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E’ tutta una vita che mi domando quale sia il modo migliore per crescere ed affrontare il mondo … o meglio… me stessa con me stessa…. me stessa con l’altro… e poi me stessa con gli altri.

Credo che ognuno di noi, che cerchi la consapevolezza del senso della sua esistenza, si ponga domande come questa e voglia trovare delle risposte.

E’ inutile negare che l’essere umano si senta gratificato quando raggiunge un buon grado di maturità….. poiché riesce così a dare un senso al suo essere ed al suo divenire in una società che, nella realizzazione di tutto questo, non aiuta molto.

Ma attraverso cosa bisogna passare per diventare maturi?

Non tutti sanno che per arrivare alla maturità bisogna vivere e superare le cosiddette fasi transitorie ( gregarietà, dipendenza dal giudizio altrui, sesso senza amore, studio per obbligo, competizione con gli altri….ecc) che consentono di rodare noi stessi, correggendo man mano il tiro, per passare dal tirare a campare, dal vivere alla giornata, al vivere bene seguendo le leggi di natura e verificando i propri elaborati di pensiero e le proprie azioni secondo l’unico parametro universale che è la logica.

Ci si sente fortemente motivati a raggiungere questo obiettivo e, a volte, lo si raggiunge (anche se mai completamente!) quando, attraverso le proprie esperienze, si arriva finalmente alla consapevolezza di aver sviluppato le proprie capacità, di aver realizzato se stessi, di autostimarsi e di sentirsi validi, rispetto al proprio operato, all’interno della società in cui viviamo…..

Ma non basta per vivere meglio!

Perché?

Perché la persona matura pensa e si comporta in una maniera (corretta!), il che non sempre dà la giusta soddisfazione nel rapporto con gli altri poichè spesso si crea una sorta di delusione per non riuscire a trovare quel riscontro sperato rispetto al proprio modo di porsi e che si ritiene stia nel giusto.

“Se hai i sandali evita di correre” (Anonimo)

In sostanza, la persona matura è costretta a rallentarsi forzatamente (non per scelta!) o ad aggiustare il tiro a causa delle limitazioni degli altri che, il più delle volte, non essendo maturi, non rendono lo scambio equilibrato ed appagante.

Questo cosa vuol dire?

Vuol dire che la persona matura, pur agendo correttamente, prende spesso delle frustrazioni. Allora veniamo ad una conclusione…

Essere maturi non basta per vivere meglio.

Bisogna andare oltre ed imparare a gestire meglio l’impatto con le frustrazioni. Bisogna imparare ad assorbirle e smaltirle (metabolizzarle).

  • Assorbire le frustrazioni significa che bisogna affrontare il problema che ci si pone ed accettarlo.
  • Smaltire le frustrazioni significa trovare dei sistemi risolutivi che diano modo di metabolizzare la sofferenza.

Ovviamente, a seconda del tipo di frustrazione, la strategia di attuazione per risolvere questi due importanti punti sarà diversa…

Ma andiamo avanti……

L’essere umano, aggiungendo alla sua maturità anche il saper assorbire e smaltire le frustrazioni, avrà arricchito il suo bagaglio personale della capacità di adattamento in base alla quale, sarà in grado di costruire nuovi equilibri interni rispetto al divenire degli eventi.

Tutto questo aiuta a raggiungere gradualmente uno stato interno di dialogo maggiore con se stessi e quindi una migliore gestione di sé attraverso l’autocontrollo.

Chi di noi non si è mai rammaricato per non essersi saputo controllare in questa o quella situazione ed aver agito d’impulso innervosendosi oltre misura?

Credo siano in pochi a vantare l’autocontrollo….

Quando si dice… “CONTA FINO A DIECI!”…

Mentre si “conta fino a dieci”….. ci si dà modo di verificare, con l’aiuto della logica, l’adeguatezza delle nostre reazioni e se queste sono commisurate allo stimolo o meno. Solo così si potrà decidere se è il caso di esternare le proprie emozioni o no.

In poche parole:

  • se si verifica che la reazione potrebbe essere esagerata rispetto allo stimolo, si converrà che è bene non esplodere all’esterno in quanto NON E’ NECESSARIO e si attua l’autocontrollo
  • ma, se la conclusione sarà contraria e non si esterneranno le proprie emozioni, si attuerà una repressione (implosione!) a proprio danno!!!!!

Se ci facciamo caso, siamo partiti, in questo “viaggio”, dal raggiungimento della maturità e dalle frustrazioni conseguenti… e siamo passati attraverso l’adattamento e l’autocontrollo….quindi, consequenzialmente, arriviamo alla capacità dell’essere umano di comunicare con se stesso e col mondo esterno per cui diventa

conciliante:

acquisisce la capacità di armonizzare dentro di sé i sentimenti e le emozioni vitali e comincia ad avere un buon rapporto tra la propria energia psichica e quella corporea

A queste condizioni, l’essere umano non è solo maturoma, arricchito dell’autocontrollo e della conciliazione, si appresta a diventare un saggio…

Il saggio è colui il quale, grazie alla sua maturità ed alla sua esperienza, qualitativamente tangibile, raggiunge la capacità di integrazione ed adattamento….quindi riesce a “rallentare” nel rapporto con gli altri, per scelta, perché sa cosa aspettarsi e si comporta in modo da proteggersi, ottenendo risultati molto più apprezzabili di colui che è “soltanto” maturo…

E’ evidente, alla luce di quanto detto, che

  • la saggezza non prescinde dalla maturità
  • la maturità prescinde dalla saggezza
  • e che sia l’una che l’altra prescindono dall’età.

Per concludere ed avere chiara la differenza tra la maturità e la saggezza …usiamo una similitudine….

  • Si diventa maturi affrontando una fatica come potrebbe essere quella di scalare una montagna altissima, facendosi male, cadendo, graffiandosi (effetto del vivere e superare le fasi transitorie e l’impatto e superamento delle frustrazioni)….
  • Si diventa saggi quando, arrivati finalmente in cima, ci si riesce a mettere nelle condizioni di apprezzare a pieno il paesaggio….con un respiro calmo e regolare….. calmo e regolare……calmo e regolare…….

“Ci vuole saggezza per comprendere la saggezza. La musica non è nulla se il pubblico è sordo” (Walter Lippermann)

 Stefania Labate (20 aprile 2008)