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La “collana” sull’Amore che vi proponiamo, prende origine dall’Opera Omnia “Il sofferto bisogno di amare” e si offre come spunto per le brevi riflessioni video del canale YouTube “infinito presente”. Nessuna velleità di apparire come una guida per vivere meglio ma, soltanto, un’occasione per provare a ritrovare la via, incisa in ognuno di noi, che ci ha permesso di sorridere ogni volta che abbiamo incrociato gli occhi di chi ci ha amato veramente.

In questo dodicesimo incontro: “Le conseguenze dell’Amore, sulle funzioni cerebrali”

Pare che tutto ciò che esiste, sia stato generato da quella esplosione vitale chiamata “Big Bang” e partita da un piccolissimo elemento ad elevatissima massa e densità: il “buco nero primordiale” alloggiato nelle tasche di Dio.

All’interno di questo microscopico e, al tempo stesso, grandissimo laboratorio di vita, erano (e sono) contenuti i semi, le farine e i lieviti capaci di dare origine a tutto ciò che chiamiamo “il Creato”.

L’Umanità ha scoperto l’angoscia del buio che si appalesa ogni volta che si scopre che nessun “deus ex machina” verrà in soccorso: una sorta di “Lutto originario” prodotto quando sei costretto ad accettare l’idea di non possedere altri se non, forse, te stesso: “una traccia ardua, viva e durevole di ciò che si accetta di perdere come prezzo di ogni scoperta” (Paul Claude Racamier)

La psicoanalisi chiama, tutto ciò, superamento del bisogno di quello scudo “paraeccitatorio” genitoriale, capace di scacciare ogni paura.

E siccome proiettiamo nel rapporto con chi amiamo tutto quello che ci è stato trasmesso (in un modo o nell’altro) dai nostri genitori, proviamo domandarci, giusto per capire cosa debbono attendersi le nuove generazioni:

COSA RESTA DEL PADRE?

All’interno di una sua interessante opera, Massimo Recalcati descrive due modi di essere “PADRE” che, simbolicamente, vengono incarnati nella figura Omerica di Ettore (come funzione di guida “etica”) e il padre di Freud descritto (da Sigmund stesso) come piccolo borghese indebolito e umiliato: sostanzialmente (per dirlo alla Freud) “Castrato” (senza coraggio) o, per essere più moderni, “forcluso” (cioè, messo da parte).

In realtà, come spiegano i grandi autori psicodinamici, entrambe queste caratteristiche sono presenti, nel Padre, in maniera ambivalente.

Allo stesso modo, in ogni relazione d’amore, coesistono la possibilità di evolvere in maniera adulta o languire in una prigione di infantilismo emotivo.

LA MADRE COCCODRILLO…

“E’ stato, in particolare Lacan (sulle orme di Melanie Klein), a inoltrarsi verso una rappresentazione più inquietante del desiderio materno proponendo di accostarlo alla bocca spalancata di uno spaventoso coccodrillo. in questa versione la madre, anzichè fungere da riparo dell’angoscia, la provoca, la scatena, diventa un’incarnazione terrificante della minaccia che rende instabili, sia il mondo esterno che quello interno” (Massimo Recalcati – le mani della madre)

Vedremo, nel prosieguo di questo lavoro, quali ricadute avrà, all’interno del rapporto di coppia, la presenza di una madre “ingombrante”.

Ovviamente, esiste la possibilità di potere incontrare le mani di una madre che aiuta e facilita il processo di crescita e maturità

In questo caso, ci saranno tutti presupposti di una vita giocata a carte  scoperte, senza pregressi troppo condizionanti

Ci sono due modi di vivere la tua vita. Una è pensare che niente sia un miracolo. L’altra è concludere che ogni cosa sia un miracolo. (Albert Einstein).

A volte basta veramente poco per trarre ispirazione e scrivere qualcosa di interessante con cui esprimere, in maniera sintetica, il contenuto di pensieri complessi, la cui folla di idee non riusciremmo a trasmettere altrimenti.

Dopo giornate devolute a quei percorsi (a metà fra la speleologia e l’archeologia) che portano alla radice della nostra essenza trigenerazionale (da cui “discende” l’organizzazione e il funzionamento della personalità di ciascuno) cerco, come elemento necessario indispensabile, una fonte che mi riporti alla sensuale spiritualità delle Leggi di Natura per cercare risposte sempre diverse (ma pur sempre coerenti) a quelle che, credo, siano le quattro domande più importanti della vita:

Cosa è sacro;

Di cosa è fatto lo spirito;

Per cosa vale la pena vivere;

Per cosa vale la pena morire.

Si potrebbe, a mio giudizio, rispondere racchiudendo il tutto all’interno di questa conslusione che diventa, al tempo stesso, una massima di vita:

LA PAROLA DATA, NEL PIACERE DELLA MONOGAMIA E DELLA GENTILEZZA

“Sono diventata brutta” disse la rosa appassita, allo specchio. “No” – rispose lui – “Sei sempre bellissima. Solo che io non so rifletterti per come ti vedo”

Via via che il rapporto si approfondisce, l’ipotalamo stimola la produzione dell’ormone OSSITOCINA, che produce sentimenti di tenerezza e calore, rafforzando inoltre i recettori cerebrali legati al circuito delle emozioni.

Baci, carezze e l’approfondirsi dell’intimità, fanno aumentare ulteriormente i livelli di ossitocina. Un altro ormone, la VASOPRESSINA, collegato alla memoria, ci fa consapevolizzare e apprezzare l’importanza, il piacere e il valore della fedeltà e della monogamia.

LE CONSEGUENZE DELL’AMORE, SULLE FUNZIONI CEREBRALI

La neurobiologia interpersonale, una delle ultime frontiere della neuropsichiatria, indaga le conseguenze dell’amore sul corpo e come il cuore influenza il cervello. Dai test, risulta chiaro che i sentimenti aiutano a sentire di meno il dolore fisico e persino a riprendersi da un ictus.

La studiosa americana Diane Ackerman ha sperimentato gli effetti positivi nella cura a base di affetto sul suo compagno, dopo essere stato colpito da ictus. Gli esperimenti che Diane Ackerman ha pubblicato sul New York Times sono impressionanti: “Ho cominciato a sperimentare nuovi modi di comunicare: attraverso gesti, emozioni facciali, giochi, empatia e una tonnellata di affetto. Lentamente il cervello di mio marito ha cominciato a rimettersi in moto rispondendo alle sollecitazioni”. A dimostrazione che sono i sentimenti a guidare il cervello.

La più grande scoperta della neurobiologia interpersonale è che il cervello non smette mai di modificarsi, come sostiene la teoria di Dan Siegel dell’Università di Pasadena, soprattutto mentre facciamo amicizia e scegliamo il nostro amore.

“Il corpo – spiega Ackerman – ricorda quell’unicità sentita con la mamma e cerca il proprio equivalente nel partner adulto”.

La sincronia tra la mente del bambino e quella della madre è stata fotografata grazie alla scansione elettronica del cervello ed è la stessa sincronia registrata, proprio, tra gli innamorati.

Naomi Einseberger, dell’Università della California è arrivata a conclusioni simili, partendo però dalla situazione opposta: ha dimostrato che alcune aree del cervello che registrano il dolore fisico sono le stesse che si accendono quando si viene lasciati dal partner, nel momento in cui si vive, anche, una sorta di dolore sociale/relazionale

Nel 1982, Papa Giovanni Paolo II, scriveva che per costruire la pace fra i Popoli la si deve, prima, costruire nel nostro Cuore.

Ma il cuore, ce l’ha una casa?

Oggi, un bambino mi ha chiesto: “Ma il cuore sta sempre nello stesso posto, oppure, ogni tanto, si sposta? Va a destra e a sinistra?”. Ed io: “No, il cuore resta sempre nello stesso posto. Al centro, leggermente spostato a sinistra…” Ed intanto penso: poi, un giorno, crescerai. E allora capirai che il cuore vive in mille posti diversi, senza abitare, davvero, in alcun luogo. Ti sale in gola, quando sei emozionato. O precipita nello stomaco, quando hai paura, o sei ferito. Ci sono volte in cui accelera i suoi battiti e sembra volerti uscire dal petto. Altre volte, invece, fa cambio col cervello. Crescendo, imparerai a prendere il tuo cuore per posarlo in altre mani. E, il più delle volte, ti tornerà indietro un po’ ammaccato. Ma tu non preoccupartene. Sarà bello uguale.. oppure, forse, sarà più bello ancora. Questo, però, lo capirai solo dopo molto, molto tempo. Ci saranno giorni in cui crederai di non averlo più, un cuore. Di averlo perso. E ti affannerai a cercarlo in un ricordo, in un profumo, nello sguardo di un passante, nelle vecchie tasche di un cappotto malandato. Poi, ci sarà un altro giorno… Un giorno un po’ diverso… Un po’ speciale… Un po’ importante… Quel giorno capirai che non tutti hanno un cuore…” (Anonimo)

Questo video riassume, semplificandoli, i contenuti finora espressi, offerti con una delicata base musicale. Buona “degustazione”

Arrivederci alla prossima puntata, dal titolo “DUE COME NOI, CHE…”

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