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Fotografia della nostra vita…


Quaderni di psicologia

Se è vero, e lo è, che siamo i maggiori produttori di memoria, di ottima qualità e infinita quantità, viene spontaneamente naturale chiedere che fine faccia ed a cosa serva.

Sottovalutata, mal sfruttata, confusa nel suo ruolo fondamentale di alleato puntuale e sempre presente al richiamo dell’attenzione quando, arrivati stimoli e pulstimoli, l’intelligenza attiva la sua minuziosa ricerca mnestica.

Tracce, segnali più o meno riconoscibili da rafforzare per creare dati ancora più certi.

Questo processo avviene sempre e comunque, inconsapevolmente, in noi che del consapevole poco sappiamo e niente del suo antagonista; siamo all’oscuro di un sistema che si mette in atto, con grande precisione, continuamente, nel nostro quotidiano.

Dobbiamo saperne di più!

Ritorniamo agli apprendimenti perché è lì e da lì che parte la nostra avventura; ormai siamo in grado di capirne il condizionamento totale di e su tutte le strutture di elaborazione e comunicazione, in entrata e uscita, della nostra psiche. Le nostre conoscenze assorbite, subite o volontariamente scelte, perché con tenacia cercate, determinano il peso e il valore del nostro oro: “le tracce della memoria”, quelle indelebili impronte lasciate sulla strada dei ricordi.

Strada affollata, affollatissima, dove farsi largo a spintoni e solo i fedeli servitori dell’intelligenza, veri “cani da tartufo” riescono ad avere successo.

Il loro fiuto è infallibile, ma, una volta trovati, i simili vanno analizzati e, su un tappeto di verità e realtà, verificati alla potente luce di una logica impeccabile.

Forse vanno modificati o addirittura cambiati, sicuramente riadattati ai nostri cambiamenti e miglioramenti.

Sono diversi i tempi, i luoghi e noi con loro, almeno si spera, significherebbe essere cresciuti in modo corretto: vivere presenti nella realtà del proprio tempo, nell’egoismo positivo del rispetto del “relativo”, in perenne viaggio mentale alla ricerca del miglioramento soggettivo prima, oggettivo – collettivo poi.

“La vita è conoscenza e dalla conoscenza deriva la scienza”, la memoria è la nostra personale, personalissima scienza, l’archivio privato, segreto a cui attingere e da cui trarre vantaggio dagli svantaggi, positività dal negativo, luce dal buio.

Una montagna di dati da secernere con abilità di sapere, che servono, che vanno scomposti e ricomposti secondo verità e realtà, rafforzati nella loro utilità di sostegno all’energia positiva, quell’attivazione che aziona il benessere.

Studiamo, miglioriamo, diventiamo contenitori degni di degni contenuti: sani, corretti, generatori di corrente utile a produrre una vita utile, di esperienze e azioni soddisfacenti autostima e autoaffermazione, ad accrescere quella sicurezza di sé che dà forza e stabilità, che ci rende alberi, ancora giovani, ma con radici ben salde perché sane, curate e nutrite nel modo giusto per la nostra unicità soggettiva in oggettiva relazione collettiva di un bosco dove nasciamo, cresciamo e interagiamo per fare la differenza migliorandone l’esistenza.

Esseri umani migliori, operato migliore, memoria migliore, di sé per sé è una bellissima sequenza di atti destinati a rendere possibile la continua restituzione della dignità continuamente violata, tradita e abbandonata.

Quella degli esseri umani, che li distingue nel privilegio del “potere”, quello vero, della libertà di scelta, di vita o di morte… della psiche, della sua funzione elevata al pensiero conoscitivo, al servizio del piacere per il benessere o rinchiusa nelle segrete di una corteccia cerebrale che ne detiene capacità e possibilità negate.

La memoria è la fotografia della nostra vita, serve nella misura e maniera in cui riusciamo a valutarla ed utilizzarla; messa lì ferma, immobile a generare rimpianti e incomprensioni è inutile e anche dannosa, ma se la guardiamo bene, attentamente, l’analizziamo e valutiamo ne trarremo sicuro vantaggio per un principio reale di vita reale: l’utilità.

Aiutiamo la memoria dunque, ordiniamo, miglioriamo l’archivio: la coscienza della nostra conoscenza.

Dora Principe