Posted on

Cosenza 05/04/2002

Caro Avvocato Mariano Marchese,

il mio nome è Rosario Guastalegname.

Sono nato a Vibo Valentia il 08/03/1967.

Sono attualmente ristretto nella casa C. di Cosenza.

Appartengo alla compagnia teatrale Cammino.

Frequento la II classe della scuola alberghiera, a detta dei miei compagni, sono bravo a dipingere, infatti, anche se da poco tempo, mi dedico anche alla pittura.

Mi piace anche scrivere.

Grazie ai miei compagni ho saputo che lei ha dedicato a noi detenuti una rubrica nel suo Web Magazine sin dal mese di gennaio.

Mi è gradito inviarle il racconto a tergo riportato, che ho dedicato a mia moglie Giulia ed a mia figlia Patrizia, che sono tutta la mia vita.

Ringraziandola anticipatamente per quanto vorrà fare e con l’impegno di inviarle presto altre mie cose, colgo l’occasione per porgerle distinti saluti.

Rosario Guastalegname

Un sogno e una speranza

Il mare è quasi come una tavola levigata.

Lontano, dove l’acqua si confonde con il cielo, i raggi del sole creano luminose figure che si perdono nell’infinito. Tutta quell’acqua luminosa, dai colori cangianti, mi incantano. Quanti tesori nascosti! Quante cose belle vi saranno oltre l’orizzonte! La brezza, quasi assente, porta l’eco di una musica celestiale, simile al canto delle sirene che udì Ulisse tornando verso la sua casa di Itaca, dopo la vittoriosa guerra che aveva distrutto Troia. Più guardo questo mare, più sento di volerlo solcare. Nuove spiagge, nuovi volti, tante ricchezze, mi attendono oltre l’orizzonte. La barca dondola dolcemente mentre salgo, nessuno è in vista, siamo soli io e il mare. In alto, un gabbiano, librandosi dolcemente e catturando con le sue ali eleganti le correnti del cielo sembra indicarmi la rotta. Metto la prua verso il largo e vado. Il vento mi accarezza il viso, gocce salmastre mi sfiorano le labbra, mentre arabeschi di spuma accarezzano le fiancate e si trascinano dietro la barca, restando l’unica traccia del mio navigare, In alto il sole dardeggia infuocato, mentre rare nubi interrompono l’indaco del cielo. ”Lidi lontani, aspettatemi, sto arrivando per conquistarvi!” Ma il cielo si è improvvisamente oscurato, un gelido vento spazza le onde sovrastando il ronzio del motore mentre nessuna terra appare alla mia vista. D’improvviso è notte, lampi saettano nel cielo color piombo. Il vento soffia impetuoso sollevando montagne d’acqua ricoperte di schiuma.

Le cateratte del cielo si sono aperte ed una pioggia incessante mi flagella il viso. La barca è ingovernabile. Un’onda più grande la solleva e la rovescia. Vado giù, ingoio acqua, nessuno mi vede, cerco di riemergere, ma so che è tutto inutile. Riemergo ma so che sarà per poco, attendo la prossima onda e forse sarà l’ultima. Ad un tratto, una luce interrompe le tenebre, una mano mi afferra, mi solleva. Niente più tempesta, tutto è calmo, mi giro e vedo che la mano è quella della mia Giulia, mia moglie, e la luce è il sorriso della mia piccola Patrizia. Mi sveglio, il sudore ancora mi copre: sono nel mio letto, nella mia cella. Lontano si ode il fischio di un treno, mentre le montagne lontane si confondono nella bruma dell’alba. Ho sognato. Le lusinghe del mare la ricerca di tesori lontani, di chimere, mi hanno coinvolto, ma la mia vera ancora restano la mia Giulia e la mia Patrizia. Per noi ci sarà un domani.

Guastalegname Rosario

Si ringrazia Adelina Gentile per la trascrizione del testo

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *