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Mente e dintorni è una rubrica (nata da una fortunata serie televisiva) che ci porta a curiosare nei meandri della nostra personalità, per scoprirne i segreti e capire i motivi per cui compaiono i disturbi e, ovviamente, prendere rimedio.

Perché, conoscersi e comprendersi, aiuta senz’altro a vivere meglio.

Non può esserci un Dio perché, se ce ne fosse uno, non crederei che non sia io. Friedrich Wilhelm Nietzsche)

Come abbiamo avuto già modo di osservare all’interno della collana Le ragioni del cuore”, Narcisismo è un termine che presenta una vasta gamma di significati, a seconda che venga utilizzato per descrivere un tratto fisiologico della personalità, o un suo disturbo, o un problema sociale o culturale.

Comunemente, diventa un sinonimo di egocentrismo, egoismo, vanità, arroganza,,,

In Psicologia, questo termine è utilizzato sia per descrivere il sano amor proprio, sia per puntare l’indice sull’eccessiva considerazione di sé, che si riflette nelle relazioni introspettive e in quelle interpersonali.

Narcisismo sano

Il concetto di narcisismo sano è stato coniato per la prima volta dal medico Psicoanalista austriaco Paul Federn e ha guadagnato importanza negli anni ’70 attraverso la ricerca dei medici Heinz Kohut e Otto Kernberg.

Potremmo sintetizzare le sue caratteristiche dicendo che connota:

  • Adeguata autostima.
  • Empatia per gli altri e riconoscimento dei loro bisogni.
  • Rispetto e amore di sé.
  • Capacità di resilienza (emotiva e operativa)

Narcisismo patologico

I maggiori autori del mondo della Psicologia concordano nell’affermare che derivi da una “strutturazione” della personalità che si origina nell’infanzia e che ha a che fare con quella che viene chiamata “ferita narcisistica”, generalmente associata a sentimenti di vergogna e di risentimento.

Le cause e le responsabilità sono molte: analizziamo quelle più frequenti

Di solito, l’adulto narcisista “negativo” è stato un bambino cresciuto in una famiglia con forti ambizioni, che gli ha creato una specie di “doppio binario” emotivo:

  • da una parte, lo ha indotto a credersi “speciale”;
  • contemporaneamente, ha ridicolizzato o, comunque, criticato le sue paure e i fallimenti.

In questo tipo di famiglia, i sentimenti autentici (ritenuti “sconvenienti”) sono stati ignorati, censurati o repressi e si è prodotto, nel bambino, un senso di inadeguatezza e vergogna ogni volta che ha percepito l’impossibilità di sentirsi all’altezza delle aspettative genitoriali.

Parimenti, ha vissuto momenti di esaltazione “onnipotente”, per le lodi ricevute per ogni performance realizzata.

Il risultato è stato quello di aver “prodotto” un individuo affamato di riconoscimenti esterni e di lodi che, da adulto, ha imparato a vedere (come proiezione di sé) gli altri senza mezze misure:

  • come “perfetti”;
  • o, all’opposto, come “senza valore” (in caso di minima défaillance).

Un’altra causa possibile di narcisismo negativo si realizza quando, per qualche motivo, il rapporto fra genitore e figlio è stato invertito e, il bambino, viene responsabilizzato al punto da dover proteggere i suoi stessi genitori (se non, addirittura, a fargli da padre o madre). È il caso, per esempio, dei figli di genitori malati, con disturbi psichiatrici o problemi di dipendenza, dei quali il figlio si prende cura.

Una terza evenienza si riscontra nel momento in cui, la famiglia, anziché spingere alla crescita individuale, scoraggia le legittime aspirazioni del figlio, soprattutto se, queste, sono contrarie alla volontà dei genitori, che lo accusano di ingratitudine e di egoismo.

Tutto ciò, sarà fonte di risentimento, che produrrà un adulto con elevate aspettative su ciò che la vita dovrebbe concedergli come risarcimento.

Queste persone diventano estremamente esigenti e giudicanti con sé stesse e con gli altri ma, al tempo stesso, sono insofferenti alle critiche (che vivono come un giudizio sulla propria personalità), tendono a concepire le relazioni umane essenzialmente come basate sul potere e sul controllo (in una relazione, in una discussione, si “vince” o si “perde”) e sviluppano tecniche di comunicazione seduttive e manipolatorie.

Volendo entrare in un ambito maggiormente psicodinamico, gli esperti del settore ci dicono che, la motivazione fondamentale su cui poggerebbe tutto si chiama “bassa autostima.”

Secondo il medico psicoanalista Heinz Kohut, alla base (come abbiamo potuto vedere qualche rigo più sopra) ci sarebbe un fallimento empatico dei genitori, i quali non sono riusciti a rispondere in maniera adeguata alle naturali richieste di attenzione e di ammirazione del bambino.

La personalità dell’individuo rimane come “bloccata” in una fase non patologica ma “primitiva”: ciò che viene chiamato “Sé arcaico”.

Secondo lo psichiatra Otto Kernberg, il disturbo ha la stessa origine: il fallimento empatico dei genitori; questo, però, non determinerebbe solo un arresto evolutivo di personalità, bensì un suo sviluppo assolutamente anomalo e ipertrofico: quello che viene chiamato “Sé grandioso”.

In tal modo, ci si ritiene autosufficienti, senza bisogno degli altri e dotati di abilità e poteri speciali, considerando, chiunque, insignificante e privo di valore.

Questa differenza di vedute fra Kohut e Kernberg, probabilmente è legato al fatto che gli studi del primo sono stati maggiormente concentrati su pazienti con un buon funzionamento complessivo mentre, le conclusioni di Kernberg, nascono dal confronto clinico con pazienti ospedalizzati, più primitivi, più aggressivi, in una parola più gravi.

Potremmo in qualche modo concludere che, la posizione più equilibrata, sembra quella di chi considera il modello di Kohut come un aspetto particolare della più generale teoria di Kernberg.

Ci si trova, comunque, d’accordo nel ritenere che, alla base del disturbo, ci sia una grande fragilità nella stima di sé, di fronte a cui si può reagire in due modi distinti:

  • tentare di impressionare gli altri, ricercarne l’ammirazione e reagire al minimo segno di disapprovazione, allo scopo di rafforzare la propria autostima per mezzo degli altri;
  • oppure si può scegliere di passare inosservato, evitare di mettersi in luce, studiare attentamente gli altri per valutare come “apparire”, al fine di sfuggire tutte quelle circostanze che potrebbero ulteriormente diminuire la già scarsa stima di sé.

Ne derivano così i due quadri opposti del “narcisista inconsapevole”, che ha sviluppato maggiormente la dimensione di grandiosità ed esibizionismo, e del “narcisista ipervigile”, che ha invece sviluppato la dimensione di vulnerabilità e sensibilità.

Malgrado le occasionali illusioni di onnipotenza, il narcisista attende da altri la conferma della sua autostima. Non può vivere senza un pubblico di ammiratori.”(Christopher Lasch)


Con la speranza e l’obiettivo di essere stato utile per conoscere sempre meglio chi incontriamo (soprattutto quando ci guardiamo allo specchio), vi do appuntamento alla prossima puntata, nella quale ci occuperemo di osservare meglio il condizionamento che produce il Narcisismo nel rapporto con gli altri.

Questo video riassume, semplificandoli, i contenuti finora espressi, offerti con una delicata base musicale. Buona “degustazione”

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