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Il modo migliore per realizzare un sogno è quello di svegliarsi e darsi da fare!”



 

 

Riflessioni – 16

 

Mi osservo allo specchio. Qualcosa non va. Con quali occhi mi posso guardare? Ho cercato, fino ad oggi, di giocare sulle righe del mio futuro, trovare il coraggio di affrontare le ombre, vincere l’indifferenza di chi sa e non vuol capire, dissolvere il “buio” che si cela in chi tenta di spegnere un sorriso…

Cosa voglio di più?

Cercare i pensieri di una generazione ventura, in grado di rischiarare la valle di quanti preferiscono non vedere la durezza che c’è alla luce di un sole malato… dei tanti aliti che si “sciolgono” al calore dei conflitti di un crepuscolo che ha un retrogusto amaro perché, come sempre, l’esperienza prima mette alla prova… e poi spiega la lezione!

“Italiani, popolo di santi, poeti, inventori e navigatori!”

Questa è la convinzione che, nel mondo, hanno di noi. Come mai, allora, … solo “uno su mille ce la fa”? Impegno organizzativo, capacità e intuizione, fortuna, destino. Forse, allora, è importante attualizzare, con una buona progettazione ed un’ottima programmazione, le proprie capacità intuitive. Noi, ragazzi dello zoo di Berlino, alla “base” dello stivale, siamo bravissimi a costruire “fiumi” di idee, cercare comparaggi ed assistenzialismi di vario genere… e accendere ceri al santo di turno! Quelli un po’ più a Nord, forse avranno meno inventiva, ma certamente hanno acquisito un pragmatismo organizzativo che può permettersi di sfidare cabala, malasorte e ire dei potenti rionali! È vero che “chi non osa nulla, è meglio che non speri in nulla” (Friedrich von Schiller) e che “le idee ispirate dal coraggio sono come le pedine negli scacchi, possono essere mangiate ma anche dare avvio ad un gioco vincente” (Johann Wolfgang von Goethe) ma “le persone che riescono in questo mondo sono quelle che vanno alla ricerca delle condizioni che desiderano e se non le trovano, le creano” (George Bernard Shaw).


Siamo alle porte di un quasi Natale, Cosa possiamo aspettarci di buono? Forse, la certezza di essere amati, affinché, anche quando il sipario sembrerà calare… un uscio si schiuderà per lasciare entrare l’avvenire…

Quindi, la decisione di progettare una qualunque nuova impresa, partendo dal principio che tutto può tradursi in successo, a determinate condizioni ( motivazione adeguata – acquisizione del Know How – lunghe simulazioni di applicazione in condizioni avverse), arriviamo alla conclusione che, per creare valore ed opportunità, risulta fondamentale la realizzazione di un piano di fattibilità, in grado di perequare quei valori etici che faciliteranno il dialogo fra i partner che, nella vita, si incontrano. “Un buon principio, se ben seguito, va sempre a buon fine”. (Proverbio Popolare)


Ma cosa è un Piano di fattibilità, al di là di una mera valutazione economica?

Non solo un documento programmatico, al cui interno vengano preventivamente analizzati gli aspetti strategici ed operativi che caratterizzeranno l’inizio di ogni “Start Up” ideale, ma costituisce lo strumento più valido per capire quanto valga la pena investire in nuove prospettive. Agli stupidi non capita mai di pensare che il merito e la buona sorte sono strettamente correlati! (Johann Wolfgang von Goethe)


Quattro. Come i punti cardinali. Quattro. Come gli elementi essenziali da valutare per centrare i propri obiettivi. Come dire: una visione globale.

Vediamo un po’. Determinazione degli obiettivi e individuazione della migliore strategia. Definizione dell’area di operatività (dove realizzerò quello che ho pensato?). Programmazione operativa. Verifica preventiva. Forse è così che si può inventare sogni, alitando sul vetro della propria immaginazione, per non dover mai dire: “Peccato, avrei voluto fare…ma non ho potuto, forse non ho saputo…”

Parlami di te caro futuro, dimmi perché, quando soffriamo anche se non c’è motivo, cerchiamo la gioia nei posti sbagliati ed indugiamo davanti al fuoco dell’amicizia per ascoltare la coscienza “crescere” nella mano. Prova a spiegarmi perché qualcuno è convinto che ci si debba inchinare ai potenti, sorridendo a chi fa finta di batterci le mani e andando a letto “insieme” senza pace, senza più niente da inventare! Ho deciso, aprirò il palmo delle mani ai miei ricordi più belli per salutare chi ha deciso di restare a contare le stelle. Mi osservo allo specchio e, finalmente, so riconoscermi, so di essere io…

G.M.

 


P.S. Questo lavoro rappresenta una rivisitazione dell’articolo intitolato “Come si industrializza un’idea?”.
Con più “anima”.