Pubblicato su Lo SciacquaLingua
Il verbo “investire” è un esempio affascinante di enantiosemia, un fenomeno linguistico per cui una parola o espressione assume/assumono significati opposti. È mai possibile che un verbo possa esprimere due concetti diametralmente opposti? Per comprendere meglio questo curioso caso conviene cominciare dalla “nascita” del verbo, ovvero dall’etimologia.
Il verbo in oggetto, dunque, è pari pari il latino “investire”, che significa “rivestire” o “ricoprire”. Questa accezione originaria è legata all’idea di coprire o indossare qualcosa, come si farebbe con un abito. Col trascorrere del tempo, il verbo ha acquisito due significati principali in italiano moderno: “colpire violentemente” e “destinare (del) denaro”.
Il significato di “colpire violentemente” si è evoluto dal senso di “coprire” in quello di “travolgere” o “urtare”. Questo passaggio si può comprendere pensando a un veicolo che “copre” rapidamente una distanza e travolge tutto ciò che incontra: l’automobile ha investito un pedone; il treno ha investito un animale fermo sui binari; la nave ha investito un motoscafo nella sua rotta.
Parallelamente, “investire” ha conservato una connessione più astratta al concetto di “vestire”, ovvero “destinare” o “impegnare” risorse in qualcosa. Questa accezione si sviluppò particolarmente durante il Medioevo, quando il verbo veniva adoperato per designare l’atto del conferimento di un incarico o di un possedimento a qualcuno, “vestendo” simbolicamente quella persona del nuovo ruolo o dei nuovi averi (si pensi, in proposito, alla lotta per le investiture). Questo uso, con il tempo, si è evoluto in ambito economico e finanziario, dove “investire” significa destinare denaro o risorse in un’impresa o in un progetto: ho deciso di investire i miei risparmi in azioni; alcune persone scelgono di investire in fondi comuni per diversificare il rischio; la società ha investito milioni di euro in ricerca e sviluppo.
Il passaggio tra i significati di “colpire violentemente” e “destinare denaro” è radicato, insomma, nell’idea comune di “impegnare” o “dedicare” qualcosa. Nel contesto di un impatto fisico si tratta di impegnare la forza o la velocità di un veicolo; nel contesto economico-finanziario si tratta di impegnare risorse finanziarie in un’impresa. Questa duplice accezione riflette l’evoluzione della lingua e come le parole possano adattarsi e trasformarsi nel tempo conservando un nucleo semantico condiviso.
I significati opposti del verbo testimoniano, per concludere, la ricchezza e la complessità del linguaggio e ci ricordano quanto sia affascinante esplorare le origini e le trasformazioni delle parole che adoperiamo quotidianamente.
A cura di Fausto Raso

Giornalista pubblicista, laureato in “Scienze della comunicazione” e specializzato in “Editoria e giornalismo” L’argomento della tesi è stato: “Problemi e dubbi grammaticali in testi del giornalismo multimediale contemporaneo”). Titolare della rubrica di lingua del “Giornale d’Italia” dal 1990 al 2002. Collabora con varie testate tra cui il periodico romano “Città mese” di cui è anche garante del lettore. Ha scritto, con Carlo Picozza, giornalista di “Repubblica”, il libro “Errori e Orrori. Per non essere piantati in Nasso dall’italiano”, con la presentazione di Lorenzo Del Boca, già presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti, con la prefazione di Curzio Maltese, editorialista di “Repubblica” e con le illustrazioni di Massimo Bucchi, vignettista di “Repubblica”. Editore Gangemi – Roma.