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Dicono gli esperti di psicologia dell’età evolutiva che, a condizionare il carattere dei bambini, non è tanto quello che osservano (attraverso i mass media) quanto, piuttosto, come “vivono” quello che entra nelle loro menti. Sostanzialmente, molto dipende da quanto ritengono accettabile, condivisibile e vicino al proprio sistema di vita, grazie agli esempi che ricevono dalle persone di riferimento: genitori e affini. Spesso accusiamo la Televisione e la Rete di Internet, di plagiare le coscienze delle nuove generazioni… eppure, nessuna delle due è il nostro genitore, neppure il nostro educatore, ancor meno il nostro compagno di viaggio. Per cui affermare che “la vita mi sia passata davanti, e non me ne sono accorto, perché la televisione e il computer mi hanno condizionato o, peggio, ipnotizzato”, è davvero una mera giustificazione. Sarebbe come sostenere che la dipendenza sia nata insieme alle Slot Machine! La tecnologia è l’imputata? La corte che giudica, saremmo noi (cioè, quelli che non hanno tempo per una carezza, né per una preghiera)? O, semmai, la verità è che siamo proprio noi, ad aver creato distorsioni educative, in quanto confusi e mal preparati? Forse sarebbe meglio ammettere che, quando cominciano i compromessi con le proprie responsabilità di genitori, di educatori o di accompagnatori si è destinati a una proiezione virtuale, che indica nei ragazzi una deficienza non loro… PER LEGGERE TUTTO IL RESTO, CLICCARE SUL TITOLO.



… ma, piuttosto, nostra. I mezzi di comunicazione, per definizione, non sono il fine cui devolvere il percorso della nostra vita ma, piuttosto, un mezzo per informarci, intrattenerci e relazionarci con maggiore comodità. Per il tempo necessario e senza esagerazioni.

Proviamo
a domandarci, ad esempio se, un ragazzo del 2016, sia più o
meno “sveglio” sul piano intellettivo, dei coetanei che
lo hanno preceduto, a partire dai primi anni del 900…

L’elemento
di immediata considerazione riguarda il fatto che, in quell’epoca
l’obiettivo della possibilità di studiare, era
considerato, al tempo stesso, un privilegio e un traguardo
prestigioso, in grado di offrire l’emancipazione
dall’abbrutimento post industriale.

Oggi,
invece, la Scuola in generale e lo Studio, in particolare, vengono
vissuti come incombenze anacronistiche al pari della leva militare
obbligatoria di qualche anno fa.

Ciao
amore, non lo so a cosa serve: è solo un po’ della mia vita
che si perde!” (Fabio Concato)

Ma,
riflettiamo un attimo: è plausibile concludere che il volume
dei dati culturali a disposizione di qualsiasi studente di fascia
“media” sia equivalente, se non superiore, a quello su
cui poteva contare uno studioso che si approfondiva di filosofia e
scienza all’epoca di Federico Secondo di Svevia (grande e illuminato
uomo di potere, di Scienza e di Cultura in generale)…

Ed
in effetti

E’
opinione comune che le nuove generazioni siano le più
preparate anche se le meno valorizzate… e, questa, è

una condizione, per lo più, reale che dipende dal fatto che si
studiano argomenti e materie che non sono richieste o non si sanno
rendere appetibili ai possibili committenti.

Se,
a ciò, aggiungiamo che, ad esempio, le supersollecitazioni
mentali di un giovane vertono sull’utilizzo continuativo di
tecnologie informatiche che allenano le facoltà intellettive
ma ne inibiscono l’utilizzo logico per via dell’eccessiva
aggressività che consegue allo spasmodico e affannoso rapporto
con questo mondo virtuale in continua trasformazione, ecco che,
mentre un secolo (e più) fa, ci si “accontentava”
di imparare a leggere, scrivere e far di conto per un utilizzo il più
pragmatico possibile, oggi si “passeggia” in una realtà
virtuale che è molto lontana dai “veri” fatti
delle cose di tutti i giorni.

Ma
è colpa della tecnologia o dell’approccio che ne consegue?

Ad
esempio, se determinassimo un incidente stradale alla guida di una
Ferrari, la colpa sarebbe di chi l’ha progettata, della vettura
stessa o, piuttosto, della nostra presuntuosa incoscienza nell’essere
saliti a bordo di un bolide che non sapevamo condurre?

Allora,
è sbagliato pensare di creare o utilizzare “videogiochi”
in 3D o, semmai, non è corretto che per impossibilità
genitoriale (magari anche motivata dalle oggettive difficoltà
sociali) ad occuparsi adeguatamente dei figli, questi ultimi siano
avviati a considerare la Play Station alla stregua di una maestra di
vita?

Probabilmente, dovremmo fare nostra (indipendentemente dalla fede che ognuno professa), la filosofia di S. Agostino, quella del dialogo e della relazione improntata a ribadire il valore della memoria, dell’intelletto e della volontà.

Per aiutarci a comprendere i segni di un disagio che è sempre più relazionale; per non inciampare nella vulnerabilità delle giustificazioni, nelle incredulità costruite, nelle inadeguatezze improvvise.

Questo modo di “intendere la vita”, potrebbe allontanare il pericolo incombente dell’inabitabilità dell’Uomo con se stesso e con gli altri, soprattutto in quella “pseudo convivenza” mediatica che sono i Social Network.

Il Mondo, comunque, sarà sempre più basato sulle comunicazioni ma ciò, però, resterà condizionato dagli aspetti soggettivi che, spesso, non accettano più alcuna verità. La Famiglia, la Scuola e la Società sono sistemi divenuti complessi e sempre più difficili da interconnettere.

Allora, non è quello che ci propinano, a dover accusare… ma i valori da trasmettere in quel primo nucleo sociale che è l’ambiente che frequenti fin dal primo istante in cui sei venuto al mondo. In base agli esempi che, Madre e Padre riescono a mostrare, senza fingere di essere quello che non sono e coerenti con i principi della propria personalità, si allontanano quelle stagioni di parole contorte, frutto di pensieri distorti che portano ad intendere che un semaforo rosso, ad esempio, sia solo il punto di vista del Comune, piuttosto che una regola stradale!

In conclusione, siamo dentro fino al collo nell’era delle comunicazioni istantanee, travestiti da esploratori del multimediale. Proprio per questo, sarebbe bene tendere a fare gli “entronauti” di noi stessi quanto meno per ascoltare/osservare con orecchi/sguardi nuovi i tanti figli, al palo, in attesa.

Accompagnare, costa sicuramente di più in termini di tempo e denaro, ma consente di rispettare nei più giovani, il diritto a essere protagonisti attivi della propria crescita personale… e negli adulti, la capacità di appropriarsi finalmente di vista prospettica, quanto meno per tentare di evitare scivolate devastanti. Di cui, Televisione & Co., sono sicuramente estranee ai fatti.



“Perché dovremmo onorare quelli che muoiono sul campo di battaglia? Un uomo può dimostrare lo stesso spericolato, coraggio, calandosi nell’abisso di se stesso” (W. B. Yeats).



Vincenzo Androus Counselor, Tutor Comunità “Casa del Giovane” Pavia



Giorgio Marchese (Medico Psicoterapeuta, Counselor) – Direttore “La Strad@”