come un Diritto e come un segno indiscutibile di “appartenenza”
Le ricorrenze, proprio perché rituali, danno ogni anno sempre più segni di stanchezza. Specie, quando non riguardano onomastici e compleanni, ma momenti vitali della vita associativa.
Il Primo Maggio è uno di questi.
Si ripetono spesso gli stessi argomenti. Si ricorda che la Costituzione è basata sul lavoro e per parecchi, invece, il lavoro non c’è.
Ci troviamo in un momento di grandi cambiamenti, soprattutto nelle tecnologie. Non c’è tempo per fare il punto di una situazione che già essa è bella e cambiata.
La politica degli stati più forti del mondo (USA, Russia, Cina) è autoritaria e non tiene conto dei problemi sociali. Alla stregua delle grandi potenze del diciannovesimo secolo, sono bulldozer che asfaltano uomini e idee in nome del potere per il potere, che è sempre potere di pochissimi su molti.
Sono in forte crisi valori che hanno costituito il lievito di una vita ben associata.
Scrive in modo esemplare Timothy Garton Ash :”Nella lunga storia del liberalismo, la libertà di stampa, il diritto, i sindacati, un’imprenditoria separata dal potere politico, le ONG, istituzioni deputate alla ricerca della verità come le università, la resistenza civile, le organizzazioni multilaterali e le alleanze internazionali hanno tutte contribuito, accanto al multipartitismo e a elezioni libere e regolari, a tenere a freno gli uomini che aspirano a farsi Re “.
Fino a poco tempo fa, gli USA erano (almeno in apparenza) garanzia per molte di queste cose. Ora non più e speriamo che tale crisi duri solo pochissimi anni.
In un clima così disumano, ove la vita di tutti non conta nulla, le parole magiche sono profitto, ricchezze, felicità. Termini che non hanno senso per miliardi di abitanti del pianeta terra.
In questa desolazione, il problema lavoro, con tutte le sue garanzie, passa in secondo o terzo piano.
Eppure, un Diritto, come quello del Lavoro, fa seguito ad una condizione tanto imprescindibile quanto scarsamente compresa dalla civiltà degli umani, dai suoi albori all’alba del rischio della sua estinzione: la Libertà.
Guerre, Pandemie, ancora Guerre fanno riflettere sul senso del combattere per un qualcosa (la Libertà, appunto) che ciascuno vive all’interno del proprio involucro narcisistico che finisce, troppo spesso, per inquinare l’immagine di chi vive senza oppressioni.
Corsi come un pazzo verso il punto in cui era caduta, calpestando gente sdraiata e spingendo chi stava, allegramente, in piedi. La trovai così, ancora viva e insanguinata, come se mi aspettasse per l’ultimo saluto per, poi, abbandonarsi sull’erba rossa lasciando al vento le speranze riposte… ( da Regina, gallina garibaldina)
Cari Lettori, accade, ogni tanto, di affezionarsi al libro che ci accompagna per settimane, inducendoci a vagare, con la mente, alla ricerca di melodie ascoltate o mai suonate. Come un compagno di viaggio, non di rado gli affidiamo stati d’animo che non confidiamo ad alcuno e che parlano, ad esempio, di quello che avremmo voluto e che, forse, non ci siamo meritati… chissà!
Ecco, dopo duecentoottantasei pagine di una carta antichizzata che ci ricorda di quando, alle scuole elementari, bisognava fare attenzione a rispettare i righi e i criteri di una corretta grafia, un moto di commozione ci ha colto di sorpresa.
Forse, per via di un finale che ti resta in gola… forse perchè, in fondo te lo aspettavi e sapevi di non aver potuto far nulla per cambiare le cose. Forse perchè, questa storia, smuove i contenuti fondanti, i pilastri della tua Storia… forse come un diapason, risuona con le stesse frequenze di ciò che è stato. E non può più tornare.
Italo Scalese è un curioso maestro elementare, uno di quelli che, noi, avremmo voluto incontrare da studenti…
Nato a Petronà (cz) il 1958, dopo 25 anni trascorsi in Lombardia, appassionato di musica e parole, è tornato nella sua terra natia. Ora gira per le piazze e, tra l’altro, scrive canzoni, storie, poesie e filastrocche per bambini che, ad ascoltarle, ci piacerebbe tornare indietro nel tempo.
Per due come noi, cresciuti con l’esperienza che ci ha insegnato ad amare la realtà de “l’albero degli zoccoli”, questo romanzo, lungo un anno (il 1860), ha avvicinato a Nicola, il protagonista principale, diversi aspetti della nostra personalità, un po’ soffocati dall’essere ciò che siamo, in un ambiente, forse d’elite ma, comunque, ridotto e ristretto, rispetto a chi, ancora oggi, sogna di correre sul crinale di quei monti da cui godi sguardi di quelli che ti fanno accapponare la pelle per le intense emozioni e che ti fanno “sentire” parte di quell’Universo il quale, ogni giorno ci accarezza ma che, spesso, non riusciamo ad apprezzare.
Perché presi dalla fretta del vivere.
Nicò, cosa fai, guardi le stelle?
Si, ma’, sono bellissime!
È vero, sono bellissime… le guardavo anch’io da ragazza; poi, ti tocca abbassare la testa e guardare per terra e, quando ti capita di rivederle, le ritrovi sempre uguali, immutabili insensibili. Loro non cambiano mai, sono sorde ai nostri desideri o, forse, non sappiamo desiderare abbastanza, neanche quando cadono, nelle notti d’estate. Certo che, a guardarle a lungo, ci si sente piccoli piccoli, schiacciati in basso, persi in questo piccolo Mondo. Chissà, se un giorno, gli uomini potranno volare là in alto nel cielo, in mezzo alle stelle… (da Regina, gallina garibaldina)
Qualche anno fa, un medico militare
con un passaporto che riporta diverse cittadinanze “importanti” e che lavora con la NATO in ogni angolo del Pianeta, ci aveva spiegato che, in realtà, nei loro laboratori esiste la potenzialità per sviluppare farmaci in grado di risolvere molti dei problemi di salute che ci affliggono e, di conseguenza, di allungare il limite di vita media fino a quel traguardo dei 120 anni ipotizzato da molti scienziati…
Già, ma tutto questo, cozzerebbe (come, lui stesso, aveva aggiunto) con i bilanci economici assistenziali dei vari Paesi.
Anche di quelli, cosiddetti “più civili e avanzati”.
E, infatti, è notizia passata alla Storia che il Fondo Monetario Internazionale, organizzazione nata nel 1946 (e composta, al momento dalla presenza di 188 paesi) per aiutare i governi in difficoltà, nelle pieghe del suo Global Financial Stability avvertiva che la longevità delle popolazioni occidentali (ossia il famoso “allungamento delle aspettative di vita), metteva a rischio i bilanci degli stati più sviluppati.
In pratica, in un Mondo in cui, ogni potere è stato affidato alla Finanza (cioè alle speculazioni di biechi immaturi che godono guadagnando sulle disgrazie altrui), nessuno Stato in cui si profili un alto costo del Welfare, può emettere titoli borsistici appetibili per gli investitori…
Quindi, secondo quanto riportato, la ricetta del FMI, sarebbe (stata) “una combinazione di aumento dell’età pensionabile di pari passo con l’aumento dell’aspettativa di vita, più alti contributi pensionistici e una riduzione dei benefit da pagare”.
Insomma, la nostra longevità andrebbe ridotta (perchè “desiderabile, ma costosa”) per aiutare gli “investitori professionali” a trovare degli asset più affidabili. Quindi, possiamo capire il motivo per cui tutto il ceto medio e medio basso, sia stato compresso (con un’abile “spremitura”) verso lo sprofondo e, se questo non dovesse bastare (e non basterà, se dal pagamento del prezzo vengono esentati gli “investitori professionali” e tutte le classi dirigenti di ogni ordine e grado) allora si taglieranno drasticamente tutti gli istituti di welfare che hanno fin qui sostenuto le necessità contingenti. Seguendo il Modello USA, per intenderci.
Non è così strano, quindi, che fonti ufficiali riportino una nostra potenziale diminuzione nella speranza di vita.
Un simile dato, pare, non si fosse mai verificato perchè, periodicamente, le prospettive (anche statistiche) di vita, si sono sempre allungate. Tranne, com’è ovvio, durante i periodi di Guerra. O di epidemia (magari “pandemica”)
Con qualche amico medico, ci siamo chiesti quale sia il vero motivo per cui, lo Stato, impone, agli operatori del settore sanitario, di inviare al Ministero delle Finanze i dati relativi alle ricevute sanitarie emesse (chi è la persona, di cosa ha avuto bisogno e quanto ha speso) considerando che, quest’obbligo, ce l’hanno anche i farmacisti (per chi richiede lo scontrino al fine di poter dedurre il costo dei farmaci).
Un dubbio ci ha assalito…
Ma non è che, per caso, una volta inserita l’obbligatorietà delle polizze sanitarie (che sostituiranno l’attuale Servizio Sanitario Nazionale), il premio che ci faranno pagare, sarà proporzionale a quanto abbiamo speso per farci curare?
La cosa più bella e importante della vita, è la libertà, essere liberi di scegliere quello che sia meglio per te. E la cosa più brutta è la mancanza di Libertà: essere costretti da altre persone, o dal bisogno, a fare quello che non vuoi. Io soltanto adesso, mi sento libero, adesso che non valgo più niente, che passo le giornate a perdere tempo, solo adesso che sono troppo vecchio, che mi hanno spremuto tutte le energie… (da “Regina, gallina garibaldina”)
Cari Lettori, ognuno di noi ha attraversato quel periodo della vita, che viene dopo l’adolescenza, in cui si crede di avere forza, capacità e, soprattutto, voglia di cambiare il Mondo…“
Chissà se, qualche volta, nel futuro, le donne varranno come gli uomini… io ho un’amica, una bambina di otto anni, Catarina, figlia del falegname che sa fare più cose di un uomo grande. Oltre ad aiutare il padre, sa anche leggere… ogni tanto, di Domenica, dopo la messa, stiamo seduti sui gradini e, lei, legge storie. Io e gli altri restiamo incantati a guardare come, dalla sua bocca, escano parole diverse da quelle che sentiamo tutti i giorni: parole contadine, sporche di terra, parole povere e ignoranti. Queste sono parole pulite, messe in fila… per raccontarti un fatto come se ci fossi dentro. La campana di mezzogiorno ci sorprendeva ad inseguirle, persi in luoghi lontani e misteriosi. Poi, tutti a casa, a bordo di un cavallo alato…” (da “Regina, gallina garibaldina”)
Ecco…Don Lorenzo Milani soleva ricordare che “L’operaio conosce 100 parole, il padrone 1000 e, per questo, è lui il padrone”. Noi ci permettiamo di aggiungere che, le parole, nascono dalle idee, le quali sono il frutto delle cose che impariamo e di come le viviamo in base a come ci hanno aiutato a crescere…
Non è di tutti i giorni, vedere una gallina volante: sembra quasi una favola e, invece, la vedete tutti, la favola è vera! Ricordatevi questo momento, ricordatevi che, se le galline possono volare, anche noi possiamo sollevarci e raddrizzare la schiena. (da “Regina, gallina garibaldina”)
Probabilmente, come sostiene il maestro Italo, è che, quando sei giovane, non ti accorgi di esserlo… quando invecchi, suoni sempre le stesse canzoni che hai imparato da giovane. Allora, la soluzione, potrebbe essere quella di imparare a “Pensare”, perchè la musica non si ferma mai e, le cose vecchie, sono la base per quelle nuove…
Caro Nicola, non sempre le cose vanno come lo vorremmo; a volte cambia tutto per merito o per colpa di qualcuno; siamo uomini liberi: sbagliamo tutti. La cosa più importante è credere nelle proprie idee e combattere perchè trovino spazio. Se, poi, lungo il cammino incontriamo ostacoli, traditori, furbi, codardi o semplici ignoranti, bisogna continuare a lottare. O tornarsene a casa (da “Regina, gallina garibaldina”)
Le cronache raccontano che, Garibaldi, con i decreti emanati a Rogliano (CS), il 30 agosto del 1860, destinò l’uso dei terreni ai poveri di Cosenza e dei Casali. Alcuni giorni dopo, Donato Morelli (nominato da Garibaldi stesso, Governatore della Calabria Citeriore) cancellò quell’editto.
E, da lì, cominciò la fine del sogno…
Mettendo da parte per un attimo le guerre che insanguinano schiere di inermi, soffermiamoci a riflettere sul fatto che ci troviamo a più di 1800 giorni di distanza dall’inizio del contagio pandemico da Sars COV 2.
Qualcuno ha scritto, di noi, che abbiamo avuto la punizione che spetta agli arroganti e ai presuntuosi: convinti di essere i padroni di tutto, ci siamo scoperti impreparati, vulnerabili e atterriti di fronte ad un essere di qualche milionesimo di centimetro che ha, come funzione, quella di allenare in maniera adeguata la risposta immunitaria.
Si, perché, cari Lettori, se ci pensiamo bene, il termine virus, significa (dal Latino) “veleno”.
E la Scienza ci spiega che, in Natura, ogni veleno ha il suo antidoto il quale, somministrato in dose non appropriata risulta inefficace o, addirittura, controproducente.
Ed è proprio quello che è accaduto (come è successo in tantissime altre occasioni, durante la nostra presenza sulla Terra) con l’impatto “CORONAVIRUS”. Quello che si è scoperto, infatti, è che, in più occasioni la reazione immunitaria (l’antidoto al “virus/veleno”) è stata eccessiva, causando il vero problema clinico.
La via del Pensatore, nelle sue più tese meditazioni, cammina sempre sull’orlo di un precipizio. Un piede in fallo… ed ei precipita. Nella pazzia (Carlo Dossi)
Riflettiamo accuratamente: E se il messaggio “intrinseco” fosse proprio l’invito a “saper pensare e scegliere” nella maniera più appropriata?
Molti individui hanno inviato durante il lungo periodo dei vari Lock Down, sui diversi “social”, foto di una Natura che stava riprendendo possesso dei propri ambienti. Pura illusione, alla ripresa di una vita condotta come se nulla fosse successo!
La preoccupazione di fondo, almeno per noi, è basata sul fatto che (come la Storia insegna) non essendo bravi ad imparare dall’esperienza, il nostro egoismo di base, il narcisismo tossico e l’incapacità di vivere realmente secondo il criterio “UBUNTU” (regola di vita basata sulla compassione e sul rispetto dell’altro) porteranno i nuovi “Enea” sfuggiti alla distruzione di Troia (e profughi di ogni sciagura), a violentare, nuovamente, quello che l’ambiente mette a disposizione.
Cari Lettori, non considerate, quanto letto finora, come una resa all’ineluttabile. Il titolo di questo lavoro, infatti, porta un punto interrogativo e non esclamativo.
Dove si infrangono i sogni?
“C’è un punto, nella vita, in cui s’infrangono i sogni? O di colpo si avverano? Forse la verità è che i sogni non s’infrangono ma si sgretolano e, il più delle volte, per distrazione, perché per qualche ragione ci si dimentica proprio di averceli dei sogni. Allo stesso modo, non c’è un momento in cui i sogni si avverano. Semplicemente si costruiscono e, col tempo, ci si accorge che non sono affatto sogni, sono progetti concreti, tutto qui” (Maria Perosino, Le scelte che non hai fatto)
A titolo personale, siamo convinti della validità di quella massima che ci ricorda che, in ognuno di noi, avviene una battaglia quotidiana tra i due lupi che albergano nel nostro animo: uno è infelicità, paura, preoccupazione, gelosia, dispiacere, autocommiserazione, rancore, senso di inferiorità; l’altro è felicità, gioia, amore, speranza, serenità, gentilezza, generosità, verità, compassione. Vince quello che nutriamo di più.
E, se tanto ci dà tanto, sarà sufficiente che, “Enea”, non dimentichi il padre “Anchise”. Giusto per avere una guida “esperta”.
Cari Lettori, la passeggiata nella quale ci siamo accompagnati insieme a voi, ci ha portato ad osservare panorami che lasciano scorgere nuove albe dopo notti apparentemente senza fine.
Vorremmo, quindi, salutarvi con la bellissima melodia degli artisti Jeff Johnson e Brian Dunning dal titolo evocativo: Viandante (Wayfarer). La rilettura dell’Editoriale ascoltando queste dolci note riporterà alle immagini di una gallina che vola. “E, se le galline possono volare, anche noi possiamo sollevarci e raddrizzare la schiena”
Wayfarer – Viandante
“Un albero era là, senza foglie nè corteccia. Ma era felice: custodiva un nido” (Cit.)

Enzo Ferraro – già Dirigente Scolastico, Umanista, Politologo

Giorgio Marchese – Direttore “La Strad@”
Un ringraziamento ad Amedeo Occhiuto per l’affettuosa collaborazione

Un sentito ringraziamento va ad Italo Scalese, per averci donato la possibilità di riaccarezzare i nostri sogni, senza la paura di vederli infrangere sugli scogli della vita. È da questo fenomeno di erosione, infatti, che il vento trasporta le particelle del Mare e, con esse, la vita sul pianeta Terra
