Agonisti, non agonisti, amatori…non ha importanza a quale categoria apparteniate, basta “muoversi”!
Il benessere economico, la schiavitù dell’automobile, la scorretta alimentazione, la sedentarietà come falsa necessità di recupero psico-fisico agli stress quotidiani, il consequenziale eccessivo aumento ponderale sono, tutti questi, fattori determinanti per l’instaurarsi di un gran numero di malattie che igienisti e medici definiscono come “patologie del benessere”, e che vanno ad incidere soprattutto sul sistema cardio-circolatorio, respiratorio e nervoso.
In precedenza, questo giornale mediatico ha pubblicato un mio articolo nel quale rievocavo, non senza nostalgia, i miei giochi della fanciullezza, il vivere della mia generazione – quella compresa tra gli anni 1930-50 – all’aria pura , negli spazi cittadini privi di qualsiasi inquinamento, ove davamo sfogo alla nostra istintiva ed inesauribile voglia di correre; eh, già! La corsa ! Questa impotente ansia di volo, come poeticamente l’ha definita il grande giornalista sportivo Gianni BRERA.
E noi si correva perché anche il possesso di una bicicletta era un lusso che pochissimi si potevano permettere, si salivano, invece, e si scendevano, sempre di corsa, scalini, scalinate, scaloni, gradoni, vicoli erti e pietrosi; eravamo, certo, gracilini, forse ci sono mancati gli omogeneizzati; in compenso, divoravamo enormi fette di pane ( tranne durante il razionamento bellico ) unte di olio e rosseggianti di pomodori, o inzuppate di zucchero; e giù, legumi, cereali e tanto baccalà la cui unica nota negativa era costituita dal….nome.
Oggi, venute meno le condizioni ambientali e sociali della nostra infanzia, al fine di ovviare ad una spiccata obesità che affligge i bambini , e per attenuare i danni irreversibili dei paramorfismi della colonna vertebrale, le famiglie hanno compreso l’importanza dell’attività fisica, per cui, numerose , sono sorte palestre che offrono una varietà di opportunità ginniche – oltre che consequenziali costi – per soddisfare le necessità fisiche ed estetiche della nostra gioventù; una cosa, però, non possono garantire, e cioè, quel beneficio primario costituito dall’ossigenazione corporea.
Per cui diventa infinitamente utile muoversi, con un correre blando e ritmato, attraverso i parchi alberati, non contaminati dagli scarichi delle automobili, o lungo gli argini dei fiumi, nelle resinose pinete, o nei verdi campi che la primavera inonda di mille profumi e di altrettanti colori, evitando il furore agonistico e senza aspirare a “performance” sportive.
Lentamente il ragazzo, il giovane, ma anche chi è già inoltrato nell’età della vita, acquisteranno una carica energetica fisica e psichica apportatrice di grandi benefici per l’organismo umano, assicurando, principalmente, una vasta tutela naturale contro le più diffuse patologie che caratterizzano la vita sedentaria.
Una volta potenziate le grandi funzioni organiche, si può praticare , non a livello agonistico, una serie di sport; dal calcio dilettantistico, al basket, dal tennis allo sci, dal nuoto al ciclismo,alla ginnastica artistica; comunque, ogni sport non può prescindere dalla corsa, che impone armonia di movimento dinamico, coordinamento respiratorio, scioltezza articolare e tendinea, oltre che sviluppo delle grandi masse muscolari, ma, anche perché, con essa, l’uomo primitivo ha saputo difendersi dalle insidie del suo mondo, oltre che garantire la prosecuzione della stirpe.
Altra cosa è la pratica sportiva a livello agonistico, intesa come vero e proprio impegno professionale ed economico; essa esige una serie di qualità fisiche ed organiche che, né si costruiscono nelle palestre, né si perseguono con un ostinato ed ossessivo allenamento ( quanti genitori massacrano i loro figli nella vana speranza di vederli protagonisti negli stadi, riversando sui fragili corpi le frustrazioni del loro passato); queste doti sono predisposte dalla natura, da un DNA specifico, da una dotazione originale di caratteri ereditari che appartiene a pochi; solo a questi ultimi l’allenamento sportivo, scientificamente organizzato, consentirà di riscuotere le ovazioni dei tifosi e il podio della vittoria.
Per tutti gli altri, c’è , forse, qualche campetto di periferia, una piscina comunale ed un po’ di verde nei quali possiamo gustare il divenire della vita, scandito dall’esultante battito del cuore.
Giuseppe Chiaia.(preside)
Fine Letterato, Docente e Dirigente scolastico, ha incantato generazioni di discenti col suo vasto Sapere. Ci ha lasciato (solo fisicamente) il 25 settembre 2019 all’età di 86 anni. Resta, nella mente di chi lo ha conosciuto e di chi lo “leggerà”, il sapore della Cultura come via maestra nei marosi della Vita