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Dalla Casa Circondariale di Cosenza, un messaggio teatrale ricco di pace e speranza


Pubblichiamo il testo integrale della rappresentazione teatrale portata in scena, a Natale 2001, dai detenuti della casa circondariale di Cosenza. Questa è una delle tante prove del fatto che, in ogni essere umano è possibile riscontrare del positivo “significativo”: basta stimolare “le corde giuste” partendo dal profondo dell’animo.

Salve,

siamo la Compagnia Teatrale “CAMMINO”. Siamo tutti detenuti della reclusione del carcere di Cosenza. Perché “CAMMINO”? Perché il nostro è, e vuole essere, un cammino, durante la detenzione, verso un traguardo finale non fosco ma, speriamo, sereno. I mezzi? Un teatro i cui soggetti siano pregni di comprensione, amicizia, tolleranza, fede, speranza, amore per la propria terra. Viviamo, il mondo vive momenti bui, spirano venti di guerra. La nostra speranza è che il cammino del mondo abbia un traguardo sereno. Il nostro primo appuntamento con il pubblico è stato con il “PROCESSO DEL NAZARENO”. Abbiamo proseguito con “SOGNO? CHISSA’…! ci siamo, poi, confrontati con l’appuntamento natalizio con “NATALE A CASA DI MASSARO ROCCO – Miracolo di Natale”


Natale a casa di Massaro Rocco

(Miracolo di Natale)

ATTO UNICO DI: ANTONIO VINCENZO SIMONETTI

PERSONAGGI:

MÀSSARO ROCCO

PADRE DOMENICO

POSTINO, MASTRO RAFELE

COMPARE PEPPE

COMPARE NTONY

COMARE CATERINA, MOGLIE Dl COMPARE PEPPE

COMARE ROSARIA, MOGLIE Dl COMPARE NTONY

LINUCCIA, MOGLIE Dl MASTRO RAFELE

ALFREDO IL SAGRESTANO

ROBERTO IL MANISCALCO

MICUCCIO, USCIERE COMUNALE

EMANUELE, FIGLIO Dl MASSARO ROCCO, GIORNALISTA

SAMUEL, GIORNALISTA ISRAELIANO

MOHAMED, GIORNALISTA PALESTINESE.

Scena :Una vecchia cucina rustica, un camino acceso.

un vecchio seduto a scaldarsi,

tutto pensoso. Il suo nome è massaro Rocco.

Toc, toc, toc,… bussano alla porta.

Massaro Rocco :Venite avanti, la porta e aperta.

Postino :Bru…,bru…, che freddo. (Scrollandosi la neve di dosso)

Buongiorno, Massaro Rocco.

Massaro Rocco :Buongiorno a voi, mastro Rafele come mai in giro con questo freddo.

Postino :Devo consegnare la posta. Devo fare presto, perché oggi l’ufficio chiude

prima, come sapete è la vigilia di Natale. Sono qui perché c’è una lettera

voi.

Sicuramente è di vostro figlio. ( e porge la lettera)

Massaro Rocco :Sedetevi, scaldatevi un po’. Bevete un po’ di vino. Vi farà bene con

questo freddo. (prende una bottiglia e bicchieri, da uno pensile).

Postino :Mi siedo solo un minuto. Come vi ho detto, vado di fretta. Fuori c’è un

tempo da lupi. Alla salute.

Massaro Rocco :Alla vostra.

Postino(alzandosi) :Massaro Rocco, ora vi saluto. Tanti auguri per il Santo Natale.

Speriamo nella Divina Provvidenza, che protegga vostro figlio e che

nella lettera ci siano buone notizie. Arrivederci ed auguri di nuovo.

Massaro Rocco : Arrivederci ed auguri alla vostra famiglia, mastro Rafele.

Il postino esce, massaro Rocco resta da solo.

Guarda la lettera, cerca gli occhiali ( dove li

ho messi…?), quando,

toc, toc, toc,.,., bussano di nuovo alla porta.

Massaro Rocco :entrate, entrate, è aperto.

Entra un monaco, scrollandosi la neve.

Padre Domenico :Buongiorno, massaro Rocco.

Massaro Rocco :Buongiorno a voi, padre Domenico, come mai

in giro con tutta questa neve?

Padre Domenico :Sono in giro da stamattina per;fare gli auguri

alle mie pecorelle. È dovere del pastore andare

a trovarle, specie quando il tempo è inclemente.

E voi siete una mia pecorella.

Massaro Rocco :Venite a scaldarvi al fuoco. È la Misericordia

Divina che vi ha fatto venire.

È arrivata poco fa una lettera di mio figlio, e non

trovo gli occhiali. Ed anche se li avessi trovati,

farei fatica a leggerla.

Perciò padre, siate buono ,fatelo voi per me.

Leggetela ,così dopo ,nonostante la neve ed il

freddo, potrò andare a dar da mangiare alla mia

mucca ed alle galline.

Padre Domenico :Abbiate fede, massaro Rocco, i vostri animali

non monranno di fame. Datemi la lettera cosl

la possiamo leggere e versatemi un bicchiere

di buon vino che mi aiuta a riscaldarmi.

Massaro Rocco, porge la lettera al monaco e

quindi gli versa un bicchiere di vino.

Padre Domenico :Alla salute. Vediamo cosa scrive questobenedetto figliolo.

Lettura della lettera

Papà carissimo, mancano ormai pochi giomi a Natale, anzi,

quando riceverai questa lettera,è possibile che il Natale sia

già passato.

Siamo lontani, tanto lontani, ma mai quanto in questi giorni,

ti ho sentito e ti sento vicino.


Il primo Natale senza la mamma. So che ti manca e ti

mancherà tantissimo. Anche a me manca enormemente.


Non ti abbattere papà.

Sei sempre stato forte

Sei sempre stato il rifugio per mamma e per me.

Ti prego, papà, cerca di esserlo ancora.

Hai sempre lavorato e provveduto alla mamma ed a me,

ed anche se lei non è più, ed io sono in questo posto di guerra,

a fare il mio lavoro, ricorda, papà, non sei solo, poiché lei, da lassù,

ti vede, e ti è vicina: ed io ti penso sempre e tanto.

Mi hai insegnato il senso del dovere, ed è mio dovere, riferire al mondo,

perché sappia, quanto succede in queste valli, fra queste montagne.

Sapessi come sono diverse dalle nostre contrade.

Non c’è un albero, non c’è un fiore, solo radi ed ispidi

cespugli, anfratti, pietre e grotte. Tanto, tanto freddo e gelo.

Questa povera gente, affamata, ammalata, ma

dignitosa, non chiede nulla, soffre per pochi fanatici,

privi di scrupoli e dimentichi di ogni principio morale.

Alcuni dicono che questa gente manca di cultura.

Niente di più falso.

Hanno una cultura millenaria, anche se oggi mancano,

non per colpa loro, di tecnologia.

Concedimi, papà, una piccola digressione.

Quante volte, quando andavo a scuola, tacitamente,

ma io lo capivo lo stesso, ti sei rammaricato di saper

fare la tua firrna e di leggere a fatica.

Ebbene, papà, anche se non sei andato a scuola,

anche se non hai letto i classici, mi hai educato alla

tolleranza, alla comprensione, al rispetto per il prossimo

e per le sue idee.

Se oggi tutti, o quasi, dicono che sono un giornalista

famoso, il merito, papà, è soprattutto tuo.

Del tuo esempio, dei tuoi insegnamenti, delle tue mani,

nodose, ma capaci di scompigliare teneramente i

capelli di un bambino, o di stringere affettuosamente le

mani della mamma.

Sono stato, sono, sarò sempre orgoglioso di te, papà,

e lo griderei al mondo intero.

Sto qui, fra i nostri soldati. Sono ragazzi che non

amano la guerra, ma sanno che quanto stanno

facendo è giusto e necessario.

Divido, con loro, tutto. Il cibo. Le ansie. Solo il

cioccolato non si divide, poiché è tutto per i bambini e

gli anziani che incontriamo.

Nessuno di noi ne mangia, ma, sappi, papà, che mai

cioccolato è stato più dolce e piacevole.

Ci sono inglesi, francesi, spagnòli, tedeschi, canadesi,

australiani, cinesi, russi, amencani di varie etnie, arabi.

Ognuno di loro ha la sua fede, ognuno di loro ha dei

cari che lo attendono a casa.

Quante volte, mi hai raccontato, senza enfasi, ma con

pacatezza ed invitandomi a riflettere, nelle lunghe

serate di invemo, seduti davanti al camino, mentre la

mamma sferruzzava, di quanto brutta sia stata la guerra che hai combattuto.

Là, almeno, sapevi chi e dove era il nemico.

Qui, papà, il nemico ha, non un volto, non una divisa,

ma solo un nome: FANATISMO .

Perciò, papà, sono orgoglioso di tutti questi ragazzi, di

colore, idioma, divisa, credo diverso, ma accomunati

da una cosa sola.

La ricerca di un mondo nuovo, dove le religioni

uniscano e non siano pretesto per separazioni,

prevaricazioni, lotte e lutti.

L’auspicio è che quando questa guerra finirà, i politici

sappiano creare le condizioni di un mondo più giusto e

più vivibile.

Sai papà, ho conosciuto due colleghi, Samuel, che

lavora per un giornale israeliano, e Mohamed, un

palestinese, che scrive per un giornale egiziano. Mi

hanno, entrambi, adottato. Si rivolgono a me, quando

nelle loro accese discussioni serali, rivendicano,

ognuno per il proprio popolo, Gerusalemme.

Si papà, la città santa.

Ed io a dire loro che Gerusalemme è del mondo.

Di tutti i credenti.

Che Gerusalemme può e deve unire i fratelli, non

dividerli.

Sai papà, restano tutti e due scontenti.

Poi, al lavoro, quando il rischio è presente, si cercano,

si aiutano, si proteggono reciprocamente.

Sembrano, anzi., sono, fratelli.

Vorrei tu li vedessi.

Papà, perdona la nostalgia, ma mi manca tanto la

nostra casa, il nostro paese.

Mi mancano gli alberi del podere, la pergola davanti

casa, all’ombra della quale, mamma, aiutata dalle sue

amiche, preparava le sue marmellate, le sue conserve,

i pomodori seccati al sole.

Mi manca tanto l’ombra del fico sotto il quale, da

sempre, ami sederti al tramonto, dopo una lunga

giornata di lavoro.

Mi manca il latte appena munto della Bianchina, le

uova del pollaio, il sapore indescrivibile dei polli che

solo mamma sapeva preparare.

Il caldo profumo del pane appena sfornato.

Mi mancano le stradine del nostro piccolo, grande

borgo, le donne sull’uscio a chiacchierare .

lI cadenzato batter di mazza sull’incudine del

maniscalco, il sibilo della sega a nastro che

aggredisce il legno, nella bottega del falegname. Il

rintocco delle campane’ che al vespro, chiamano i

paesani alla preghiera.

Il saio svolazzante del buon Padre Domenico, sempre

presente e vigile con le sue pecorelle.

Questo è un altro mondo, papà, ma mi è di

consolazione, che tu, senza nemmeno dirlo,

comprendi che sto, anch’io, facendo il mio dovere.

Una preghiera, papà, ricordi le rose bianche, chiamate

regine della neve, che tanto piacevano alla mamma e

che la comare Caterina, le mandava ogni Natale?

Fa che anche quest’anno la mamma le abbia.

Chiedile tu alla comare Caterina.

Ti voglio bene.

Tanti auguri per Natale.

Ti abbraccio.

Emanuele.

Padre Domenico :


( versandosi da solo un altro bicchiere di vino)

Benedetto figliolo mi ha fatto emozionare.

Caro massaro Rocco, avete un figlio, che è veramente in gamba.

L ‘avete cresciuto bene.

Dovete, proprio, essere orgoglioso di Iui.

Ci fosse Nunziatina, anche lei sarebbe orgogliosa.

Ma siatene sicuro. Anche da lassù lei lo vede ed è contenta. Abbiate fede.



Toc, toc, toc,… bussano alla porta…


 

Massaro Rocco: Avanti, avanti.


…entra compare Peppe.

Compare Peppe : Buongiorno, massaro .

Buongiorno, Padre. Sono passato per vedere se serviva qualcosa,

proprio perché con tutta questa neve, non è facile uscire.


Massaro Rocco :Vieni, siediti al fuoco. Riscaldati un po’. Intanto ti prendo un bicchiere di vino.

Dimmi, comare Caterina, come sta?

Compare Peppe :Sta bene. Vi manda i suoi saluti

Poi passerà per farvi gli auguri.

Stamattina siamo andati al cimitero a trovare Nunziatina.


Abbiamo messo in ordine la tomba e le abbiamo Dovete farvi coraggio,

massaro, fiducia.

Massaro Rocco :Grazie, compare.

Grazie a voi ed alla comare Nunziatina mia, lo sapete voleva molto portato le rose,

le regine della neve, che le piacevano tanto. Anche se, ormai, sono mesi che

non c’è più, è sempre nei nostri pensieri e nel nostro cuore, bene a comare

Caterina ed a tutta la vostra famiglia.Che Dio vi

benedíca tutti.


Padre Domenico : /isto, caro il mio massaro Rocco.

La Divina Providenza non abbandona mai.

Il desiderio di Emanuele è stato esaudito.

(rivolgenndosi a Peppe)

Anche suo figlio, per lettera,

a veva chiesto le rose per sua mamma.

Grazie a te ed a tua moglie è stato esaudito.

Forza, riempiamo i bicchieri,

brindiamo, con un po’ di allegria,

poiché è Natale. Confidiamo nella

Divina Prowidenza.

Toc, toc, toc,… bussano alla porta.

 

Massaro Rocco : Entrate con premura. E’

aperto.

Entra scrollandosi di dosso la neve

compare Ntony

Compare Ntony: Buongiorno e salute a tutta la

compagnia. Fuori c’è un tempo da

lupi. La neve viene giù che Dio la manda.

Massaro Rocco : Vieni a sederti al fuoco compare

mio. Siediti vicino a compare Peppe.

Dimmi di comare Rosaria. Intanto io ti

prendo un bicchiere di vino.

(p (porgendo un bicchiere) Ma tu sei tutto bagnato e

gelato. Avvicinati al fuoco, figlio

benedetto. Altrimenti ti buschi un malanno.

C Compare Ntony : Ho governato la vostra mucca


Bianchina. Ho cambiato l’acqua e


dato il becchime alle vostre galline.

Per oggi e domani ormai hanno da

mangiare. E se il maltempo dovesse

continuare, non vi preoccupate, verrò

io a governare gli animali. Caro

massaro, voi e la comare Nunziatina

avete sempre aiutato tutti. Chiunque

ha bussato alla vostra porta, ha

sempre trovato aiuto, conforto,

comprensione.

Oggi, comare Nunziatina non c’e più.


Noi la ricordiamo sempre.

Ricordiamo la sua bontà e il suo sorriso.

Per quanto riguarda Rosaria, più tardi verrà

per farvi gli auguri di Natale.

Massaro Rocco:Non merito tanto e ringrazio Dio ~ :: Massaro :Rocco: Vieni a sederti al fuoco, compamassaro, voi e la comare Nunziatina Ricordiamo la sua bontà, il suassaro Rocco : Io non merito tanto. Ringrazio Dio

che mi ha dato amici tanto buoni,

come voi.

Padre Domenico: Tranquillo, tranquillo, massaro

Rocco. Vedete come la Divina

Prowidenza ci è vicina. Non

turbatevi, godetevi il Santo Natale.

Massaro Rocco : E’ vero, padre. È Natale. Tutti i

nostri paesani offrono agli amici,

vino, zeppole, dolci’ noci, nocciole.

Io, purtroppo, non ci pensavo ed ho

solo un bicchiere di vino e del

formaggio. Sapete, pensavo di

mangiare da solo e di passare la

giornata seduto al camino a

scaldarmi.

Mi dovete perdonare.

Mi dovete perdonare, tutti.

i presenti sorridono e si stringono intorno al massaro.


Intanto rintoccano (dodici) la campane,

Massaro Rocco :Madonna benedetta! È la mezza.

Nelle vostre case, i vostri familian vi


attendono.

Ed io vi sto trattenendo qui. Sono

proprio un ingrato. Tu, compare

Peppe, sai come la comare Caterina

è puntuale. Tu, compare Ntony, non


far stare in pensiero comare Rosaria.

Voi, padre, avete ancora tante

pecorelle da visitare.

Vi prego, andate, e fate gli auguri di

cuore, da parte mia, alle vostre famiglie.

Intanto bussano alla porta, toc, toc, toc,…..

Massaro Rocco :O Dio, chi sarà mai a quest’ora.

Padre Domenico : Vi chiedete chi è a quest’ora?

(sorridendo) Fatelo entrare, così lo sapremo.

Massaro Rocco : /enite, venite avanti, è aperto.

Entrano comare Caterina, comare Rosaria,

mastro Rafele, Alfredo il sagrestano, Minuccio l’usciere comunale,

Roberto il maniscalco, Linuccia, moglie di mastroRafele.

Portano ceste, ricolme di vivande. Salutano tutti augurando

” BUON NATALE.”

Padre Domenico : Vedete, caro massaro. La

Prowidenza non ci ha dimenticato.

Siamo tutti insieme per festeggiare il

Natale, in armonia, mangiando

insieme.

(rivolgendosi ad Alfredo)

Buon Alfredo, dimmi, in chiesa è tutto pronto per la funzione serale?

Alfredo il sagrestano : Si, padre, come voi avete comandato ho disposto per la

funzione serale.

Padre Domenico : Bravo. E voi, donne cantatevoli, preparate la tavola che si possa noi

tutti mangiare in arrnonia.

Le donne preparano la tavola mentre il vecchio

massaro, privo di parole per l’emozione, è

affettuosamente abbracciato da

padre Domenico. Seduti a tavola,…

Massaro Rocco : Non ho parole Siete tutti tanto cari.

Se Nunziatina mia, ci vedesse!

Tutti in coro :Ci vede, ci vede, massaro Rocco,

perché come noi non abbiamo

dimentcato lei, lei si ricorda di noi.

Massaro Rocco : Padre, prima di iniziare a mangiare.

Benedite questo cibo, questa tavola,

tutti noi presenti.

Padre Domenico:Signore, Tu che ci vedi, Tu che

conosci il nostro cuore …

Toc, toc, toc,… bussano alla porta


Padre Domenico :Chiunque tu sia, viandante entra.

Questa è una casa ospitale e

timorata di Dio.

Entrano tre uomini, sono Emanuele, Samuel,

Mohamed.


Padre Domenico :Bontà divina, questo è un

miracolo.

Emanuele sei proprio tu?

Emanuele :Padre, sono io. Sono tornato ed ho

portato, anche se per pochi giorni,

Samuel e Mohamed, con me.

Dopo tutti i saluti e gli abbracci ed il parapiglia

che si crea….

… Mohammed, rivolto a massaro Rocco, estrae,

dal proprio sacco da viaggio, un

Tappetino ed Inchinandosi…

Mohammed : Per i vostri capelli e la vostra barba

bianca, le vostre mani abituate al

lavoro, la bontà che traspare dal

vostro sguardo e che conosco dai

discorsi di Emanuele, per me collega

e fratello, Vi chiedo di potervi

chiamare PADRE .

Vi prego, accettate questo piccolo tappeto.

In ogni suo nodo, e sono migliaia, vi

è il ricordo della dolcezza dei canti

delle nostre donne, intente al telaio,

sotto il cielo terso e luminoso del deserto.

Nei suoi colori, traspare la lucentezza

della fine e dorata sabbia delle dune.

Il verde, ospitale, delle oasi.

Il cielo nero trapuntato di stelle, che sovrasta le vesti svolazzanti per le

danze, intorno ai fuochi dei bivacchi.

Gli occhi grandi e innocenti dei nostri bambini.

Esso mi ha seguito, per tutta la vita, finora.

Inginocchiato su di esso, ho sempre

recitato le mie quotidiane preghiere ad Hallah.

Conosce il mio cuore.

Conosce le mie pene e le mie gioie.

Nessuno, Padre, è piu degno di voi

per custodirlo, pensando al vostro nuovo figlio,

Umilmente vi ricordo che il mio Dio,

come il vostro di cui oggi si festeggia

la nascita, predica e vuole

PACE, COMPRENSIONE, AMORE.

Ed io vi chiedo, offrendolo, amore per me, per i presenti, per il mio

sfortunato popolo, privo di Patria, che soffre, per Israele.

(inchinandosi a mani giunte)

INSHALLAH


Massaro Rocco, come tutti i presenti, è

fortemente emozionato e non

riesce a rispondere, quando

comincia a parlare Samuel,

levandosi dal collo una catenina

con la STELLA Dl DAVIDE.

Samuel : Questa è la stelta di Davide, I’unto dal

Signore, simbolo di Israele.

Per me, così come per tutto il mio

popolo, è lo SCUDO.

Scudo che ci protegge dalle insidie, dai

pericoli, dal nemico, dalle stesse nostre

cattiverie, e ci conforta nel dolore e nei tempi tristi.

Mi è stata, la stella, scudo nei pericoli del mio lavoro.

Nei miei viaggi, nei miei

reportages di guerra. In quelli realizzati in zone del mondo

poco conosciute e quasi inesplorati mi è stata scudo, consolandomi, nel

dolore per la perdita dei miei cari, vittime di colpevole e sorda incomprension

politica.

E’ sempre stata sul mio petto, mai mi ha lasciato.

Oggi vi prego con tutto il cuore, di

accettarla, poichè sono convinto che il

mia scudo, serbato da voi continuerà a proteggermi. Anzi farò di più.

ll vostro amore per il prossimo, il culto della tolleranza, della comprensione, le

vostre preghiere al Dio che oggi

nascerà, uniti al potere del mio scudo faranno che il mio popolo che conobbe

la Diaspora, possa finalmente godere di confini sicuri, così come il popolo di

mio fratello Mohamed potrà avere una Patria.

Accettatela, dunque, in pace ed armonia.

(allargando le braccia) SHALOM

Massaro Rocco :Mohamed, Samuel, io sono un povero

Vecchio, che conosce solo il lavoro dei campi, senza cultura,

che non sa parlare. Avete fatto vibrare il mio vecchio cuore, con le vostre

parole. Fate che io

vi abbracci, figli miei.

Grazie per i vostri doni, che custodirò

con amore per voi finchè Dio vorrà

tenermi in vita.

Grazie per la vostra bontà, per la vostra

umanità.

La mia casa, umile e spoglia, ogni volta

che voi lo vorrete, sarà la vostra casa.

Grazie anche a te Emanuele figlio mio

adorato.

Condurre con te, Mohamed e Samuel, è

stato il più bel regalo di Natale, che

potessi farmi.

La mia Nunziatina, la tua mamma, è

sempre stata, giustamente orgogliosa di

te. Anche io, pur non parlando.

Mi manca, ci manca, ma è pur vero che

un Dio che fa sentire fratelli Te,

Mohamed e Samuel, sicuramente vorrà

che ritomeremo tutti insieme.

Vieni, figlio, fa che ti abbracci. Ti prego

sorridi con me, perché la mamma è

vicina.

Tutti sono emozionati. Padre Domenico più di tutti.

Sbruffando, per darsi un contegno e trattenere le

lacrime….


 

Padre Domenico :Donne, mettete tre coperte in più.


Ora bisogna mangiare.

(riprende la benedizione)

Signore, Tu che ci vecli, Tu che

conosci il nostro cuore. Tu che hai

parlato ai semplici, agli afflitti.

Tu che stanotte sei venuto in terra,

per consolare, per redimere.

Proteggi questa casa.

Benedici questo cibo.

Benedici tutti i presenti.

Benedici i nostri fratelli

Samuel e Mohamed.

Benedici tutti i popoli della terra.

Fa che sempre regnino la

Tolleranza ,la comprensione,

I’Amore per il prossimo.

Amen .


 

In coro : Buon Natale a tutti.



Si ringraziano il maestro Enrico Filice, l’avvocato Francesco Chiaia ed il giovane Gabriele Cacciola per la preziosa collaborazione nella traduzione del dattiloscritto, in formato Word.