Chissà perché a volte si preferiscono le strade tortuose!
Forse, come canta Ligabue, strade troppo strette e diritte per poter cambiar rotta e sdraiarsi un po’ impediscono le inversioni di marcia. In fondo una strada spigolosa ma abbastanza larga consente di fermarsi quando, se non riesci più a stare alla guida e stai viaggiando molto da solo, hai la necessità di rallentare, accostare e lasciare sonnecchiare la mente.
Alcuni rapporti che vivono nella mia vita hanno spesso bisogno di riposare.
L’importante è arrivare con consapevolezza e senza troppo arrabbiarsi. Ma non è così semplice! Le cose spesso si complicano quando si esce un po’ fuori dalle righe, che non vuol dire invadere e ingombrare un territorio circondato e dove poche sono le anime che hanno il pass…
La verità rappresenta sempre la modalità migliore per giungere senza troppi perturbamenti alla pace con se stessi prima che con gli altri.
Cammino in bilico su di una linea talmente sottile che basta anche solo girare lo sguardo per posarlo in un’altra direzione e parte lo sbandamento. Ovviamente l’effetto si amplifica quando la stanchezza ha la meglio e se per un attimo sfugge il controllo ci si perde con grande facilità e forse, è vero, si finisce per tagliuzzarsi qua e là.
Le abitudini nascono senza chiedere permesso, vengono naturali e spontanee come reazione a qualsiasi comportamento o modo di fare. Ancora più problematico quando prendono vita dalle difficoltà per le quali non si riesce proprio in alcun modo a trovare la forza per affrontarle.
Sono “convalescente” da una grande serata di musica rock, uno dei miei preferiti e in testa girano le note accompagnate dai versi che, a suono di chitarra, fanno una bellissima melodia, sfiora la poesia.
“C’è un posto dentro te in cui fa freddo
è il posto in cui nessuno è entrato mai
quella che non sei”
Difficile, questa volta è molto difficile. Devo fare i conti e superare i muri issati dalle paure, da tutto quello che non riesco a spiegare, che mi circonda, proteggendomi e nello stesso tempo incastrandomi.
Spiegare, voler e non voler trovare le parole per porre fine ad un incubo forse nato in risposta ad un momento di solitudine, quando con la punta delle dita tocchi il gelo della condizione più angosciante che ci si ritrova spesso a vivere.
Diverso, il dolore che si prova quando incontri nello sguardo dei tuoi occhi l’ultima delle possibilità che la vita quest’oggi ti offre. Salti su, prendi il treno o rimani ad aspettare con in mano lo sgomento che accompagna la delusione del non essere riusciti e nel cuore una ferita, che si apre e comincia a grondare.
“Io ti ho vista già, eri in mezzo a tutte le parole che
non sei riuscita a dire mai.
eri in mezzo a una vita che poteva andare ma
non si sapeva dove…
Ti ho vista fare giochi con lo specchio
e aver fretta di esser grande
e poi voler tornare indietro quando non si può.”
Dipinti, come in uno dei più bei quadri che mi trovo ad ammirare, si ripresentano i confini del cielo azzurrati e inframezzati dal desiderio, dalla natura delle calde serate d’estate.
Il malessere a volte nasce dall’incapacità di armonizzare le onde del tono dell’umore, che seguono il ciclico altalenare dei pensieri: raggiungo la sabbia della conoscenza e subito dopo mi ritraggo per voler annegare nel mare del non sapere che percorso seguire.
Le emozioni più complesse. Mi ribello con tutta me stessa, combatto la ragione e finisco per preferire lo sfinimento della mente alla linearità e semplicità dei tragitti. C’è un momento però in cui si corre il rischio di non voler più alzarsi dal letto, si vuole rimanere a guardare senza viaggiare, solo ad osservare. Forse per recuperare e ritornare in corsa, in gara di nuovo e con qualcosa in più.
“Quella che non sei
quella che non sei non sei
ma io sono qua e se ti basterà quella che non sei, non sarai
a me basterà.”
Giro intorno, in tondo e mi ritrovo al punto di partenza come se il tempo non fosse passato, a controllare impedendo al naturale fluire il corso dei pensieri. Eppure in fondo alla propria anima bene si sa quello che accade e forse anche il perché. E allora io mi chiedo: dov’è quel tramonto preludio ad una notte ricca di sentimenti che spesso mi accompagna liberandomi dalle paure più grandi e ingombranti e alleggerendo l’anima dal peso di un tormento che non ricordo più dove ha preso vita, ma so che esiste…
“È il posto in cui nessuno è entrato mai.
Quella che non…”
Luciano Ligabue
Questa sera, fra le sicurezze delle cose che mi appartengono proverò a…
Fernanda (20 settembre 2008)
Biologa CNR, Counselor. Responsabile “gestione area informativa” Progetto SOS Alzheimer On Line