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Si narra che, nel 1955, poco prima di morire, dalla sua casetta di Princeton in America dove aveva trovato rifugio, Albert Einstein rivolse, simbolicamente, all’Umanità intera, un ultimo appello che suonò come un monito:

Ricordatevi che siete uomini e dimenticatevi tutto il resto.

Ed è per questo, cari Lettori che, nonostante le tragedie che ci avvolgono, abbiamo scelto di rivolgere il nostro pensiero a tutto ciò che, naturalmente, può spingerci a riflettere sul bello del nostro profondo: la cosiddetta Coscienza nucleare!

Mari mari chaw (buongiorno, padre)

Mari mari flawe (buongiorno, figlia mia)

Mari mari kompu che (buongiorno a tutti)

È così che ci si saluta, al mattino, in un angolo remoto a del Sud del Cile, ad Araucanìa.

Per noi Occidentali, invece, vivere al giorno d’oggi, risulta veramente difficile; rispettare i principi delle Leggi naturali, poi, quasi improponibile per quanti non abbiano una personalità sufficientemente in equilibrio.

Questo ci accade perchè, la realtà nella quale ci muoviamo ci sottopone, nella maggior parte dei casi, situazioni di per sè illogiche, che ci pongono di fronte a scelte difficili: seguire l’indirizzo collettivo vivendo male, spesso inconsapevolmente (ed hai voglia a fare il conto di quello che “possiedi” mentre sei costretto a “mendicare” il pane dell’Amore…) o porsi al di là del coro (diventando un “egregio” che, per gli antichi Romani, significava “porsi fuori dal gregge” dei pecoroni…).

Questa seconda possibilità, ci evita tutti i condizionamenti negativi e, in definitiva, ogni convenzione sociale (nel pieno rispetto di sè attraverso l’osservazione di quello che è giusto, sul piano oggettivo) e ci protegge, anche, dalle continue pressioni del mondo esterno però, di fatto, ci mette in una condizione di isolamento.

Gli antichi Romani (sempre loro!) sostenevano che “in medio stat virtus”…e quale massima calzerebbe maggiormente per capire il discorso intrapreso?

Infatti, se esaminassimo correttamente le due opzioni sopra esposte alla luce,
però, della realtà con cui dobbiamo confrontarci ogni giorno, saremmo in grado di capire che la prima soluzione porterebbe ad uno stato di insoddisfazione perenne (anche se,
apparentemente, inspiegabile).

Infatti, modellandosi su un mondo senza valori si mortifica il meglio di sé, abbattendo l’importanza di una sana autostima e di una corretta autoaffermazione e perdendo totalmente di vista i propri obbiettivi esistenziali (quelli per cui vale, “veramente”, la pena di vivere) e snaturando il dialogo con se stessi (che, invece, è utilissimo per lo sviluppo corretto della propria identità).

Andando alla seconda opzione, cioè l’isolamento, scopriremmo come accennato qualche rigo più su che, anche questo, ci porterebbe, comunque, a vivere contro Natura, in quanto annullerebbe lo “scambio emotivo” tra esseri umani (positivo o negativo che sia), che alimenta, quotidianamente, la nostra mente.

Sosteneva Aristotele: 

l’Uomo è Uomo in quanto vive gli altri, partendo da se stesso.

E allora quel potrebbe essere la via maestra?

– Rudy: Stai rubando libri? Perchè?

– Liesel: Se la vita ti ruba qualcosa, a volte devi riprendertela…

Cari Lettori, dedichiamoci, a questo punto, a qualcosa di arioso, a qualcosa che strappa sorrisi e che lascia bene sperare per il futuro.

L’amministratore delegato della “Varoncini” di Mapello (ramo edilizia) paga i dipendenti affinché leggano libri e ne parlino ai loro colleghi durante l’orario di lavoro.

Danilo Dadda è questa persona singolare, che, dopo tanti decenni, ricorda l’immensa figura di Adriano Olivetti, al quale – a suo tempo – abbiamo dedicato uno dei nostri editoriali più cari.

Finalmente un dirigente di grande qualità, consapevole che la cultura non solo non fa perdere tempo (e danaro), ma arricchisce l’umanità di ogni individuo, favorendo il lavoro di qualità.

Il libro, che tanti vorrebbero buttare alle ortiche, si prende la più grande delle rivincite e impone, senza alzare la voce, ma solo voltando, di volta in volta, pagina la sua ineliminabile presenza.

Questa centralità del testo dà maledettamente fastidio agli autoritari di ieri e di oggi che vedono nel libro un nemico da combattere e distruggere.

In questi giorni, tra i filmati d’obbligo della Giornata della Memoria, abbiamo rivisto i roghi nazisti dedicati ai libri.

Sono immagini educative perché raggiungono l’effetto contrario a quello voluto, a suo tempo, da chi ha tentato di cancellare “Memorie”.

Ogni autore, bruciato in alcune copie, è ancora oggi vivo e vegeto e ci aiuta a pensare e ad amare non solo la libertà ma anche e soprattutto la dignità.

Dal tempo dei faraoni (e passando attraverso i tanti sanguinari dittatori regalataci da millenni di storia) il libro è il grande nemico, nelle varie evoluzioni con cui di volta in volta si è presentato.

È stata sempre una battaglia persa per il potere oppressivo che ha vinto, ogni volta, nell’immediato, ma, sia pure con lacrime e sangue, è stato sconfitto nel futuro, più o meno lontano.

Il romanzo Fahrenheit 451 di Ray Bradbury(1953)presenta una società distopica in cui leggere o possedere libri è considerato un reato. Un apposito corpo di vigili del fuoco brucia ogni tipo di volume.

Sembra tutto perso e distrutto. Ma, come i nostri amici lettori sanno, il finale è positivo e pieno di fattiva speranza.

Il buon lettore è come un viaggiatore curioso: ogni libro scelto rappresenta l’inizio di un viaggio dove poter esplorare nuovi mondi e arricchire la propria mente. (Emanuela Breda)

Il Potere (nelle sue varie declinazioni) vuole che gli uomini non siano cittadini, ma sudditi.

Il Potere sogna un mondo di esseri umani docili, ubbidienti, vere e proprie pecore (col rispetto, ovviamente, che meritano le vere pecore in natura).

Il Potere loda i sudditi dicendo di governare per il loro bene. Attraverso il controllo di tutti i canali di informazione si opera un vero e proprio lavaggio del cervello.

Ogni cittadino trasformato in suddito diventa il migliore alleato del Potere perché è abituato a fare la spia e a denunciare coloro che cercano di uscire da una vita così degradata.

Solo che, mentre tutto sembra scorrere liscio, c’è prima o dopo, una pietra di inciampo e il sistema violento si inceppa. Qualcuno, grazie ad un libro, sente scattare dentro di sé, un bisogno insopprimibile di reagire e di ribellarsi.

Nelle pagine, apparentemente fredde, sente circolare il calore della vita. I caratteri tipografici parlano finalmente al cuore del lettore ed il gioco è fatto.

Dalle tenebre si passa al sole che riscalda ed illumina. L’inverno dell’anima diventa un ricordo lontano e la primavera richiama e invita a nuovi doveri e necessità.

Il libro rende liberi. Per questo è il sale di ogni autentica scuola, di fatto odiata da chi non ama né lo spirito critico né la libertà.

Nel secolo scorso, un intellettuale molto acuto ebbe a scrivere: “Se mettiamo, l’uno di fronte all’altro, un uomo con un’idea e un uomo con la pistola, nell’immediato vince l’uomo armato. Ma, nel medio – lungo periodo, l’idea, permeata di pace, amore, libertà e democrazia, senza alcun dubbio arriverà a trionfare”

Come arma, mio fratello ha la spada e re Robert la mazza da combattimento. Io ho la mente, e per continuare a essere un’arma valida, la mente ha bisogno dei libri quanto una spada ha bisogno della pietra per affilarla. (George R. R. Martin)

Insomma, proviamo a domandarci cosa sia a rendere, un Essere Umano, veramente “Grande” (cioè, “Normale”, in base ai suoi infiniti potenziali).

Ecco, probabilmente, il suo grado di civiltà che sgorga dai meandri della propria anima quando, questa, è intrisa di conoscenza.

È il “giusto” Sapere, infatti, inteso nelle sue molteplici sfaccettature, che ci libera, ad esempio, dalla gabbia dell’Orgoglio ferito (che vuole vendetta a tutti i costi) e che ci porta ad apprezzare il valore della Fierezza e della Dignità, che consente ad ognuno, per esempio, di affermare le proprie idee senza bisogno di ricorrere all’uso della forza o della violenza.

Quindi, tendere all’appagamento dei bisogni importanti (quelli che accrescono il valore di un Individuo e non lo sviliscono all’interno di una spirale di perdizione), dovrebbe essere la nostra parola d’ordine!

Ciò, infatti, tra le altre cose, porterebbe ad un corretto sviluppo personale e sociale senza essere costretti a travestirci con le “maschere” altrui ma rimanendo, coerentemente, noi stessi.

Nei lunghi Inverni australi, imparammo dal vecchio Wenchulaf che la vita
va accolta con gratitudine. Così, per esempio, il piccolo Aukaman ed io, lo guardavamo con rispetto, quando prendeva una pagnotta e, prima di tagliare le fette per Kinturray e per sé, ringraziava Dio, per quel cibo offerto dalla Terra. Durante l’Estate, uscivamo con il vecchio per rallegrare il bosco e i suoi sentieri, i pesci, gli uccelli e tutto quello che vive, nominandolo con gratitudine perchè, la Gente della Terra sa che la Natura si rallegra per la sua presenza e l’unica cosa che chiede, è che i suoi portenti vengano nominati con belle parole, con Amore”. (Luis Sepulveda – Storia di un cane che insegnò a un bambino, la fedeltà).

Riteniamo che non ci sia saluto migliore di quello che coniuga, in sé, le infinite sfaccettature dell’arte e, quindi, nell’accomiatarci, vorremmo gustare insieme a voi, un bellissimo passaggio della trasmissione televisiva “Stanotte a Roma” (ideata e curata da Alberto Angela) ascoltando un suggestivo brano di Claudio Baglioni.

Cari Lettori,  “mari mari kompu che”, con i migliori Auguri… di Cuore (e di Cervello)

La vita è adesso

La vita è adesso Nei pomeriggi appena freschi Che ti viene sonno

E le campane girano le nuvole E piove sui capelli
E sopra i tavolini dei caffè all’aperto

E ti domandi incerto chi sei tu Sei tu che spingi avanti il cuore
Ed il lavoro duro Di essere uomo e non sapere

Cosa sarà il futuro Sei tu nel tempo che ci fa più grandi
E soli in mezzo al mondo

Con l’ansia di cercare insieme Un bene più profondo
E un altro che ti dia respiro E che si curvi verso te

Con un’attesa di volersi di più Senza capir cos’è
E tu che mi ricambi gli occhi In questo istante immenso

Sopra il rumore della gente Dimmi se questo ha un senso
La vita è adesso

Nell’aria tenera di un dopocena E musi di bambini
Contro i vetri E prati che si lisciano come gattini
E stelle che si appicciano ai lampioni, milioni

Mentre ti chiederai dove sei tu Sei tu che porterai il tuo amore
Per cento e mille strade Perché non c’è mai fine al viaggio
Anche se un sogno cade

Sei tu che hai un vento nuovo tra le braccia
Mentre mi vieni incontro E imparerai che per morire
Ti basterà un tramonto In una gioia che fa male
Di più della malinconia Ed in qualunque sera ti troverai

Non ti buttare via E non lasciare andare un giorno
Per ritrovar te stesso Figlio di un cielo così bello
Perché la vita è adesso

Coraggio… piccolo soldato dell’immenso esercito. I tuoi libri sono le tue armi, la tua classe è la tua squadra, il campo di battaglia è la terra intera, e la vittoria è la civiltà umana.” (Edmondo de Amicis)

Enzo Ferraro – già Dirigente Scolastico, Letterato, Umanista, Politologo

Giorgio Marchese – Direttore “La Strad@”

Un ringraziamento affettuoso ad Amedeo Occhiuto, per la collaborazione

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