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Mente e dintorni è una rubrica (nata da una fortunata serie televisiva) che ci porta a curiosare nei meandri della nostra personalità, per scoprirne i segreti e capire i motivi per cui compaiono i disturbi e, ovviamente, prendere rimedio.

Perché, conoscersi, comprendersi e (soprattutto) accettarsi per potere (infine) cambiare, aiuta senz’altro a vivere meglio.

Ti danno fastidio i rumori che ho nella testa?

Secondo quanto riportato dal DSM 5, “i disturbi dello spettro della schizofrenia e altri disturbi psicotici” comprendono Schizofrenia, Altri Disturbi Psicotici e Disturbo Schizotipico di Personalità e sono “definiti” e “inquadrati” da anomalie psicopatologiche in uno o più dei 5 seguenti ambiti;

  • Deliri;
  • Allucinazioni;
  • Pensiero disorganizzato;
  • Comportamento motorio grossolanamente disorganizzato;
  • Sintomi negativi.

Ma se volessimo cominciare a capire che differenza c’è, (se c’è) fra Schizofrenia e Psicosi e perché questi quadri patologici “compaiono” nella nostra vita, da dove dovremmo cominciare?

Le persone, spesso, diffondono l’idea che coloro che soffrono di malattia mentale stiano soffrendo. Io penso, invece, che la pazzia possa essere una via di fuga. Se le cose non si mettessero così bene, potresti voler immaginare qualcosa di migliore. (John Nash)

Psicosi e Schizofrenia, dunque. Ma che differenza c’è, se c’è?

La Psicosi costituisce un ventaglio sintomatologico (comprendente anche la Schizofrenia) che può manifestarsi in molte circostanze ed essere provocata da una moltitudine di cause: genetiche, ambientali (forti traumi emotivi, modelli educativi altamente disfunzionali), da disturbi organici (demenze, cirrosi epatica, tumori cerebrali, etc.), effetti collaterali farmacologici (alcuni chemioterapici, alte dosaggi di cortisonici, alcuni potenti antivirali, alcuni antitubercolari, etc.), abuso di alcool, assunzione di droghe che alterano i circuiti della Dopamina, etc.

Si tratta, quindi di un insieme di sintomi mentali e di condizioni organiche che causano un disturbo per lo più reversibile (o fortemente attenuabile) non appena verranno affrontate le problematiche che lo hanno provocato.

La Schizofrenia costituisce, invece, un quadro psichiatrico “cronico”, ingravescente e invalidante sul piano sintomatologico / comportamentale, che persiste anche quando il quadro psicotico è stato curato

Quali che siano le circostanze inducenti la manifestazione dei disturbi della Schizofrenia e del quadro psicotico, per capire il senso dell’affermazione iniziale del Matematico John Nash (“Io penso, invece, che la pazzia possa essere una via di fuga”) dobbiamo rifarci a quanto abbiamo già analizzato in altre puntate, nelle quali abbiamo capito che molto di ciò che “saremo”, nella nostra vita, dipenderà dal rapporto con l’angoscia che, di fatto, è un ancestrale compagno di viaggio, come ha spiegato abbastanza bene, la psicoanalista Melanie Klein.

Durante l’allattamento (e, quindi, nel periodo in cui fra madre e figlio si crea un rapporto di massima simbiosi), il bambino di pochi mesi percepisce il seno come primo oggetto d’amore che incontra e indispensabile fonte di nutrimento, vivendolo come un simbolo di onnipotenza, a volte “sadico”.

Infatti, il seno (che, per il bambino, è un corpo a sé sganciato dalla propria madre) è in grado di appagare il suo bisogno alimentare ma, anche, di frustrarlo, ad esempio non rispettando il continuo disagio dettato dai ritmi della sua fame.

In questo contesto, arriva in soccorso un meccanismo di difesa psicologico inconsapevole che prende il nome di “scissione”, il quale gli consente di immaginare una separazione delle qualità gratificanti (buone) del seno da quelle frustranti (cattive), per incoraggiarlo a ricercare il seno malgrado le esperienze sgradite che gli danno fastidio.

Quasi ad immaginare un seno totalmente buono e uno totalmente cattivo

Siccome questo meccanismo “di difesa” dall’angoscia, determinerà una sorta di abitudine consolidata che porterà a considerare ogni relazione e ogni interazione totalmente buona o totalmente cattiva, il corretto esempio educativo genitoriale e sociale, dovrà aiutare ad accettare l’idea che, in ogni evento (così come in ogni persona) coesistono elementi frustranti e gratificanti e che, per sapersi relazionare, si dovrà prendere (e, possibilmente, anche dare) quello che c’è di buono, evitando (e accettando) il negativo.

Per quanto strano possa sembrare, nel momento in cui si ottiene l’integrazione di gratificazione e frustrazione si passa dalla posizione  definita “schizoparanoide” a quella “depressiva”.

In pratica…

Ogni tappa evolutiva (nel bambino così come nell’adulto) è preceduta da una sorta di disillusione che segue ad una visione troppo ottimistica e precede una condizione di temporanea depressione oltre la quale si diventa più “forti” e più “maturi”.

Se si resta bloccati per paura di provare l’angoscia, inizierà il “ritiro” sociale e personale, con la conseguente percezione di vuoto che andrà necessariamente riempito attraverso la proposizione (inconscia) di disturbi e sintomatologie.

Per sperare di essere correttamente “orientati”, è importante quello che ci succede, nel percorso di crescita fin dai primi momenti.

DA ZERO A DODICI MESI DI VITA: FASE “ORALE”

In questo periodo, il bambino (portando tutto in bocca) è come se si “unisse” agli oggetti che lo circondano. Se qualcosa dovesse interferire con questa naturale “esplorazione del mondo”, si creerebbero dei blocchi psicologici (per inibizione ad “aprirsi” all’esterno).

DA DICIOTTO A TRENTASEI MESI DI VITA: FASE “ANALE”

È questo il momento in cui, il bambino, comincia a dare importanza al rapporto con le proprie “emissioni” fecali e urinarie, che vive come qualcosa di sé che va via da sé, lasciando un “senso di vuoto”.

In base a come si relazionerà con i genitori, avrà la possibilità di sperimentare l’autocontrollo (creando lo spazio di AUTONOMIA e AUTOAFFERMAZIONE), oppure si sentirà frustrato ogni volta che non controllerà gli sfinteri (creando i presupposti, fin dall’adolescenza, del disordine e del senso di irresponsabilità), o produrrà, nel tempo, una “fissazione ritentiva ossessiva” (con la tendenza ad un eccessivo controllo e ordine, da adulto, nella vita di tutti i giorni)

DA TRE A SEI ANNI DI VITA: fase del “complesso di Edipo” in cui entra in scena, prepotente, la figura del “Padre”

La Psicoanalisi ha celebrato questo momento sintetizzandolo nei “tre tempi” dello psicoanalista Jacques Lacan.

Il primo tempo, della simbiosi fra Madre e Bambino

Il secondo tempo, dell’apparizione traumatica e frustrante della figura (o della “funzione”) del Padre

Il terzo tempo, della “donazione” paterna, che si pone a cavallo fra il “Desiderio” e la “Legge” rendendo possibile, nel figlio, la creazione di binari di regole non imposte ma capite e accettate

Nel caso di “intoppi” in questa delicata fase come, ad esempio un Padre (o chi ne fa la veci) “annullato” o “forcluso”, si creano i presupposti per un andamento a forte “rischio” psicotico perché, il bambino, è come se non uscisse dal guscio di protezione simbiotico e non si aprisse, mai, al mondo, restando “Crisalide” senza poter diventare “Farfalla”.

Ma cosa caratterizza Psicosi e Schizofrenia, sul piano del funzionamento della Personalità?

Lo vedremo nella prossima puntata

E se diventi farfalla, nessuno pensa più a ciò che è stato quando strisciavi per terra e non volevi le ali. (Alda Merini)

Con la speranza e l’obiettivo di essere stato utile per conoscere sempre meglio chi incontriamo (soprattutto quando ci guardiamo allo specchio), vi do appuntamento alla prossima puntata, nella quale osserveremo le caratteristiche della Personalità dello Psicotico e dello Schizofrenico

Questo video riassume, semplificandoli, i contenuti finora espressi, offerti con una delicata base musicale.

Buona “degustazione”

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