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Si può avere torto e ragione contemporaneamente? Noi ve lo dimostriamo.


Ti faccio un esempio, in cui si dimostra come ciò sia possibile.

Assumiamo che la presunzione sia data dalla seguente somma:

  1. limiti dell’E.U.
  2. +

  3. certezza individuale di aver visto tutto.

Per meglio riflettere su questo schema: immagina due Esseri Umani chiamiamoli per comodità A e B che interagiscono.

L’E.U. “A” ha le conoscenze di un settore denominato X e

L’E.U. “B” ha le conoscenze di un settore denominato Y;

è evidente che entrambi hanno una zona di conoscenze comuni, lì ove si incontreranno, che denominiamo

settore W

Questi i dati, per ipotesi.

Cosa accade normalmente fra due E.U. che si incontreranno in un qualunque dibattito (aventi i suddetti dati)?

Il personaggio “A” rispetto al personaggio “B”, si troverà d’accordo in ciò che riguarda il settore W; altrettanto farà il personaggio “B”.

Ma inizieranno le discordie non appena il primo effettuerà dichiarazioni che fanno parte delle conoscenze che l’altro non può verificare.

Ne risulterà che agli occhi dell’uno l’altro potrà avere torto e viceversa; quindi il torto o la ragione saranno valutati in base alle conoscenze reciproche che i personaggi hanno più o meno in comune.

E questo è già tanto;

i guai veri e propri cominciano quando si incontrano E.U. con conoscenze settoriali completamente differenti.

Tutto questo cosa ci dimostra? Che noi E.U. siamo tutti parziali e se fossimo un pochino più realisti e ridimensionati, sarebbe molto facile accettare tutto ciò e vivere con maggiore rispetto gli uni degli altri, e soprattutto con reciproco vantaggio.

GIOVANNI RUSSO

Per un approfondimento, date un’occhiata qui


Commento e Riflessioni

Nel comunicare è bene usare la regola del rispetto e dell’educazione nel senso di:

  1. saper osservare l’interlocutore
  2. evitare pregiudizi nei confronti dell’interlocutore;
  3. ascoltare sino in fondo l’interlocutore senza interromperlo;
  4. capire qual è l’argomento in discussione e rendersi conto se lo si conosce;
  5. verificare il proprio grado di attenzione nei confronti dell’interlocutore;
  6. stabilire quanto ci interessa l’argomento proposto;
  7. verificare la nostra disponibilità alla discussione in quel momento.


E, naturalmente,

pretendere le stesse cose dal nostro interlocutore, ove ciò sia possibile. Oppure rendersi disponibili, in base alle proprie motivazioni, alla discussione, anche quando non si ha, da parte dell’interlocutore, rispetto per tali parametri .

Questo è un elenco sommario ed “aperto”, come avrete notato. Vi voglio dire che io nella comunicazione ( a partire da quella con me stesso ) ancora, non riesco a mettere a fruttoquesti “punti”: posso pensarli, essere d’accordo sulla loro giustezza ed utilità e quant’altro, ma tra il (pensare) dire ed il fare, come sempre, c’è di mezzo il mare. Diventa, quindi, importante saper nuotare:


…io vado spesso in piscina e, quando le condizioni climatiche lo consentono, sulla costa…

Francesco Chiaia – 7 dicembre 2003