Posted on

Ogni volta che vedo la tristezza di un vecchio, penso ai sogni di sua madre: Chissà cosa farà da grande… (Enzo Biagi)

Il Viaggio (cliccare sul link)

https://www.facebook.com/reel/7808835895880658

Cari Lettori, ricorre, di questi tempi, il triste anniversario dell’attentato a Paolo Borsellino (e a Giovanni Falcone). Insieme a voi, quindi, vorremmo confrontarci su una tematica particolare: quella delle “anime nere” responsabili di ogni tipo di conflitto, in contrapposizione alle “anime bianche” che continuano a credere in una “invincibile estate”.

Noi riteniamo l’equilibrio fra queste parti contrapposte, sarà raggiunto quando accetteremo l’idea che il bianco e il nero stanno dentro ognuno di noi e, Il nostro (relativamente) “libero” arbitrio, potrà fare la “differenza”.

Gli eroi, non hanno un buon odore (Gustave Flaubert)

Anime nere è un film del 2014 diretto da Francesco Munzi. Liberamente tratto dell’omonimo romanzo di Gioacchino Criaco, ha ottenuto, fra l’altro, nove David di Donatello tra i quali quelli per il miglior film, miglior regista e migliore sceneggiatura.

La trama, imperniata sule collusioni fra ndrangheta ed economia internazionale, all’interno dell’asse geografico “Amsterdam – Milano – Locride”, ci porta a ricordare l’importante esempio dell’albero di “Così parlò Zarathustra”, di Friedrich Nietzsche.

E, quindi, perché angosciarci per quello di cui stiamo parlando? “Succede, dell’uomo, quel che dell’albero: quanto più egli tende all’alto, alla luce, con tanto maggior forza le sue radici tendono verso la terra, in giù, nell’oscurità, nella profondità, nel male”.

Giulio Cesare, per esempio, fu descritto come uno dei più grandi geni dell’antica Roma. Parlava diverse lingue o dialetti, si sapeva che dettava quattro corrispondenze diverse a quattro segretari contemporaneamente.

Era tatticamente eccellente e aveva una maggiore abilità nel motivare le sue truppe rispetto a qualsiasi altro generale della sua epoca. Era un ingegnere talentuoso, un avvocato di successo e (secondo Cicerone, che lo disprezzava) uno dei migliori oratori del suo tempo.

La sua figura è stata così carismatica da avere influenzato la designazione dell’imperatore di Germania (Kaiser) e lo Zar. Anche la denominazione del mese di Luglio, nel calendario gregoriano, derivò da lui.

Eppure, nel 44 a.C. si fece “eleggere” dittatore a vita uccidendo, di fatto, la Repubblica e creando un odio così profondo da armare la mano di chi, alle “Idi di Marzo”, decise di pugnalarlo. Fra quei congiurati, anche suo figlio Bruto.

Cesare deve morire, dei fratelli Taviani, ci aiuta a meglio comprendere come le passioni, i legami e i tradimenti che condizionano la vita dell’uomo non sono mai cambiate nei secoli: le vicende della storia riproducono, magari in scala diversa, quelle delle vite di tutti.

– Dovrà affrontare la porta dello Specchio Magico. Si troverà faccia a faccia con il proprio io.

– E con questo? Cosa vuoi che sia per lui?

– Tutti sono convinti che sia facile. Ma sovente i buoni scoprono di essere crudeli, eroi famosi scoprono di essere codardi. Posti difronte il loro vero io, pressoché tutti gli uomini fuggono urlando. (“La storia infinita”)

Riprendendo il passo di Zarathustra, concordiamo sul fatto che, le anime non si potranno mai scoprire se, prima, non saranno rivelate a loro stesse.

Eppure, come abbiamo scritto altre volte, l’Essere Umano, per definizione “ontologica” (riguardante la natura e la conoscenza dell’essere come oggetto in sé) dovrebbe essere il risultato premiante di un faticoso percorso che porta a divenire (e, quindi, ad “essere”) un individuo (entità capace di riflettere e provare emozioni, distinguendo se stesso dal resto del contesto che, pure resta condizionato da ciò che si è… che, a sua volta, diviene il risultato dell’adattamento all’Input ambientale) portatore di valori di sensibilità solidale, improntati al bisogno di una crescita condivisa.

D’altronde, come ci ha spiegato il pedagogista Franco Nembrini, il livello umano della realtà è “identificato” dal bisogno di essere felice attraverso la possibilità di conoscere la verità della vita… di poter sperare che la vita, il tempo, siano utili, siano per la “costruzione” di qualcosa

E allora?

Osservando (per ciò che abbiamo potuto, fin da bambini) il mondo degli animali, ci siamo accorti che, grazie ad una sorta di memoria genetica, questi sanno comportarsi nel modo più adeguato, ad esempio, per ciò che concerne la ricerca di cibo o per tutto quello che è il miracolo del mettere al mondo (con travaglio, parto e “secondamento”) dei cuccioli per una nuova generazione

Per quel poco che abbiamo imparato, in relazione al DNA, troviamo un po’ inappropriato e semplicistico pensare che, nei geni proteici, risieda il serbatoio di ogni nostro comportamento predefinito.

Riteniamo piuttosto, che, nei gangli della nostra “coscienza nucleare” (allocata, si ritiene, nello spazio infinitesimale fra i quark di protoni e neutroni e fra il centro dell’atomo e i suoi elettroni, delle strutture che compongono il DNA) si generi quello che potremmo definire il nostro “IO indifferente”, quello che si pone al di là del Bene e del Male.

Quale arcano meccanismo ha reso possibile la sopravvivenza in epoche storiche (pensiamo, ad esempio, agli Esseri Primitivi) in cui nessuno era in grado di spiegare, ad esempio cosa potesse essere commestibile o quale manifestazione temperamentale potesse costituire un pericolo?

Quando avevo 5 anni, mia madre mi ripeteva sempre che la felicità è la chiave della vita. Quando andai a scuola, mi chiesero cosa volessi essere da grande. Scrissi: “felice”. Mi spiegarono che non avevo capito il compito, ed io risposi loro che non avevano capito la vita (John Lennon).

Ci permettiamo, a questo punto, di riprendere dei concetti già espressi in precedenti lavori ma necessari alla comprensione del problema

Secondo grandi rappresentanti della Psicoanalisi sembrerebbe che, l’essere umano, sia manchevole di un programma istintuale capace di orientare la sua esistenza nel Mondo. Paradossalmente, proprio su questo “difetto” prenderebbe corpo il programma dell’Inconscio.

Proviamo a capire

Sostanzialmente, è come se non accettassimo passivamente l’idea che, il senso della nostra presenza sia, appunto, la nostra stessa presenza.

E quindi, proviamo a lasciare il segno attraverso opere e comportamenti che ci consentano di sentirci delle “brave persone” (se si è cresciuti coi Valori di una volta) o che ci guidino verso possibilità di godere (anche senza freni inibitori)

Entrambe queste posizioni, rispettano il motivo che guida il cammino di ognuno: il Principio del Piacere che può estrinsecarsi (come ha mirabilmente spiegato Freud, nel 1922, con la sua teoria del dualismo pulsionale) come scontro fra due estremi apparentemente inconciliabili: Eros (Amore e passione) e Thanatos (Morte).

Al primo, Sigmund Freud dava la valenza di pulsione volta alla conservazione della vita; nella seconda, individuava la pulsione che spinge verso la distruzione della vita stessa.

Cari Lettori, l’approfondimento dei prossimi righi può contribuire a comprendere, dall’interno, quello che ci rende come siamo. Per non perdere il filo emozionale che ci ha guidato finora, potrete tranquillamente saltarlo e riconsiderarlo, se vorrete, in un secondo momento”

In buona sostanza

Grazie anche all’aiuto di Scienziati del mondo della Fisica, si è arrivati a capire che:

  • Tutto nasce dall’insopportabilità di piccolissime particelle (i quark) costrette a coabitare (nei protoni e nei neutroni del nucleo degli atomi) in maniera conflittuale;
  • dal tentativo di fuga di queste microparticelle (obbligate a ricongiungersi, perchè legate da un elastico di “gluoni”) nasce una danza da cui si creano le prime frequenze (elettromagnetiche) di vita, pianificate da chi ha creato il sistema;
  • l’Energia generata e trasmessa in tal modo cerca, quindi, di realizzare il piano voluto dal Creatore (o da chi per esso) e contenuto (pare) nel Bosone di Higgs, in base a cui si producono reazioni che consentono ogni forma di manifestazione (vitale e/o inerte);
  • dopo miliardi di anni di evoluzione è comparso l’essere umano nel cui DNA dovrebbero essere contenuti i “piani di volo” che, Jung, chiamava “Inconscio Collettivo” capace di orientare e spingere verso il Futuro e la conseguente ulteriore evoluzione;
  • la nostra capacità di “leggere” e “stampare” (senza accorgercene) le informazioni genetiche che ci consentono di assemblare il corpo e di scegliere le indefinite opportunità (di pensiero e di azione) poste su una metaforica tavolozza di colori (da miscelare con sapienza) messa a disposizione da Dio (o dall’Energia stessa…) Jung lo chiamava “Inconscio individuale”;
  • partendo dal principio che è come se fossimo nati potenzialmente dotati di un “sistema operativo” perfetto che va fuori equilibrio ad ogni nuovo apprendimento, il ruolo della nostra Mente, a questo punto, dovrebbe essere quello di (probabilmente) modulare i meccanismi epigenetici generando adattamenti e resilienza, in maniera da riportare in equilibrio il sistema di base (la danza dei quark);
  • se la crescita (psicofisica) di ognuno di noi appaga corretti principi di maturazione, prevale la voglia di continuare questa avventura (Eros), altrimenti inizia a prevalere il ritorno ad uno stato inanimato di materia (Thanatos) per, metaforicamente, avere una nuova possibilità, attraverso la ripartenza da una sorta di brodo primordiale ipotizzato dal grande Fisico Stephen Hawking, nella sua “Teoria del Tutto”.

Potremmo, quindi, concludere che, ognuno, inconsapevolmente, va alla ricerca di quello che gli serve, individuandolo fra quello che gli viene messo a disposizione dall’ambiente,

Tutto ciò, cari Lettori, è reso possibile dal fatto che il Mondo è composto da particelle che si muovono generando onde che si propagano con una certa frequenza.

Ad esempio, quando una particella, “disegna” un’onda con un’ampiezza che varia da 620 a 700 nanometri ( un nanometro è pari ad un milionesimo di millimetro, per intenderci) il nostro cervello decodifica il rosso. Tutto ciò, vale per qualsiasi cosa cada sotto la nostra attenzione. Percepiamo la presenza di un albero, infatti, perchè i suoi contorni sono “disegnati” da particelle che “camminano” determinando onde che, noi, trasformiamo in immagini, suoni e altro, nella maniera opportuna.

Quindi, se abbiamo carenza di calcio, di vitamine, di proteine, di liquidi e/o di altro, dentro di noi avvertiamo il “vuoto” di qualcosa che esiste, in quanto rappresentato da microparticelle che generano una frequenza specifica. Ovunque incontriamo qualcosa che generi quella stessa frequenza (sprigionata da una spiga di grano, una fetta di pane, un frutto, una fonte d’acqua, etc.), noi la riteniamo potenzialmente commestibile e, di conseguenza, la assumiamo.

E andiamo ai comportamenti

In base al principio esposto prima, anche il nostro cervello con le sue idee, funziona generando frequenze elettromagnetiche. Quindi, così come il pittore parte dai colori fondamentali e (in base alla propria creatività, frutto, anche, dell’apprendimento) li miscela per produrre nuances non presenti, in partenza, sulla tavolozza, ogni individuo (cosiddetto) pensante, si trova a disposizione un range determinato dalla genetica di ciascuno che, potenzialmente, è simile in ognuno.

Più o meno, accade questo:

  • Ogni manifestazione viene scomposta, all’interno dei campi di elaborazione cerebrale, nei suoi costituenti fondamentali elettromagnetici;
  • Ciascun costituente (micropezzettino del puzzle che abbiamo percepito) viene riconosciuto, come tale, in funzione di quanto di simile ci ritroviamo in memoria;
  • Quello che ripeschiamo dal serbatoio dei ricordi, si porta dietro, anche, lo strascico emotivo che abbiamo provato nel momento in cui abbiamo vissuto l’esperienza che, frammentata, abbiamo poi archiviato;
  • Tale vestito emotivo (acquisito con l’esperienza e, quindi, non geneticamente determinato), condiziona la scelta in funzione del piacere o del fastidio che ci arreca;
  • tutto ciò premesso, con tale meccanismo, riconosceremo il quadro (venuto dall’esterno) assemblando pezzetti di ricordi che gli somigliano e saremo indotti a decidere sul da farsi, in relazione all’evento determinatosi e, a quel punto, percepito;
  • le nostre reazioni saranno diverse in base alla personalità di ciascuno e al momento dell’accaduto ma, comunque, non potranno derogare dal range messo a disposizione da Madre Natura, come i colori fondamentali della tavolozza di cui prima, pur con la nostra capacità di miscelare e sfumare…

il punto è che, ogni decisione, sarà presa (a livello inconscio) dopo un confronto con un parametro di riferimento oggettivo (che si rifà, per intenderci, alle leggi di Natura) che potremo chiamare Logica Universale e che, si ritiene, sia allocato nell’Ipotalamo (importante struttura cerebrale).

A tutto questo, Jung, ha dato il nome di “inconscio collettivo” (che potrebbe essere paragonato al contenuto del DNA) e di “Inconscio personale” (che potrebbe essere paragonato al nostro modo di “leggere” epigeneticamente, porzioni del DNA)

In base alle convinzioni, ai condizionamenti, all’ignoranza, al pregiudizio, alla presunzione, alla maturità, alla chiarezza o all’incapacità più o meno temporanea, opereremo scelte che riterremo idonee, anche quando produrremo dubbi in proposito e cambieremo idea.

Il male che c’è nel mondo, viene quasi sempre dall’ignoranza, e le buone intenzioni possono fare altrettanto danno della cattiveria se mancano di comprensione. (Albert Camus)

Con questo principio, sarà motivata (anche se non “giustificata”), nella mente, qualsiasi azione, dalla più nobile alla più efferata. Tutto troverà un perchè. Magari frutto di un aggiustamento interiore di comodo accomodamento.

Quindi, ad esempio, è possibile restare indifferenti (all’interno di un’affollata stazione ferroviaria) alla richiesta di aiuto di un giovane senzatetto in lacrime perchè il suo bene più prezioso, il suo cane, è rimasto gravemente ferito per lo scontro con un locomotore ed è comprensibile (ma non accettabile) che la clinica veterinaria contattata richieda al clochard, per salvare il ferito, una cifra vicina ai 1000 Euro!

E, allora, non è affatto strano che si lascino morire affogati bambini e genitori che tentano di salvarsi da guerre che abbiamo creato (direttamente o indirettamente) noi.

Non è roba dell’altro mondo che, di fronte a simili tragedie (le cui immagini scuotono le coscienze ma non determinano le azioni) ci si muova solo per lucrarci su come, pare, stia accadendo nei tanti combattimenti dei giorni nostri

Allo stesso modo e con il medesimo principio neurofisiologico ma non certo morale e civile, assistiamo a slanci di solidarietà estrema.

Non c’è malato che con un solo passo, foss’anche quello attraverso la morte non possa ridiventar sano ed entrare nella vita. Non c’è peccatore che con un solo passo, foss’anche quello che lo porta al patibolo, non possa ridiventare innocente e divino. E non c’è uomo intristito, sbandato e apparentemente ridotto a zero che un solo cenno della grazia non possa rinnovare all’istante, facendone un bimbo felice” (Hermann Hesse).

Cosa siamo riusciti a capire, nella nostra vita…

Da giovani abbiamo cercato di capire come intendere la vita; poi abbiamo capito che bisognava aiutare i nostri figli (sostenendoli nell’appagamento delle loro aspirazioni) a capire che direzione dare alla propria esistenza sapendo che, probabilmente, anche a loro sarebbe toccata in sorte lo stesso dilemma.

Allora, forse, la vita, nell’attesa di capirne il senso profondo, può essere intesa come l’obbligo morale e naturale di offrire opportunità

Non è detto che la felicità significhi una vita senza problemi. La vita felice viene dal superamento dei problemi, dalla lotta contro i problemi, dal risolvere le difficoltà, le sfide. Bisogna affrontare le sfide, fare del proprio meglio, sforzarsi. Si raggiunge la felicità, quando ci si rende conto di riuscire a controllare le sfide poste dal fato. (Zygmunt Bauman)

Ognuno ha una base bimodale comportamentale (che va dal quadro solidale a quello menefreghistico) con varie sfumature molto personali: ciascuno sceglie in base al carattere acquisito, alle capacità del momento, agli egoistici bisogni da appagare, etc. 

La parola “Io”.

In psicologia rappresenta una struttura psichica (organizzata e relativamente stabile) deputata al contatto ed ai rapporti con la realtà, sia interna che esterna, alla capacità di sopportare le frustrazioni, di controllare gli impulsi e tanto altro che rende possibile il relazionarci in maniera opportuna, con noi stessi e con gli altri.

Nella grammatica della lingua italiana, “diventa” un pronome personale che indica un soggetto (che in quanto tale non è disponibile a subire l’essere un oggetto). La sua derivazione etimologica trae origine dal greco “Ego” che, con l’aggiunta di “ismo” (suffisso che tende a formare parole astratte che indicano dottrine o atteggiamenti) diventa, guarda guarda, egoismo

I saggi sostengono che noi nasciamo per portare avanti un progetto. Per quanto si possa speculare su ciò, non si può fare a meno di concludere che, al di là di evolvere le nostre capacità (nel bene o nel male) migliorando la gestione del nostro potenziale genetico e restituendo il tutto (con gli interessi) a “fine corsa” come si fa con i prestiti bancari, non si può andare.

Cari Lettori, per tornare all’argomento con cui abbiamo iniziato questo lavoro,  i “nostri” Falcone e Borsellino, avrebbero dovuto rappresentare degli apripista di una stagione in grado di favorire la presa di coscienza di un vivere diverso, spingendo a vigorose azioni democratiche.

Così purtroppo non è stato e oggi ci troviamo, ancora una volta, a dividere gli uomini in bianchi (buoni) e neri (cattivi).

Ma è veramente così?

Le persone possono essere con chiarezza divise inesorabilmente in Abele da una parte e Caino dall’altra?

Come abbiamo visto nel corso (e nel corpo) di questo Editoriale, ognuno di noi è, per natura, “impastato” di entrambe le nature: ha dentro di sé il candore di una colomba e la sanguinarietà  di una iena.

La vita, l’educazione familiare e sociale, lo studio e tanti altri fattori determinano le varie “gradazioni”, non esistendo, in realtà, né un essere tutto colomba né tutto iena.

E questo perché il cuore umano è un guazzabuglio (di manzoniana memoria) e, come tale, favorisce talvolta comportamenti non prevedibili a priori.

Se partiamo dalla convinzione che in ognuno di noi c’è del “buono” e del “cattivo” sorge importante la domanda: cosa fare affinché il tasso di bontà diventi prevalente sul tasso di malvagità?

Parecchio si è operato, nei secoli. La stessa organizzazione statuale si è sviluppata per limitare, con leggi e forze in grado di far rispettare le norme, il lupo che è in noi.

Siamo stati, in un certo senso, “obbligati” ad essere buoni.

Questo non basta. Perché uno stato sia positivo ha bisogno, anche e soprattutto, del consenso dei cittadini.

Ecco, per esempio, far germogliare il sogno di eliminare il versetto evangelico “se uno ti dà uno schiaffo, porgi l’altra guancia“.

Eliminarlo, si, perché il nostro sogno “vede” una Società in cui nessuno tirerà schiaffi ma donerà solo carezze.

Cari Lettori, a questo punto del cammino, senza cercare difficili poemi che stuzzicano il cuore, al netto di malcelate presunzioni, ci piacerebbe riportare la sintesi una delle nostre più significative conversazioni tratte da alcune riflessioni del maestro Andrea Valenti.

All’interno della magistrale opera cinematografica che ha per nome “Qualcuno volò sul nido del cuculo”c’è un momento in cui, al protagonista  Randle Patrick McMurphy (interpretato da un eccellente Jack Nicholson), viene negata la possibilità di seguire, in tv, una partita di Baseball.

Trattandosi di un manicomio, ci si aspetterebbe una reazione violenta… invece, l’ospite psichiatrico si improvvisa radiocronista e comincia a narrare una partita immaginaria con tale partecipazione ed enfasi da contagiare molti altri “ospiti” che iniziano a tifare seguendo una partita immaginaria.

Probabilmente, la fantasia (anche quella “schizoide”) diventa l’unico antidoto concesso per oltrepassare il buio dell’ingiustizia.

E, in un luglio ancora triste e insanguinato per le tante guerre in corso, reso brillante solo dalla luce delle bombe che annichiliscono quanto resta della nostra povera umanità, ci piace immaginare (e sperare) di poter cambiare il mondo se (rifugiandoci anche noi in una specie di “fantasia autistica”) riuscissimo ad ascoltare un cronista gridare a squarciagola: “Ecco il soldato in prima linea, incredibile! Butta a terra il fucile! Avanza verso la linea nemica e lancia una granata… no amici, non è una bomba a mano… è un pallone! Si, una palla nella metà campo avversaria!”

Perché il soldato è soltanto un ragazzo. E vuole smettere di combattere: vuole, soltanto, giocare…

Cari Lettori, abbiamo iniziato questo Editoriale con una toccante animazione grafica che ci ha portato a rivere a ritroso il percorso esistenziale sull’onda emotiva di Enzo Biagi..

Partendo dalla suggestiva immagine di copertina, nella quale scorgiamo un padre che spera in un figlio migliore, vorremmo concluderlo con un’altra animazione in 3 D (realizzata, probabilmente, con l’ausilio dell’Intelligenza artificiale) in cui immaginare di essere diventati l’adulto che avremmo voluto avere accanto da bambini. Basta cliccare sul link

https://www.facebook.com/reel/1568901657000679

Non sappiamo come andrà a finire questa “partita dei sogni” ma, come Albert Camus, “vogliamo” scorgere in noi, nel bel mezzo dell’inverno, un’invincibile estate.

Heal the World (Guarisci il Mondo)

Pensa alle generazioni e di’ che vogliamo renderlo un posto migliore per i nostri figli

e i figli dei nostri figli, in modo che loro

sappiano che è un mondo migliore per loro

e pensino se possono renderlo un posto migliore

C’è un posto nel tuo cuore E so che è amore

E questo posto potrebbe essere molto più luminoso del domani

E se ci provi davvero Scoprirai che non c’è bisogno di piangere

In questo posto sentirai che non c’è dolore o dolore

Ci sono modi per arrivarci, se ti preoccupi abbastanza della vita

Crea un piccolo spazio, crea un posto migliore

Guarisci il mondo, rendilo un posto migliore

Per te, per me e per tutta l’umanità

Ci sono persone che muoiono

Se ti preoccupi abbastanza per la vita, crea un posto migliore per te e per me

In questa beatitudine non possiamo sentire

Paura o terrore, smettiamo di esistere e iniziamo a vivere

E il sogno in cui siamo stati concepiti rivelerà un volto gioioso

E il mondo in cui una volta credevamo risplenderà di nuovo in grazia

Allora perché continuiamo a strangolare la vita, a ferire questa Terra, a crocifiggere la sua anima?

Anche se è chiaro che questo mondo è paradisiaco, sii lo splendore di Dio!

“Erano il tuo stupore e il mio silenzio. Timidamente i nostri cuori vacui si scoprirono. Pena di sguardi, sorrisi acerbi, teneri sospiri trattenuti. Io cerco la tua mano, si uniscono le nostre solitudini, il mondo è ai nostri piedi solo se mi cingi la spalla. Questo sei tu, un’alba nuova. Per me”. (Antonio Rizzuti)

Enzo Ferraro – già Dirigente Scolastico, Letterato, Umanista, Politologo

Giorgio Marchese – Direttore “La Strad@”

Un ringraziamento ad Amedeo Occhiuto e a Francesco Chiaia, per l’affettuosa collaborazione

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *