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L’esperienza ci insegna che, nonostante si nutra amore verso un animale, le vicende della vita possono condizionare o addirittura cambiare questo stato di cose e quindi, portare una persona a iniziare a trascurare il proprio peloso. Naturalmente ciò non dovrebbe mai accadere eppure capita e tra le conseguenze di questo ‘”disamore”, di questo impegno che non si riesce più a mantenere perché va oltre le aspettative c’è quella di trascurare la sua salute.

Ma cosa dice la legge al riguardo? Chiariamo subito un concetto e cioè che è obbligatorio portare il cane (o comunque l’animale malato) dal veterinario.

Se si assiste senza intervenire difronte al proprio cane sofferente minimizzando le sue condizioni o addirittura concludendo: “ma in fondo è solo un animale” si commette reato di maltrattamento di animale ex art 544 ter codice penale, come ha precisato la Corte di Cassazione con la sentenza n. 22579 del 23 maggio 2019.

Il reato di maltrattamento si configura non soltanto quando si procura, con crudeltà o senza necessità, volontariamente una lesione ad un animale oppure lo sottopone a sevizie o comportamenti o fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche. Ma, come più volte sostenuto dai tribunali, il reato sussiste anche quando le citate sofferenze siano causate dall’omissione delle cure e dei provvedimenti che servono a garantire il benessere dell’animale.

Da tutto ciò se ne deduce che per rispondere del reato di maltrattamenti non è necessario per forza bastonare un cane o sottoporlo ad un lavoro troppo pesante per lui (farlo trainare dei carichi eccessivi, ad esempio). Basta vederlo soffrire e non fare alcunché per alleviare la sua sofferenza.

Come, appunto, portarlo dal veterinario quando è malato. Non a caso, nella citata sentenza della Cassazione si legge che un comportamento del genere «configura una lesione rilevante per il reato di maltrattamenti di animali». La Suprema Corte, inoltre, paragona il danno creato in questo modo ad un animale e all’uomo: ciò che vale per l’uno, sostengono i giudici, vale anche per l’altro.

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