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SOTTRARRE GLI ANIMALI ALLA CRUDELTÀ ” (Emile Zola). Cari amici, quanto più spesso si sente di maltrattamenti disumani sugli animali, a partire dalle uccisioni a bastonate dei piccoli di foca bianca per non rovinare la pelliccia, per finire alle nostre barbare e locali consuetudini dello sgozzamento dei maiali al fine probabilmente di evitare la rapida coagulazione del sangue. Basta guardare negli occhi questi animali o sentire le loro urla strazianti per capire le sofferenze che stiamo loro impartendo e allora mi chiedo:

Ma se un giorno gli animali facessero questo a noi o ai nostri figli?”

Forse basterebbe tale riflessione per farci essere un po’ più compassionevoli… e se esiste una giustizia divina, prima di continuare a infliggere le vostre crudeltà sugli animali, pensate che forse davanti al giudizio di Dio non ci sarà differenza fra uomini ed animali…..lì, saremo tutti uguali!!! (Francesco Schirinzi)

Il 10 dicembre è stasto scelto per celebrare la Giornata Internazionale per i Diritti degli Animali. La data di questo evento simbolico non è casuale ma si basa sul fatto che, proprio il 10 dicembre, nel 1948, l’Assemblea delle Nazioni Unite ha redatto la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, al cui interno sono stati sanciti il rispetto e la dignità per ogni essere umano. Cinquant’anni più tardi, nel 1998, l’associazione animalista che ha preso il nome di Centre for Animals & Social Justice ha deciso di istituire la ricorrenza della Giornata Internazionale per i Diritti degli Animali, con lo scopo di estendere i diritti inalienabili non soltanto agli umani ma anche agli animali stessi.

Affinchè l’essere umano possa provare, nel rispetto dal “Diverso” da lui, ad emanciparsi dalla condizione egocentrico narcisistica (tipica del bambino) di credersi “IL” centro di ogni attenzione (come accade nel rapporto con la propria Madre) e in diritto di servirsi di TUTTO, per riuscire (finalmente) nel difficile cammino del “sentire” la crescita interiore e, con essa, il senso della VITA.

EQUILIBRIUM – Il respiro…

Ti voglio chiedere una cosa: Perchè sei vivo?

Io sono vivo… io vivo… per salvaguardare la continuità di questa grande Società, per servire l’Idea…

E’ circolare: tu esisti per continuare la tua esistenza! Ma, qual è, il punto?

E qual’è il punto della “tua” esistenza?

“Sentire”. Tu non l’hai mai provato e non potrai mai saperlo, ma è vitale come il respiro. E senza quello, senza amore, senza rabbia, senza dolore, il respiro è solo un orologio che fa tic tac!

Nel 2002,esce Equilibrium, scritto e diretto da Kurt Winner. Questo film, in risposta al celebre Matrix del 1999, prende spunto, in realtà da 1984, Fahrenheit 451 il mondo nuovo. Le vicende sono ambientate in una immaginaria Società del futuro. La trama è ambientata a Libria, una sorta di città Stato (alla stregua di Sparta o Atene) di un futuro post atomico, successivo alla terza guerra mondiale, posta sotto il controllo totale di un dittatore soprannominato“il Padre” in grado di esercitare un controllo totale, con tanto di indottrinamento carismatico. In pratica, dopo uno spaventoso conflitto nucleare che ha quasi spazzato via la razza umana dal pianeta, i pochi superstiti hanno deciso di creare un nuovo ordine e sradicare la guerra partendo dalle sue basi, cancellando dall’essere umano l’aggressività e l’indotto ad essa collegato. Sostanzialmente, si tenta di modulare il funzionamento del lobo limbico cerebrale, inibendo la produzione di emozioni. Ogni cittadino, infatti, è costretto, per legge, ad assumere quotidianamente una sostanza (simile ad un neurolettico modificato), il Prozium che dovrebbe inibire, appunto, la genesi emotiva. I ricordi della civiltà del passato sono ugualmente vietati: libri, vecchi dischi o semplici giocattoli, se scoperti, devono essere immediatamente bruciati e, il loro semplice possesso, porta alla condanna di reato di emozioni.

Al fine di sorvegliare, mantenere e tutelare l’ordine costituito è stato creato il Tetragrammaton, a metà tra polizia segreta e ordine monastico, con i suoi efficientissimi e micidiali Cleric addestrati alle discipline di combattimento più raffinate, come il letale kata della pistola (Gun Kata). John Preston (interpretato da Christian Bale) è il migliore tra i Cleric, ma anch’egli non può fare a meno di mettersi in discussione, emotivamente parlando, allorché si trova a dover giustiziare il suo migliore amico e collega, cooptato dalla tentazione di sospendere la somministrazione di Prozium, il ché firma l’impietosa sentenza di morte. Questo film, spettacolare nei suoi effetti speciali, colpisce perché consente un’analisi interessante sul piano psicologico di derivazione circa le attinenze della società contemporanea. Ad un occhio attento, infatti, non può sfuggire il dato in base al quale, gli umani del film (più correttamente, “umanoidi”) non provano emozioni conflittuali e positive, mentre sono spinti ad agire su base aggressiva positiva, anche se convinti di essere nel giusto… e quindi senza provare sensi di colpa. Né più né meno di un gerarca nazista alle prese con la pianificazione dello sterminio ebraico o di un terrorista dell’ISIS che seppellisce, senza tentennamento alcuno, bambini vivi…

io, da piccolo ero molto legato al mondo degli animali.

Ricordo, ad esempio, che raggranellavo più soldi possibile (attraverso regali e mance elargite grazie alla mia servizievole disponibilità) per “riscattare” la vita dei pesci ancora in grado di respirare, esposti sui banconi delle pescherie, e liberarli nelle vasche delle fontane pubbliche.

Con questa premessa ho, spesso, trovato doloroso e sconcertante guardare negli occhi un animale destinato al macello. All’epoca dei calzoni corti, ho vissuto molto in campagna e in montagna, accompagnando mio padre nella gestione delle proprietà della famiglia di mia madre.

Incrociando lo sguardo di vitelli, maiali o capretti, avviati sul “miglio verde” ho sempre avuto una strana sensazione: quella di essere riconosciuto come un essere “puro” a cui, sollevando il capo chino verso l’inesorabile destino, chiedere… “Perchè mi state facendo questo?”

Ora che ho i capelli grigi…

Resto sempre dell’idea che tutto ciò che può sentire dolore non dovrebbe essere sottoposto al dolore. A volte mi angustia, perfino, l’idea dell’insalata che (coltivata in libertà, nei campi) lentamente e dolorosamente (in quanto dotata di sistema nervoso) avvizzisce in frigo, nell’attesa di essere pasteggiata.

Ma…

Ho imparato, anche, che nulla si crea e nulla si distrugge perché, in fondo, è tutta una trasformazione di energia, in forme sempre diverse e più idonee, su piano evolutivo. E, “magicamente” i miei sensi di colpa sublimano come la canfora, lasciando spazio a valutazioni più tranquille e meno perturbate. Quasi distaccate.

Le emozioni. E il dubbio

E’ questo, che fa la differenza. Ma Cosa è un’emozione?

È il risultato di un elaborato di pensiero (in risposta a stimolazioni dal mondo esterno o dal mondo interno) che determina una risposta mentale di attivazione verso il proprio mondo interno ( stato d’animo, umore ) o verso l’esterno ( parole, gesti, segni di vario tipo ).

In pratica, nessuna idea, una volta prodotta, può restare “nuda” e inespressa, sul piano emozionale, altrimenti non riusciremmo a generare alcun tono dell’umore (consapevole o meno). Le emozioni,in base al tipo, alla qualità e alla quantità, sono responsabili di stati d’animo variabili.

Ora, il punto è che, Madre Natura, ci mette in condizioni di produrre emozioni “imperturbabili” (prive di conflittualità) ogni qual volta siamo assolutamente certi delle nostre convinzioni ed emozioni tumultuose se, invece, siamo colti dal dubbio dell’errore. In pratica, se e quando ci mettiamo in discussione.

Un Mondo maturo, dovrebbe prevedere momenti di dubbio capaci di generare (dopo ripetute verifiche interiori logiche) tranquillità d’animo. Capaci di renderci “determinati”.

Purtroppo, la cattiva gestione che, di solito, facciamo delle nostre capacità mentali, rende convinti delle proprie idee, anche quando, queste ultime, sono palesemente sbagliate. Tecnicamente, si parla di PRESUNZIONE NEGATIVA.

Ecco che, allora, è possibile la manifestazione di qualsiasi nefandezza. Nel mentre la si pianifica, infatti, si è convinti che sia la soluzione migliore. Alla stregua di uno psicopatico capace di divenire un serial Killer. Senza ombra di pentimento.

Per prima cosa fu necessario civilizzare l’uomo in rapporto all’uomo. Ora è necessario civilizzare l’uomo in rapporto alla Natura e agli Animali. (Victor Hugo)

Forse, allora, la soluzione migliore, non è quella di bombardare gli assassini, con le loro scene raccapriccianti. Si finisce per shockare gli animi sensibili, rendendo sempre più impermeabili, le menti che funzionano “malamente”. Anche se su basi logiche.

La logica, infatti, è soltanto un verificatore posto, si ritiene, nell’Ipotalamo, capace di “rispondere” positivamente o negativamente ai quesiti (generati dalle riflessioni) posti ad essa. La colpa, dunque, non è di chi risponde ma, semmai, di chi pone la domanda, molte volte “ad arte” per sentirsi con la coscienza pulita.

Ecco, allora che, ad esempio, il sadismo (nei confronti di umani o animali) altro non diventa che un necessario scarico di tensioni accumulate da esperienze traumatiche subite da bambino, le azioni terroristiche, situazioni di perequazione sociale, e via discorrendo…

Va bene, ma, che atteggiamento adottiamo, di fronte a quadri comportamentali non accettabili, su un piano oggettivo?

Innanzitutto, verificando l’oggettiva conclusione in merito all’errore procedurale che darà la stura ad azioni nefande. L’unità di misura di tutto ciò, si chiama rispetto.

La lingua italiana, connota, con tale termine un sentimento di riguardo e considerazione nei confronti di persona ritenuta degna. Non si fa menzione di animali o piante. E, questo, non perché non si debba portar loro, rispetto quanto, piuttosto, perché è solo la razza umana che deve mostrarsi degna delle enormi aspettative di Madre Natura, la quale ha investito molto su di noi, dotandoci di grandi capacità potenziali allocate nei meandri del raffinato sistema nervoso.

Piante ed animali somigliano all’Ipotalamo: sono nati “perfetti” e vanno capiti, per essere utilizzati come maestri in grado di spiegare “il perché e il per come” delle cose presenti in Natura.

Gli esperti di psicologia e neuroscienze (così come anche i Filosofi) puntano l’attenzione sull’importanza del rapporto con se stessi, la propria identità. La corteccia cerebrale di tipo “associativo” (quella che, per riconoscere elementi posti dall’esterno, attinge all’archivio multimediale creato dai 5 sensi), è stata strutturata per dialogare “essenzialmente” con se stessa.

E, questa, è una prova dell’esistenza della propria identità

Ma, getta le basi dell’egocentrismo, per cui ci consideriamo al centro del nostro Universo, legittimati a strumentalizzare tutto e tutti. Il processo di crescita maturativo ci porta a considerare gli altri come diversi da noi e dotati di eguale importanza. Un ulteriore balzo in avanti, consisterà nell’entrare in contatto con il tutto intorno a noi. Praticamente, ci renderemo conto di essere immersi in un sistema di cui siamo parte, come “semplici” ingranaggi, fatto di onde elettromagnetiche che, a seconda della loro frequenza (e lunghezza d’onda) riescono a generare i colori, i suoni e le varie forme viventi (a questo punto anche i minerali possono essere considerati tali, visto che li anima una “corrente” di energia vitale, pronipote di quella che si è liberata dal Big Bang). La nostra identità, quindi, scopriremmo, è un tassello intermedio fra noi e il tutto.

Non meravigliamoci di ciò. Di fronte all’Immenso che ci circonda, siamo più piccoli di una colonia di formiche. Eppure, a differenza loro, “percependo” i segnali che ci vengono dall’essere costituiti della stessa materia dell’Universo, crediamo di essere ONNIPOTENTI.

Ma la Natura ha previsto anche questo…

dotandoci di Neuroni specchio, capaci di farci “sentire” gli stati d’animo altrui, entrando in vibrazione con l’altro (che sia umano, animale in genere, o vegetale, poco conta) alla stregua di un Diapason. Ci manca lo sviluppo e l’allenamento.

Un grande statista americano, soleva attardarsi, la sera, a contemplare le stelle, per acquisire la giusta dimensione di infinitesimalità relativa, di fronte alla grandezza del “Cielo”…

E noi?

Beh, ho scritto perchè, secondo me, siamo quello che siamo, nel mio articolo dal titolo Caro Dio…, per cui potremmo fare come John Preston che, aiutato anche da un cucciolo di cane….

Ha rianimato le proprie emozioni vitali.

Per potersi considerare il TUTTO di una parte del TUTTO.

Giorgio Marchese – Medico Psicoterapeuta, Direttore La Strad@

Un grazie all’amico d’infanzia Francesco Schirinzi, per avermi stimolato queste riflessioni

One Reply to “L’Uomo, la Bestia e la Virtù…”

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