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In momenti come quelli che stiamo attraversando, la Storia insegna a non dimenticare che…



Tutto iniziò XIV secoli or sono, quando Abramo lasciò la città natìa di UR, in Caldea, e dall’antica Mesopotamia meridionale ( l’attuale Iraq ) trasmigrò nella terra promessagli da Dio, la terra di Canaan .


Dai suoi lombi, per come narra la Bibbia, si sono originate due stirpi: quella araba e quella ebraica; la prima, per merito di Ismaele, figlio naturale di Abramo, concepito con la schiava egizia Agar; la seconda, invece, si sviluppa grazie alla nascita miracolosa del figlio Isacco, concepitogli dalla moglie Sara, già avanzatissima nell’età, anche questa nascita fu preannunciata ad Abramo dalla volontà di Dio.

Ma, allorché Abramo ed i suoi familiari si insediarono nella nuova regione, operarono una netta differenziazioni tra loro e le tribù autoctone del luogo: i Cananei, gli Amorrei, i Gebusei, tanto per citare le più cospicue popolazioni di quella terra.

La storia biblica ci narra, poi, la trasmigrazione e lo stanziamento in Egitto dei nipoti e pronipoti di Abramo, al punto che prosperarono, prolificarono e si moltiplicarono in numero così vertiginoso ( anche questo era stato predetto da Dio ad Abramo ) da costituire, secondo il giudizio del Faraone Ramses II, una vera minaccia per il regno, e così iniziarono le prime persecuzioni caratterizzate da uno sfruttamento schiavistico che si prolungò per oltre 430 anni, e si concluse con il grande Esodo biblico organizzato e guidato da Mosè.


Dopo una peregrinazione quarantennale nel deserto del Sinai, Mosè potè indicare al suo popolo stremato la definitiva terra promessa. La Palestina; non senza affrontare cruente guerre con i popoli che già occupavano quella terra, ma finendo per sottometterli occupando i territori palestinesi, strategicamente difendibili.


Gli Ebrei, fin da quel tempo remotissimo, furono considerati degli intrusi e dei conquistatori, per cui un odio insanabile li ha divisi dal mondo arabo, prima, e da quello islamico, dopo, accresciuto, oltretutto, da differenze religiose, culturali e politiche che gli stessi Ebrei hanno sempre rimarcato.

Ma fu proprio la religione, l’orgoglio di essere il popolo eletto, a tenere uniti i discendenti di Abramo e Giacobbe, allorché soffrirono la cattività egizia, quella babilonese del 586 a.C. e la diaspora del 70 d.C., quando i Romani distrussero Gerusalemme ed il Tempio. Da allora, gli Ebrei vagarono per le contrade del mondo, e dovunque cercassero di stanziarsi, furono sempre sopportati, più spesso perseguitati, quasi mai accettati; su di loro peserà l’accusa di deicidio, almeno fino alla riconciliazione di Papa Paolo VI.


Da quel lontano 70 d.C. gli Ebrei peregrinarono per quasi 1900 anni, fino a quando, con decisione quasi plebiscitaria l’assemblea delle Nazioni Unite, nel 1948, decretò la nascita dello Stato repubblicano di ISRAELE; finalmente si concretizzava l’augurale saluto di commiato che gli Ebrei si sono scambiati per tutti quei secoli: ” SHALOM”, ovvero, ” l’anno venturo a Gerusalemme”



E per 20 secoli, questa stirpe, frammentata in piccole comunità, fatta oggetto di soprusi, rapine, massacri e genocidi atroci, fra i quali la “SHOA” ad opera del nazismo, (che spesso, si riaffaccia come rigurgito di miasmi ideologici proprio nel cuore della ” civilissima Europa”) non ha mai cessato di onorare il suo “JAVEH”, sia adorandolo nell’acre aroma dell’incenso della sinagoga, sia elevandosi a Dio attraverso le macabre volute del fumo dei forni delle tante Auschiwitz.

Che se dobbiamo minimamente scomodare qualche testimonianza storica, ci accorgiamo che l’antisemitismo iniziato dall’imperatore Tito, proseguirà con Giustiniano, più famoso come codificatore del diritto romano, prosegue, poi, con le persecuzioni di Riccardo Cuor di Leone, durante le Crociate (altro bagno di sangue perpetrato dai popoli cristiani d’occidente contro gli arabi della Palestina, propugnato da Papa Urbano II e propagandato da Pietro l’eremita: correva l’anno 1085), continua con le disposizioni di Papa Innocenzo III del 1215 ( che impose agli ebrei di portare sulle loro vesti un disco giallo che tanto ci ricorda la stella di David imposta dai nazisti).

Non c’è un solo periodo storico in cui questo martoriato popolo peregrinante abbia potuto godere di un tempo di pace, o, almeno, di tregua.

Nel 1290 sono scacciati dall’Inghilterra, nel 1306, dalla Francia; Papa Paolo IV ( quarto) obbligò gli ebrei a rinchiudersi in quartieri circoscritti da alte mura: e nacquero i “ghetti”:

E quantunque, a prezzo di sacrifici inenarrabili e di orrende stragi, finalmente, si videro riconosciuti il diritto alla nascita dello Stato di Israele, agli antichi e precedenti persecutori si sono sostituiti gli arabi; quel mondo islamico nella cui matrice genetica non è mai venuto meno l’antico odio, che non ha esitato a scatenare dal 1958 in poi guerre violente nel vano tentativo di cancellare dalla terra di Palestina il popolo ebraico.


Ecco perché suscita gravissima disapprovazione di moltissimi cittadini di tutto il mondo le inammissibili piazzate di vocianti cortei inneggianti ad una Pace che è solo un modo incivile, antistorico, falso di interpretare recenti avvenimenti:


Se il sacrificio in uomini e mezzi, dispiegati dagli stati coinvolti, riuscirà a creare una nuova Iraq ed un nuovo Afghanistan o, meglio ancora, una nuova Siria dove democrazia e libertà risolleveranno quel popolo dalle sue secolari miserie, allora, forse, una nuova immagine politica di civiltà e progresso “contagerà” i popoli arabi, con buona pace di tutti.

Giuseppe Chiaia ( preside )