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The “Lancet” approva la melodia in corsia. E finalmente!


News Neuroscienze – P.N.E.I.

Meno stress in sala operatoria. Guarigione più veloce. Aumento degli ormoni che favoriscono attività antiossidanti. Un recupero più rapido dall’ictus. Effetto “anestetico” in chi soffre di dolore cronico. Un effetto benefico sul cuore e sulla circolazione. Sono solo alcune condizioni che ogni casa farmaceutica sognerebbe di ottenere con la somministrazione di un proprio prodotto.

Tali mirabili risultati si possono ottenere con quella che si potrebbe definire la medicina più antica del mondo: la musica.

Il suo impatto benefico sulla salute, raccomandato addirittura dagli antichi greci, è noto (e misterioso) da millenni, e oggi anche una delle più autorevoli riviste scientifiche del mondo, The Lancet, ne attesta l’efficacia pubblicando uno studio dell’università di Harvard.

Il professor Claudius Conrad, ricercatore (e pianista) della prestigiosa università americana, ha dimostrato che, per esempio, ascoltando la musica di Mozart, alcuni pazienti molto gravi ricoverati in rianimazione, hanno reagito con un calo anche del 20% degli ormoni Epinefrina e Interleuchina-6 (che, solitamente sono degli ottimi indicatori dei livelli di stress dell’organismo), osservando un aumento dell’ormone della crescita nel sangue (che rappresenta uno degli indici di guarigione in corso).

Questi risultati si affiancano a quelli di altri studi. Come quello italiano guidato da Luciano Bernardi, del San Matteo di Pavia, che ha dimostrato come l’ascolto di qualunque tipo di musica, fa momentaneamente accelerare il cuore ma, dopo l’ultima nota, produce uno stato di relax in cui i battiti rallentano e la pressione sanguigna diminuisce. Un altro studio, recentemente pubblicato dalla rivista Cochrane systemtic review, ha dimostrato che gli esercizi fisici per soggetti colpiti da ictus, se accompagnati da brani musicali, venivano eseguiti molto meglio. Chiudono il cerchio altri studi che hanno dimostrato un minore uso di antidolorifici nei pazienti con dolore cronico o di anestetici in chirurgia quando si ricorreva al potere delle sette note.

Conclusioni e riflessioni

La musica rappresenta la produzione e l’emissione di onde ad una certa frequenza. Tali sollecitazioni (le onde acustiche, appunto) vengono captate dai nostri sensi, trasdotte in varie “modalità comunicative” (neuromodulatori, neurotrasmettitori, etc.) e veicolate nel sistema nervoso, giungendo a destinazione nelle vicinanze dei neuroni e, prevalentemente, degli astrociti. Giunti in quei punti critici (definiti interstiziali), questi messaggi “contattano” antenne poste sulla membrana cellulare che si “attivano” per far aprire recettori specifici (posti sempre sulla membrana cellulare) e consentire l’ingresso di sostanze “ad hoc” che andranno a stimolare (per farla breve) la lettura di porzioni di DNA. Questo fenomeno è definito “epigenetico” e consente, a parità di DNA, di ottenere risposte cellulare e organiche, sensibilmente differenti.

Cari lettori, tutto questa sintetica spiegazione (che potrete riscontrare, pienamente, studiando libri di biologia cellulare, genetica ed epifenomeni, neurofisiologia, filosofia, etc.) serve solo a mettervi di fronte ad una realtà: ATTENZIONE AI PROCLAMI RELATIVI A QUANTO VIENE EVIDENZIATO IN LABORATORIO. Molto è già stato scoperto e la verità sta sotto i nostri occhi: basta solo saper leggere e decodificare. Usando bene il cervello!

È solo per inconsapevole presunzione che non ci si vuole riconoscere, onestamente, come plagiari. (Johann Wolfgang Göethe)

Fonti

  • www.edott.it

 


Giorgio Marchese – Medico Psicoterapeuta – docente di Psicologia fisiologica c/o la Scuola di Specializzazione in Psicoterapia ad Indirizzo Dinamico (SFPID) – ROMA