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L’Unione europea è stata salutata da tutti con entusiasmo. Sopravvivenza di quell’ideale di unione sovranazionale che aveva animato imperi ed ideologi, faceva presagire chissà quali cambiamenti epocali e positivi. In realtà la si può salutare in altro modo: si può dire “Benvenuti nell’Europa degli sprechi e degli scandali”. Infatti il simbolo dell’Europa è il ricco e desolatamente vuoto palazzo di Berlaymont costruito nel 1967 e abbandonato nel 1991, quasi a presagire come monumento allo spreco, gli sprechi futuri dell’Unione. Unione grandiosa ed inefficiente, edificata su grandi speranze e devastata da piccole meschinità. Prendiamo il Parlamento europeo ad esempio non è un vero Parlamento: si chiama così ma è un inganno linguistico. Difatti non fa le leggi, perciò la domanda sorge spontanea: e allora che cosa fanno quei 626 strapagati euronorevoli? In realtà il potere di approvare le leggi spetta al Consiglio, quello di proporle alla Commissione. In più merita di entrare nel Guinness dei Primati per i suoi costi: 230 miliardi delle vecchie lire all’anno, per tenerlo in funzione. Lusso, superlusso, stravizio. Quindici saloni da conferenza, 52 per le riunioni, negozi, palestre, campi da squash e sale per la meditazione. Ognuno dei 626 parlamentari ha a disposizione un sontuoso ufficio con annessa sala da bagno: one man, one wc, e la democrazia è ok. Ed in tutto questo ben (?) o mal di Iddio, cos’è che si decide tra Strasburgo e Bruxelles? PER CONTINUARE LA LETTURA, CLICCARE SUL TITOLO


L’Unione europea è stata salutata da tutti con entusiasmo. Sopravvivenza di quell’ideale di unione sovranazionale che aveva animato imperi ed ideologi, faceva presagire chissà quali cambiamenti epocali e positivi. In realtà la si può salutare in altro modo: si può dire “Benvenuti nell’Europa degli sprechi e degli scandali”. Infatti il simbolo dell’Europa è il ricco e desolatamente vuoto palazzo di Berlaymont costruito nel 1967 e abbandonato nel 1991, quasi a presagire come monumento allo spreco, gli sprechi futuri dell’Unione. Unione grandiosa ed inefficiente, edificata su grandi speranze e devastata da piccole meschinità. Prendiamo il Parlamento europeo ad esempio non è un vero Parlamento: si chiama così ma è un inganno linguistico. Difatti non fa le leggi, perciò la domanda sorge spontanea: e allora che cosa fanno quei 626 strapagati euronorevoli? In realtà il potere di approvare le leggi spetta al Consiglio, quello di proporle alla Commissione. In più merita di entrare nel Guinness dei Primati per i suoi costi: 230 miliardi delle vecchie lire all’anno, per tenerlo in funzione. Lusso, superlusso, stravizio. Quindici saloni da conferenza, 52 per le riunioni, negozi, palestre, campi da squash e sale per la meditazione. Ognuno dei 626 parlamentari ha a disposizione un sontuoso ufficio con annessa sala da bagno: one man, one wc, e la democrazia è ok. Ed in tutto questo ben (?) o mal di Iddio, cos’è che si decide tra Strasburgo e Bruxelles? Regolamenti utilissimi: come quello 316/68 per cui i fiori possono essere venduti solo a mazzi di 10, i piselli non sono tali se non passano per un foro di 5 mm., si presentano interrogazioni sul commercio di avocado di piccole dimensioni, o la curvatura di cetrioli di classe 2 , o in cui sono stati creati 424 comitati, tra cui quello per le bevande aromatizzate di vino. Se si credeva che l’Italia degli sprechi fosse il non plus ultra, ancora non si era entrati con cognizione di causa in Europa. Però anche le norme strane o buffe di cui abbiamo parlato, assumono un chiaro contorno se le guardiamo nell’ottica delle lobby. Infatti dietro la norma, per esempio, che imponeva che tutti i trattori avessero lo stesso sedile, c’erano i costruttori di trattori europei che intendevano proteggersi dalla concorrenza asiatica che inevitabilmente con le loro misure erano tagliati fuori.
Al registro del parlamento sono iscritti ufficialmente 3000 lobbisti, ma si calcola che siano 15 mila, insomma 600 pagine di gruppi di pressione in un report stilato. Si va dai produttori di salsa da condimento all’Ufficio del caucciù: è l’Europa dei re delle lavostoviglie che non accettano l’eco-etichetta, dei produttori di giocattoli che usano materiale pericoloso. Benvenuti nell’Europa di chi, credendo di comandare, esegue comandi.

Gianluca IonàMovimento Consumatori della Calabria