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Chi ? Pino Daniele? Cosa ha voluto dire nelle sue canzoni? Uno psicoterapeuta ed una musicista, sua amica, provano a spiegarlo “in punta di piedi”. Cominciamo dalla biografia…

Pino Daniele comincia la sua carriera come il ragazzo della porta accanto, inseguendo i suoi sogni e frequentando ambienti musicali che lo stimolano; credendo fortemente nei suoi progetti musicali, con la caparbietà e la determinazione che lo hanno da sempre contraddistinto, si è impegnato fino a poterli realizzare ed imporli al grande pubblico.

La sua forza è da sempre stata il “suo” mondo, forse a volte difficile, ma fatto di emozioni (soprattutto!), di affettività, di ribellione, del fatto di essere se stesso…. sempre e fino in fondo, dal fatto di “avere cose da dire!”.

Proprio grazie a queste non comuni caratteristiche, Pino Daniele ottiene la sua prima affermazione nel mondo musicale italiano nel 1977, periodo in cui Napoli, sua città natale, attraversava dal punto di vista musicale, un profondo cambiamento vivendo la nascita di nuovi ed interessanti fenomeni denominati all’epoca “Napolitan Power”.

Pino viene fuori come esponente di una tradizione musicale innovativa e molto particolare che ha la caratteristica di mescolare e sviluppare la melodia mediterranea e la tradizionale canzone napoletana attraverso una convincente fusione di materiali sonori totalmente differenti ; primo fra tutti il blues, poi il rock, il jazz, il soul e, infine, i ricercati sound mediorientali.

Praticamente un’interessantissima miscela tra le malinconie napoletane e le varie culture d’oltreoceano, confermando, ancora una volta, il carattere principale di Napoli quale punto d’incontro tra idiomi, tradizioni e culture differenti.

Pino, prima di trovare una sua strada da solista, partecipa alla nascita di vari gruppi (come Napoli Centrale) che respiravano la stessa aria di cambiamento che lui stesso stava cercando per poi distaccarsene subito per realizzare il suo progetto da solista.

Nel 1976, mentre viene pubblicato il secondo album dei Napoli Centrale (ormai senza la collaborazione del nostro), contemporaneamente, Pino Daniele presenta il suo primo lavoro discografico, un 45 giri “di prova” della canzone Che calore.

Il suo primo contratto discografico, con la EMI, gli apre la porta della “comunicazione” (quella vera!) con tutto quello che sarà il suo pubblico che lo amerà e lo seguirà nel suo percorso musicale.

 

Pino Daniele si fa conoscere nel ’77 con il suo primo LP (Terra mia) grazie al quale diventa in primo luogo l’esponente principale di un nuovo “sound napoletano” e poi un musicista di notevole qualità di livello internazionale.

Con la pubblicazione di Terra mia quindi il suo nome comincia ad imporsi, seguono infatti album sempre più venduti e concerti memorabili e sempre più affollati.

I “Napoli Centrale” sono solo un ricordo, dopo l’ultimo album del ’77, chiamato profeticamente Qualcosa ca nu’ mmore cedono lo scettro a Pino Daniele che magistralmente non farà mai rimpiangere la fine di questa formazione.

L’apice di questo primo momento s’ottiene a seguito della pubblicazione nel 1982 dell’album Bella ‘mbriana e di un bellissimo concerto gratuito tenuto nella sua città natale.

 

Daniele grazie alla collaborazione di musicisti di fortissimo spessore come Rino Zurzolo (con cui collabora ancora oggi), Antonio Sinagra, Eugenio Bennato, Tony Esposito, Enzo Avitabile e Tullio De Piscopo, porta a maturazione il suo originalissimo progetto musicale fatto di slang americano, dialetto napoletano e un rockeggiante italiano che viene riassunto addirittura negli stessi titoli delle canzoni :

    • Yes I know my way

  • I say je sto’ cca’

  • Ue’ man.

All’accattivante rock-fusion si contrappongono inoltre bellissime canzoni melodiche, di notevole qualità tecnica sia musicale che vocale, tali da essere paragonate molto spesso ai più grandi classici napoletani dell’800 e d’inizio secolo.

Un esempio fra tutti Napule è, nata come canzone di ammirazione nei confronti di Napoli ma, al tempo stesso, di forte denuncia; l’uso di mandolini e al tempo stesso di chitarre elettriche, la forza di una voce calda e molto ricercata, la presenza di un testo bellissimo interamente in dialetto ha reso la canzone una delle più riprodotte e più ricordate.

Ma non è l’unica, Pino Daniele continua a dare voce a melodie altrettanto belle che non avendo un testo diretto come Napule è hanno un successo immeritatamente inferiore. È il caso di:

    • Viento (vera e propria poesia);

    • E circ’ ‘e me capì;

  • Putesse essere allero;

    • Lazzari felici;

  • Libertà;

  • Terra mia;

  • Quanno chiove;

  • Chi tene ‘o mare,

  • Saglie saglie,


Tutte rigorosamente in dialetto napoletano e tutte, di solito, accompagnate dalla sola chitarra. Tutto ciò non fa altro che far distaccare Daniele dal “Napolitan Power” dando al cantautore una sua personale identità caratterizzata da una grande poesia che si muove in un mondo in cui le emozioni sono guidate solo ed esclusivamente dalla forza del “cuore”.

Tutta la produzione fino alla fine degli anni ’80, sancita con la pubblicazione di Bonne Soirée, permette d’identificare il cantautore come il maggiore esponente del rinnovamento della canzone napoletana; una canzone napoletana, quella di Daniele, non legata ad un oleografico sentimentalismo ma capace di spingersi verso orizzonti internazionali.

Non a caso è di questi periodi la partecipazione a numerose rassegne jazz-fusion in Francia e la collaborazione con musicisti di fama internazionale come Don Cherry, Check Corea, Carol Steele.

Dopo un’intensissima produzione segnata da meritatissimi successi e da eccezionali concerti, Pino Daniele raggiunge l’apice del successo e delle gratificazioni con l’album dal vivo (del 1986) Sciò live con il quale ottiene numerosi riconoscimenti ufficiali. Subito dopo comincia un periodo che denota la ricerca di un cambiamento verso un nuovo modo di esprimere il proprio sempre originalissimo modo di fare musica. Così, nell’88 pubblica Schizzechea with love. C’è da dire che Pino Daniele, non si è mai “fermato” alla sua musica, ma ha sempre mostrato interesse per tutto ciò che, guardandosi intorno, trovava interessante; infatti numerose sono le sue produzioni discografiche come quella , uscita nel 1990, degli ORIXAS, un gruppo calabrese che, grazie alla sua guida ed ad una ricerca approfondita, produce uno dei primi “lavori” di etnomusic in Italia. Contemporaneamente (o giù di lì) all’uscita degli ORIXAS, Pino pubblica Mascalzone Latino un album che presenta un Daniele diverso, che strizza (anche lui in persona) l’occhio alla etnomusic ed in fase di cambiamento……

Presagisce in effetti una seconda fase della produzione, quella degli anni novanta.

Certamente Anna verrà, canzone dedicata ad Anna Magnani, o la stessa Schizzechea presentano ancora una musica di fortissimo impatto ma con l’uscita, nel 1991 di Un uomo in blues (album meraviglioso!) e con il singolo ‘O scarrafone è evidente la ricerca, da parte di Pino, di una nuova identità all’indomani di un radicale cambiamento nel mondo musicale tra il passaggio tra gli anni ottanta e i novanta, cambiamento che lo vede, per scelta modificare anche il modo di cantare (più tranquillo e meno aggressivo) perchè, lui diceva, “nun è cchiù tempo d’alluccà” (non è più il momento di gridare). Pino, anche in questo caso ha dimostrato di essere un artista che si adegua ai tempi, ma che , nello stesso tempo, crea la moda e fa tendenza e soprattutto fa scuola senza mai cadere nel banale e nel già sentito.

La classe, l’esperienza e la forte personalità del cantautore lo portano a produrre, a seguito di questo breve periodo di transizione, alla fine del ’91 un bellissimo album, Sotto ‘o sole, che oltre a contenere un paio di inediti facente parti della colonna sonora del film di Massimo Troisi (suo grande e fraterno amico) “Speravo fosse amore invece era un calesse”, presenta il riarrangiamento di alcuni suoi più grandi successi.

E’ inutile commentare che Pino Daniele, anche quando rivisita vecchi brani, riesce ancora e sempre ad ottenere un impatto emotivo “speciale” che è la caratteristica che lo ha sempre contraddistinto e che è alla base del suo grande successo.

Nel 1993, con l’uscita di Che Dio ti benedica, inizia ufficialmente una nuova fase del cantautore: il dialetto è ridotto a poche canzoni, il rock accattivante dei primi tempi scompare, si concentra sullo sviluppo della componente melodica della sua identità musicale.

A quanto pare però questa scelta risulta essere la migliore.

Pino Daniele riottiene, difatti, un notevole consenso da parte del grande pubblico, specialmente al nord Italia dove finora era rimasto considerato da pochi.

Organizza un tour di grande successo, pubblica un nuovo album dal vivo E sona mo’ contraddistinto dall’esecuzione con la sola chitarra e con l’accompagnamento di qualità di Antonio Annona alle tastiere e di Carol Steele alle percussioni.

L’abbandono delle vecchie sonorità ormai è evidente

Pino Daniele cerca in effetti, a seguito dell’enorme successo riscontrato con la “nuova veste”, di approfondire questa nuova identità ricercando, ed è qua che si nota la grande classe, una nuova maturità artistica attraverso produzioni che seguono maggiormente quello che richiede il mercato.

Nel ’95 pubblica un ulteriore album di successo, Non calpestare i fiori nel deserto, che all’anima più commerciale di alcuni brani come Io per lei, Se mi vuoi, Resta Cu’ me’, destinati al grande pubblico, conferma una palese qualità musicale del chitarrista sempre in bilico tra il jazz di Pat Metheny (col quale organizzerà un bellissimo tour) e le melodie delle più classiche canzoni italiane.

È il caso di Anima e di Bambina che può contare inoltre della partecipazione di musicisti come Alfredo Paixao, Lele Melotti e Jimmy Earl.

Seguono altri album come Dimmi cosa succede sulla Terra che non riesce ad emergere ed evidenzia probabilmente un altro periodo di “attesa” che sta vivendo il nostro.

Ma andiamo ai nostri giorni….

Nel 2002, Pino Daniele si “inventa” l’ennesima trovata: un tour riuscitissimo e da lui fortemente voluto con Fiorella Mannoia, De Gregori e Ron che è stato premiato con un secondo posto quale migliore tour italiano dell’anno e che è diventato un album dal vivo di grande successo.

Oggi Pino Daniele ha assunto una nuova identità musicale del tutto diversa da quella degli esordi; è stato un cambiamento necessario e senza dubbio fatto con molta intelligenza ed esperienza, ma soprattutto frutto del suo grande “cuore”.

 

Pino Daniele è un artista che ha fatto della sua vita la sua musica, figlia delle sue emozioni, dei suoi affetti e che nasce dall’esigenza di portare fuori tutto il suo universo ricco e spontaneo condito dalle sue conoscenze e dalle esperienze musicali e che ha cercato fortissimamente ed ha tenuto come un bene prezioso dentro di sé.

 

Pino è un artista ed anche soprattutto un uomo (non dimentichiamolo!) che ha vissuto un’esistenza non sempre facile e che ha saputo reinventarsi sempre una nuova strada, una nuova direzione senza mai sbagliare la meta.

E’ un uomo capace di grandi affetti e di grande umanità ed il bene più prezioso della sua musica sta proprio in questo “ingrediente”.

Pino Daniele con il suo forte carisma e la sua grande personalità non c’è dubbio che abbia fatto scuola!

Stefania Labate (musicista)


Con la collaborazione di Giorgio Marchese (psicoterapeuta)