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Mi sento stanca questa sera, eppure vorrei fare, lo sai, quante cose?

Vorrei leggere il mio libro, vorrei meglio studiare quel concetto che mi piace, vorrei guardare i miei quaderni e provare a tirare su la trama della vita, per poterla immortalare fra le pagine infinite di un racconto che resiste.

Sono tutti lì, messi in ordine casuale, di alcuni non ricordo più la copertina né il momento. Ma i primi forse sono i più importanti. Quelli che partono dalle vertigini, provate su una panchina sistemata a lato di una strada trafficata e calda. In una calda estate in cui però io sentivo un freddo intenso.

Questa sera vorrei fare una lunga passeggiata. Finalmente l’aria ha preso un po’ calore e sembra frizzantina da qua dentro, magari un giro con la macchina a raggiungere la montagna più vicina e dall’alto dominare la città addormentata nella notte.

Di sfuggita intravedo uno spicchio di luna brillante fra le nuvole di un cielo luminoso. Questo spicchio è così splendente di luce bianca che lascia vedere il riflesso di quello che non c’è, che ancora non è nato ma sarà, presto. Ai suoi lati due stelle, a fianco quasi a scortarla, uguale la luce che le investe, speculari l’una all’altra. Sembrano messe là apposta, a lasciarti sognare. Vorrei poterle sfiorare con le mani.

Vorrei già aver chiuso la porta di casa e lasciare i pensieri che creano un fastidio fuori, ad aspettare il giorno dopo, nella speranza di ritrovarli più leggeri e senza tutte quelle complicazioni che rendono i percorsi tortuosi.

C’è qualcosa che mi sfugge! Pur mettendo sempre il dubbio, riesco sempre bene a vedere le cose che mi si presentano innanzi. Costruisco una trama che scorre fluida senza intoppi, facendo molta attenzione e che non mi renda troppo rigida, ma pronta al cambiamento. Eppure questa volta c’è qualcosa che non torna. Però…, non so, sarà per via di questo magnifico azzurro che questo mattino mi invita a non restare in casa, ma ho voglia di provare un volo sulle cose, sorvolarle sfiorandole senza dover per forza trovare la spiegazione. Che potrebbe anche non esserci.

Sono contenta in alcuni momenti. Riesco a sentire un affetto così intenso e puro che cancella tutto quello che intorno stona.

Vorrei provare il silenzio, vorrei non avere troppi desideri, vorrei non dovermi troppo preoccupare e tornare a sentirmi bambina.

Vorrei che tutti intorno a me vedessero quello che vive come un ingombro fra le mura, ciò che rende la realtà un po’ al confine.

Una misura dell’affetto che provo. Mi ritrovo a dover quantificare l’amore che mi riempie e mi lega, ma non mi fa sentire obbligata. Riesco meglio a fare chiarezza dentro. Le percezioni si avvicinano sempre più alla realtà pur lasciandomi sorpresa.

La metà che manca. Vorrei che tutti vedessero la metà che manca, quella che lascia intendere, che si riflette in quello che è visibile a qualsiasi, ma che puoi vedere veramente in tutta la sua bellezza solo nel cuore della notte. Spunta dai tetti dell’ultimo piano e con la sua luce invia messaggi a chi non prende sonno, a chi vorrebbe che le giornate fossero un po’ più lunghe per poter vivere anche il piacere dell’oscurità della notte. A chi guarda attraverso l’ultima finestra ed allungando le braccia riesce a toccare. A chi prende energia dal respiro intensamente vissuto e a chi non si arrende mai.

Vorrei poter sostenere lo sguardo, vorrei non dover guardare negli occhi della gente. Vorrei riuscire a piangere, non avere troppa paura e non sentirmi sola anche quando sono in mezzo alla gente. Vorrei non avere questa sera questo vestito di malinconia che mi si è appiccicato addosso e non riesco a sfilare. Vorrei restare e non andare, portare con me la speranza del futuro e vivere il presente senza paura di sciuparlo. Vorrei stringere le mani e sentire l’odore.

La rabbia, lascia il posto al dispiacere.

A chi nel cuore della notte viaggia nei sogni senza però volerci entrare per sentirli un po’ più veri. A chi riesce già a respirare il profumo di quella rosa non sbocciata, e che quando lo sarà, donerà i suoi petali con dolcezza e delicatezza. A chi non dà limiti all’amore che prova perché non ne ha paura. A chi si affaccia alla solita finestra e riesce anche a vedere quello che non c’è.

Vorrei poter ringraziare per tutto quello che mi è stato donato.

A chi riesce ancora ad emozionarsi senza metterci dentro troppo la ragione. A chi non impedisce il naturale fluire e per questo è libero. A chi ha voglia di risentire quella musica lasciandosi accarezzare dalla dolce atmosfera che ha coronato una gran bella storia d’amore. Vera e sincera.

A volte non vorrei avere le risposte.

Le mie giornate. Passano troppo in fretta.

Fernanda (28 febbraio 2010)