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Da uno studio svolto dall’Università di Glasgow su un campione di settemila ex calciatori professionisti scozzesi, è emerso che chi gioca a calcio a livello agonistico rischia maggiormente di contrarre malattie neurodegenerative, come Alzheimer, Sla e Parkinson. Il motivo sarebbe da attribuire ai numerosi colpi ricevuti sulla testa, durante la carriera calcistica. Dunque, il calcio, contrariamente a quanto solitamente si pensa, non sempre è un alleato.

Ciò non riguarda, però, soltanto il calcio inteso come sport, ma anche quello, più conosciuto nel campo dell’alimentazione, definito come “elemento chimico” che viene assunto prevalentemente con la dieta.

Troppo spesso si è portati a pensare che il calcio faccia bene alla salute, particolarmente a quella delle ossa, perciò si ritiene opportuno assumerne  quantità elevate, facendo persino abuso di latticini. Specialmente alle donne che abbiano superato i quarant’anni di età se ne consiglia l’assunzione, anche sotto forma di integratori, indipendentemente dalle reali necessità.

Durante un convegno di biologia sperimentale, un gruppo di ricercatori della Durham University, del North Carolina, ha reso noti i risultati di uno studio effettuato analizzando le Risonanze Magnetiche Cerebrali di circa 80 uomini e 153 donne di età superiore ai sessant’ anni, dai quali è emerso che le lesioni cerebrali evidenti e la relativa demenza erano strettamente imputabili alla quantità di calcio introdotta con la dieta. Il calcio e le lesioni cerebrali, infatti,  erano direttamente proporzionali.

Tale risultato non rassicura certamente le donne, sempre più convinte che il Calcio possa rendere più solide e più dure le ossa. Questo non è stato assolutamente accertato, ma piuttosto è stato dimostrato che si induriscono le arterie cerebrali, con conseguenti  e irreversibili danni all’attività cerebrale.

Lo stesso team di ricercatori, in un precedente studio,  aveva già rilevato i danni che i latticini avevano causato alle arterie cerebrali, attribuendo, però, la causa della demenza ai grassi in essi contenuti e non al calcio, com’è risultato, invece, dalla successiva indagine.

E’ errato, dunque, pensare in generale che un determinato cibo possa fare solo bene. I risultati della ricerca dimostrano che i benefici o i danni ricavati dall’assunzione di un alimento dipendono molto anche dalla quantità che se ne assume.

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