Mente e dintorni è una rubrica (nata da una fortunata serie televisiva) che ci porta a curiosare nei meandri della nostra personalità, per scoprirne i segreti e capire i motivi per cui compaiono i disturbi e, ovviamente, prendere rimedio.
Perché, conoscersi, comprendersi e (soprattutto) accettarsi per potere (infine) cambiare, aiuta senz’altro a vivere meglio.
I fantasmi non esistono. I fantasmi siamo noi, ridotti così dalla società che ci vuole ambigui, ci vuole lacerati, insieme bugiardi e sinceri, generosi e vili. (Eduardo de Filippo)
Ogni grande realizzatore ha un prezzo da pagare e, soprattutto, un passato che cerca di dimenticare.
Sulla scena, so esattamente come muovermi. Nella vita, sono uno sfollato! (Eduardo de Filippo)
Secondo il parere degli esperti e, fra loro, il prof Vittorio Lingiardi, Il nucleo centrale del disturbo ossessivo – compulsivo di personalità, risiederebbe in una grande incertezza che si prova nei confronti di quello che si pensa essere il proprio valore
Un problema di Autostima, insomma.
Ma non tutti quelli che hanno deficit in tal senso, sviluppano questo problema. Allora si è arrivati a concludere che, questa preoccupazione, probabilmente deriva da un vissuto infantile di scarso amore e apprezzamento, riconducibile a un’effettiva distanza o freddezza emotiva dei genitori, o a una particolare esigenza del bambino di ricevere affetto e rassicurazioni
Quale che sia il motivo, si finisce, da adulti, col provare uno strano desiderio di dipendenza che rimane inappagato, dal quale scaturisce una rabbia profonda nei confronti delle persone che, in passato, a nostro giudizio non sono state sufficientemente disponibili emotivamente in senso lato.
Sia il desiderio di dipendenza che la rabbia, però, vengono percepiti come sbagliati e distruttivi, per cui si cerca di superarli con meccanismi di difesa quali l’isolamento, l’intellettualizzazione, la formazione reattiva e l’annullamento retroattivo,
Nel tentativo di negare ogni forma di dipendenza, molti individui ossessivo compulsivi affrontano grandi fatiche per dimostrare la loro completa autonomia e il loro inflessibile individualismo.
Questo porta, da una parte ad assumere atteggiamenti di indipendenza e rigido individualismo, dall’altra a mostrarsi quasi riverente e ossequioso.
Le cose non si risolvono perché, a livello inconscio, permangono la rabbia, il bisogno (inappagato) di affetto e di attenzione, la sensazione di poco amore ricevuto e una scarsa valorizzazione.
Tale mix, rende l’individuo insicuro, fragile e con una bassa stima di sé.
Da questi sentimenti (rabbia, bisogno di affetto, sensazione di scarsa valorizzazione, etc.) originano i principali sintomi di chi ha il Disturbo Ossessivo-Compulsivo di Personalità (per la segreta convinzione che è necessario fare sempre di più e sempre meglio, al fine di ottenere l’approvazione e, finalmente, l’affetto):
- la ricerca estenuante della perfezione;
- l’inflessibilità;
- il moralismo;
- l’eccessiva dedizione al lavoro,
In termini analitici, il genitore insoddisfatto (o percepito come tale, in età precoce) sarebbe, quindi, interiorizzato come un Super-io severo ed esigentissimo.
In dodici giorni scrissi Filumena Marturano. Il primo atto in una notte, poi mi fermai al secondo atto: non riuscivo ad andare avanti. Ma, quando mi venne l’idea lo scrissi in tre giorni. Il terzo, lo finii in due notti. (Eduardo de Filippo)
Si finisce col creare, in questo modo, un doloroso mondo intrapsichico e relazionale dominato da:
- coartazione affettiva;
- riluttanza a esprimere i sentimenti;
- rifiuto delle relazioni intime (non solo per la preoccupazione di perdere il controllo emotivo ma, soprattutto, per il terrore di lasciarsi andare al desiderio di essere amato con il rischio di restare, ancora una volta, insoddisfatti);
- estrema attenzione per i dettagli;
- mancanza di spontaneità e ripetizione di schemi rigidi e dogmatici (nel tentativo di tenere tutto sotto controllo ed evitare pericolose sorprese);
- indecisione e incapacità di operare libere scelte (per la paura di sbagliare e di sentirsi quindi inadeguato e privo di valore).
Il bisogno di controllare gli altri, origina dalla sensazione fondamentale che le sorgenti esterne di affetto possano scomparire da un momento all’altro.
“Da qualche parte, in ogni ossessivo compulsivo, c’è un bambino che non si sente amato”. (Glen Gabbard)
Chi, da bambino, è rimasto convinto che solo raggiungendo la perfezione avrebbe potuto ricevere dai genitori l’approvazione e la stima che ha sempre desiderato, cresce con la dolorosa convinzione di non essersi sforzato e impegnato a sufficienza e quindi, una volta adulto, sarà cronicamente convinto di non fare mai abbastanza.
Il super io ipertrofico, è rigido inflessibile nelle sue richieste di perfezione e, quando queste richieste non sono soddisfatte per un lungo periodo di tempo, può emergere un quadro di depressione.
Il soggetto ossessivo compulsivo può essere ad alto rischio di depressione, soprattutto verso la mezza età quando, i sogni idealistici della giovinezza, vengono infranti dalla realtà del tempo che fugge.
Ecco spiegato il motivo per cui, spesso, si è come avvolti da uno stato d’animo intriso di nostalgia mista a malinconia per qualcosa che si è perso (ma che può rivivere nel ricordo) che, i Brasiliani, chiamano Saudade.
Insomma, come sosteneva un Saggio, “L’uomo non è cattivo, ha solo paura di essere buono”.
Le difficoltà del vivere (alle condizioni fin qui descritte) sono testimoniate dalle parole espresse da Eduardo de Filippo, a Taormina, nel suo ultimo discorso pubblico.
Il grande Maestro (da cui, in questa puntata, abbiamo attinto a piene mani) per tutta la propria esistenza si era imposto la regola di non tendere mai al pubblico tutt’e due le mani invece che una sola, convinto che la seconda sarebbe stata rifiutata “sdegnosamente”.
Ma, in età avanzata (forse perché sentiva approssimarsi la morte), abbandonato la propria estrema riservatezza, riuscendo a donare, pubblicamente, ogni emozione: anche la più intima.
E la sera del 15 settembre 1984, al Teatro Greco di Taormina, riuscì a superare sé stesso:
Quando sono in palcoscenico a provare, quando ero in palcoscenico a recitare… è stata tutta una vita di sacrifici. E di gelo. Così si fa il teatro. Così ho fatto! Ma il cuore ha tremato sempre, tutte le sere! E l’ho pagato! Anche stasera mi batte il cuore… e continuerà a battere anche quando si sarà fermato!
Con la speranza e l’obiettivo di essere stato utile per conoscere sempre meglio chi incontriamo (soprattutto quando ci guardiamo allo specchio), vi do appuntamento alla prossima puntata, nella quale ci occuperemo del Disturbo Evitante di Personalità
Questo video riassume, semplificandoli, i contenuti finora espressi, offerti con una delicata base musicale.
Buona “degustazione”

Direttore Responsabile “La Strad@” – Medico Psicoterapeuta – Vicedirettore e Docente di Psicologia Fisiologica, PNEI & Epigenetica c/o la Scuola di Formazione in Psicoterapia ad Indirizzo Dinamico SFPID (Roma/ Bologna) – Presidente NEVERLANDSCARL e NEVERLAND “CAPELLI D’ARGENTO” ETS (a favore di un invecchiamento attivo e a sostegno dei caregiver per la Resilienza nel Dolore Sociale) – Responsabile Progetto SOS Alzheimer realizzato da NEVERLAND “CAPELLI D’ARGENTO” ETS – Responsabile area psicosociale dell’Ambulatorio Popolare (a sostegno dei meno abbienti) nel Centro Storico di Cosenza – Componente “Rete Centro Storico” Cosenza – Giornalista Pubblicista – CTU Tribunale di Cosenza.
Pagina personale
Canale youtube: