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Perchè?


News Neuroscienze – P.N.E.I.

Spesso le malattie della pelle sono stress correlate e oltre al giusto impiego di lozioni e creme serve moltissimo modulare il ritmo della vita a livelli più consoni, in termini di qualità ed equilibrio. In Italia, più della metà della popolazione soffre, o ha sofferto, di un problema che riguarda la pelle e , di questa percentuale, circa un terzo ha avuto bisogno di cure mediche.

Neurofisiologi del Cousin Center per la psiconeuroimmunologia dell’università della California, dopo aver sottoposto un gruppo di volontari a un esperimento che prevedeva l’induzione di stress da esclusione, ovvero da rifiuto sociale, hanno visto che in quegli individui in cui alcune aree del cervello risultavano iperattive, aumentava la risposta infiammatoria misurabile attraverso diversi parametri come la produzione di citochine.

È sperimentalmente dimostrata, quindi, l’esistenza di una sensibilità maggiore allo stress per alcune persone che la manifestano attraverso una reazione cutanea.


“Tra il cervello e la pelle – spiega Marcello Monti, docente di dermatologia dell’università degli Studi di Milano – esiste una specie di corsia preferenziale perché entrambi originano dallo stesso foglietto embrionale. Come dermatologi, vediamo gli effetti di questo collegamento ogni giorno. Basti pensare alla psoriasi, una delle più diffuse malattie della pelle: più di metà delle persone con questa patologia ricordano di aver vissuto esperienze stressanti prima della comparsa o dell’aggravamento della malattia. La medicina non è in grado di dirci perché alcuni reagiscono allo stress con manifestazioni fisiche evidenti, cioè somatizzano, e altri no. E neppure sa dirci perché queste manifestazioni siano così diverse da persona a persona: c’è chi reagisce con extrasistole, chi con attacchi di emicrania, chi con una gastrite. Ognuno di noi ha uno o più punti deboli. Ma la pelle è senza dubbio uno dei bersagli più comuni dello stress”.

Conclusioni e riflessioni

Forse la medicina (ma quella che dimentica di prendere in considerazione l’essere umano nel suo complesso organico ed emotivo) non sarà in grado di spiegare il rapporto fra stress e ricadute oggettive organiche, valide per tutti allo stesso modo ma, se accettassimo l’idea (molto semplice in realtà) di studiare la storia della vita di un individuo in maniera veramente “ontologica” (quello che ha fatto, dove e come ha vissuto, la sua capacità di assorbire e metabolizzare le frustrazioni, la sua efficienza nel risolvere i conflitti interiori, la familiarità verso determinate sintomatologie) sicuramente cadrebbe sotto la nostra attenzione la veridicità della seguente massima di Socrate:


“Se tu sei veramente un medico, sappi che quando curi gli occhi, dietro gli occhi c’è la mente e dietro la mente c’è l’anima. Quindi, quando curi gli occhi, devi capire l’anima.

 

Fonti

  • www.edott.it

 


Giorgio Marchese – Medico Psicoterapeuta – docente di Psicologia fisiologica c/o la Scuola di Specializzazione in Psicoterapia ad Indirizzo Dinamico (SFPID) – ROMA