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Un pensiero delicato…


 

Pensieri degli anni difficili

 

E’ un pensiero delicato, che può solo chi lo sente, senza doverlo cercare. Viene fuori così, naturalmente, come un respiro silenzioso su un affanno della vita. Un sospiro alla vitalità, che si accende e si trasmette.

È un amore, che non può e non vuole arrendere. Si accende fra i tormenti delle ore, confortando e creando una promessa. Sale dritta e arriva al cuore e ti esorta a ripensare. Nel colore e nel silenzio, sopra il grigio delle cose, fra le onde in alto mare.

Nella lunga e lenta discesa riesco a sentire il suo rumore e abbassando lo sguardo, timidamente, una stretta comprime e mi spinge a voler piangere.

Cosa ho fatto?

Dov’è il giusto?

Chi lo stabilisce?

La ragione o il sentimento, la paura o la libertà, la leggerezza della fantasia o la realtà della verità.

La rivedo dentro un mondo in assenza di vivaci tonalità, sento in sottofondo le melodie che accompagnano il suo viaggio e…mi commuovo.

Non mi arrendo e, seguendo il solo sentimento, ritorno immediatamente sui miei passi. Non si può volere solo il proprio bene se quel che più si desidera nasce dal piacere di donare. E di amare!

Mi intenerisco e sorrido con un po’ di dispiacere. Provo il bisogno di recuperare e riafferrare.

Dopo qualche breve ora trascorsa a riposare un pensiero si fa strada all’improvviso a chiarire ogni dubbio. L’uomo, pur maturando l’esperienza che lo porta ad arricchire il suo bagaglio, che lo guida ad imparare, a badare a se stesso come vuole la legge di Natura, conserva in un angolo remoto del suo cuore un desiderio che lo trattiene dentro il mondo della fantasia, dei giochi e dell’irrealtà. E se lo tiene stretto stretto, ma non nascosto, pronto a tirarlo fuori nell’istante in cui con sorpresa si ritrova un po’ spiazzato dall’insorgere improvviso di un sentimento che non vuole aver dimenticato. E quando gli sguardi si incontrano perché si sono riconosciuti è difficile che non si tengano. È impossibile spezzare questo legame che non so e non voglio capire o dover giustificare.

La gentilezza… Ascolto con attenzione il brano che legato ad un momento di smarrimento del mio viaggio è stato carburante per rimettermi nuovamente in movimento, su di un percorso costruito dalle stesse cose della mia vita, ma rivisitate per permettere una lettura più fluida e senza troppi punti che costringano a scendere una riga.

Va vissuta ogni cosa della vita!

Con coraggio. E anche se la paura ogni tanto si frappone a questa passeggiata, l’importante è riprendere la marcia.

I colori, solo due, si combinano creando un accostamento che ricorda una bella sintonia. Danno allegria e rompono un po’ gli schemi che vogliono le regole. Assorbo ogni parola e aspetto che torni indietro, che risalga a far sentire ciò che si è provato. È una sensazione difficile da spiegare, un po’ come tutte le cose che non si possono toccare con le mani o guardare con gli occhi o sentire con le orecchie. Ma lo si può con tutti i sensi insieme e se solo uno si distrae, sfuma il momento. E si deve ricominciare.

Nel momento dell’abbraccio la propria concentrazione si deve posare sul calore, su quello che ritorna dopo questo scambio di piacevole energia. Non si deve avere fretta. Può essere che la cosa si apprezzi meglio e si comprenda dopo tanto. Dopo che gli occhi si sono conosciuti e svelati, senza le parole.

Mi blocco, ma avanzando e guardando dritto avanti a me vedo le cose finalmente chiare per come realmente si sono sistemate. Sono contenta della fiducia che ripongo nella percezione.

I gesti delicati accompagnano le parole, che cercano di trasmettere spiegando. Emerge il desiderio di suggerire, ma, questa volta, non so se le avversità ambientali o altro, c’è qualcosa che distrae e sfugge, come se si percepisse la voglia di comunicare insieme a questo, dell’altro.

Non mi piacciono le cose sistemate con troppo ordine, danno l’idea di non essere vissute. Preferisco un tocco di simpatico disordine, che scompiglia e lascia meglio penetrare. Apro la porta e lascio entrare chi si presenta coi capelli arruffati, chi introducendo un concetto delicato, si emoziona. Lo si vede dalla bocca, che trema un po’ come la mia mano quando cerca di proteggere e anche da un tocco di leggero colore sulle guance.

Un solo istante, non di più!

Lo si coglie solo se guardi attraverso e cerchi di capire.

Il contorno sfugge, non rimane, non importa se nella corsa si è materializzata un po’ la fatica. C’è altro di importante.

Questa sera, pur restando fra il rumore delle mura di città, nello scorcio fra il cemento intravedo il colore di un tramonto che sovrasta e ricopre ogni angustia. Con lo sguardo oltre il cielo, di delicato rosso estivo, ho volato sopra i tetti delle case, respirando a pieno l’aria. L’emozione, sul rumore…

 

Fernanda (20 luglio 2009)