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Come si migliora l’approccio allo studio? Confessioni – riflessioni per studiare senza soffrire!


Molti dubbi sulla reale necessità di studiare hanno accompagnato il mio cammino di studente, dalle scuole elementari fino ad almeno i primi anni di specializzazione post laurea (che fatica!).

Non di rado mi sono domandato perché mai avrei dovuto sacrificare la mia giovinezza davanti ai libri i quali, a detta dei pragmatici convinti, non mi avrebbero procurato né pane né companatico.

Difficilmente potrò dimenticare la mia prima lezione di Anatomia Umana Normale all’università: il docente (un vero lupo mannaro…) ci avvertì subito del fatto che, per diventare medici, bisognava essere dotati anche di un fisico resistente perché, a causa delle tante ore da passare al tavolo per studiare, saremmo ingrassati notevolmente e avremmo dovuto salutare, con biglietto di sola andata, molti dei nostri capelli! Ad onor del vero, posso dire di avere centrato completamente il primo obiettivo e sono a buon punto per quanto riguarda il secondo…

Nonostante queste premesse, ogni tanto (veramente di rado!)mi accorgevo di provare gusto ogniqualvolta capivo quello che stavo studiando. Il mio problema principale, però, consisteva nel trovare una motivazione giusta allo studio (studére, studére… post mortem quid valére?).

Finalmente, dopo la laurea (meglio tardi che mai), attraverso il mio percorso di specializzazione ho scoperto che studiare può non solo non essere frustrante ma, a certe condizioni, addirittura divertente!



Il concetto di apprendimento, in questo caso, svolge un ruolo fondamentale: per apprendimento, infatti, identifichiamo quel meccanismo operativo che consente di fornire informazioni al pensiero, per consentirgli di costruire idee.
Questa operazione ricorda molto il trasferimento di dati tramite supporto esterno (floppy disc, Cd, DVD) al computer, per istruirlo su determinati programmi .


A questo punto, proviamo a porci la seguente domanda:<< A che serve studiare?>>. Secondo indiscrezioni, alcuni miei compagni di classe del liceo, per avere soddisfazione si sarebbero rivolti all’oracolo di Delfi!

Studiare serve ad impinguare il nostro conto corrente nella banca della psiche, per avere più valuta mentale da spendere nell’appagamento di bisogni e desideri. Ogni materia scolastica, per quanto apparentemente inutile è, invece, necessaria a sviluppare le nostre qualità mentali (ad esempio, l’Italiano aiuta lo sviluppo del pensiero; la Matematica e la Fisica, quello della logica e della capacità di capire; lo studio della musica contribuisce allo sviluppo ed alla esternazione dei sentimenti e così via…).

Qualunque mente umana possiede, al momento della nascita, un potenziale di infinite possibilità. Napoleone Bonaparte soleva dire: << ogni soldato, nel suo zaino, porta un bastone da maresciallo>>.

In ogni essere umano si cela un genio: è necessario rispettare i tempi di apprendimento, che sono personali e dipendono dall’ambiente in cui si vive (o da eventuali disfunzioni organiche) ed è indispensabile chiarire l’obiettivo che si vuole raggiungere.

Studiare sotto sforzo senza capirne la necessità, produce risultati modesti rispetto all’impegno profuso. Il motto dello studente felice e realizzato, dovrebbe essere: CAPIRE PER AGIRE.

I migliori apprendimenti si realizzano, di solito, per libera scelta!

Per entrare in maniera più tecnica nel discorso, vi propongo, estrapolandolo dalla prossima pubblicazione di Giovanni Russo (medico psicoterapeuta) dal titolo Studiare può essere facile, una serie di elementi utili per raggiungere gli obiettivi esposti finora anticipandovi che, grazie alle seguenti indicazioni, è stato possibile realizzare un esperimento che sa di magia…

ALCUNE INDICAZIONI PRELIMINARI

  • Il nostro compito consisterà nell’imparare a studiare utilizzando al meglio le risorse del pensiero ed evitando di impegnarci al sopraggiungere della stanchezza o, peggio, della demotivazione.
  • Sarà importante ricordare di non avere premura: è necessario lavorare per gradi, come si fa quando si pianta un chiodo nel muro: la nostra mente ha bisogno di essere rispettata, studiando tranquillamente, senza fretta.
  • Quando si inizia lo studio di una nuova materia, diventa necessario soffermarsi adeguatamente sui vocaboli non conosciuti. Questo lavoro consente di creare, nella nostra memoria, dei ganci su cui poggiare i molti elementi della materia in questione: nel caso in cui si voglia appendere un quadro su una parete, il lavoro più accurato ( e, talvolta, difficile ) deve essere quello che consiste nel piantare il chiodo nel muro; su quel gancio (se è solido) potremo appendere ogni tipo di cornice. Nella nostra mente, i ganci sono rappresentati dai vocaboli, dalle idee base su cui appendere tutte le altre idee. Ogni volta che non si capisce quello che si studia, bisognerebbe interrompere la lettura ed analizzare la conoscenza dei vocaboli che si stanno leggendo e la presenza di eventuale stanchezza con conseguente demotivazione. Risolto questo aspetto, si determina la possibilità di capire ciò che si legge. A questo punto, possiamo affermare che, se imparassimo il significato di un vocabolo (con un lavoro non superiore ai 10 – 15 minuti), tutti i giorni della nostra vita, avremmo risolto il problema del leggere e capire riferito alla maggior parte delle nostra attività di interesse. Nel momento in cui, noi, avremo imparato un centinaio di vocaboli inerenti una materia specifica, lo studio di quella materia diventerà molto facile: infatti, dopo un po’ i vocaboli si ripetono.
  • Studiare significa esercitare e sviluppare la mente.
  • Studiare tutti giorni per un tempo non eccessivo è preferibile alla concentrazione in tempi brevi perché, l’assorbimento in piccole dosi di materiale nuovo, favorirà la sua comprensione.

LO STUDIO SI DIVIDE IN TRE MOMENTI ESSENZIALI

  1. In entrata (apprendimento) : è necessario che sia uno studio attivo e consapevole.

  2. In elaborazione (riflessioni di vario genere per costruire le idee di conoscenza): è uno studio che, tranne per le meditazioni approfondite, si determina anche mentre noi non ce ne accorgiamo.
  3. In uscita (nel momento in cui trasformiamo le idee in parole): richiede allenamento specifico mediante tecniche di comunicazione efficaci.

Dal titolo di questa relazione (chi ben comincia è a metà dell’opera) si evince che ci occuperemo della fase di apprendimento, che poi è quella in cui, di solito, si commettono gli errori più frequenti, pur essendo la più importante.

  • Regola base: La motivazione – Alla base del successo di ogni iniziativa, nella vita, esiste una triade fondamentale: Motivazione / Acquisizione di dati corretti / Allenamento per una messa in opera impeccabile.
  • Da non dimenticare: pause ogni 20 – 30 minuti di lavoro (quello dell’apprendimento è il momento più stancante. Durante la fase della comunicazione, invece, si può lavorare anche per ore senza fermarsi)

ORA VEDIAMO COME SI PROCEDE NELLO STUDIO DI UN TESTO QUALSIASI

  1. Analisi di:

  • Autore ( epoca storica – corrente letteraria)
  • Titolo (vedere cosa si riesce a ricavare)

  1. Individuazione di un periodo (del testo in esame) che sia sufficientemente breve (se è il caso, ci si può fermare prima del punto).
  2. Verifica della conoscenza dei vocaboli del periodo in oggetto
  3. LEGGERE E CAPIRE

  • parole chiave (individuare le parole senza le quali non regge il senso del discorso)
  • domandarsi: << cosa vuole dire quello che sto leggendo ? >>
  • ripetere l’argomento analizzato con parole proprie NON A MEMORIA (si può creare uno schema essenziale per immettere in memoria solo le cose veramente importanti: le parole chiave)

  1. COMPRENDERE: significa portare il contenuto esaminato, all’interno del mondo delle proprie conoscenze – fare proprio, ciò che si è letto. Si determina dopo avere capito bene e dopo avere ripetuto sufficientemente il concetto in esame. Avviene inconsapevolmente, soprattutto quando dormiamo.

Ora applicheremo il punto 1. dello schema precedente, per dimostrare cosa si può evincere (con l’aiuto di un dizionario enciclopedico) dall’analisi del titolo di un testo e dai dati ricavati da una ricerca riguardante l’autore del testo medesimo. Il lavoro seguente è stato eseguito su un testo riportato dall’antologia Un mondo da leggere – Nuova Italia editrice.

Rafael Sanchez Ferlosio – Il Vento e L’Olmo

ANALISI DELL’AUTORE

  • Ha scritto il romanzo nel 1952 : è, quindi un contemporaneo.
  • Dovrebbe essere un Castigliano o, comunque, un profondo conoscitore della Castiglia (parte centrale della penisola iberica pianeggiante, arida e brulla, dove gli abitanti si accentrano in grossi borghi rurali o in nuclei urbani distanti fra loro; colonizzata dai Romani e dai Celtiberi, di derivazione celtica, dove esiste una forte tradizione di racconti fantastici: spiriti, gnomi, misticismi vari, ed iberica dove è forte la tradizione picaresca: saltimbanchi, imbroglioni, zingari, etc.);fu unita, nel tempo, al regno aragonese).
  • Romanziere (Romanzo: opera letteraria che consiste nella narrazione di vicende umane che, ispirandosi alla vita reale, sono per lo più frutto della fantasia di chi scrive).
  • Saggista ( Saggio à opera in cui viene esaminato, approfonditamente, un determinato argomento).
  • Giornalista Politico

CONCLUSIONI

Si dovrebbe trattare:

  • di uno studioso che affronta argomenti in maniera approfondita (Saggista);
  • di un acuto osservatore della vita reale (Giornalista Politico);
  • di uno scrittore che, partendo da racconti di realtà, “spazia” con un ampio “respiro” verso un mondo di fantasia.

ANALISI DEL TITOLO

  • Vento: massa d’aria prevalentemente “laminare” e “orizzontale” , che si sposta da zone di alta pressione a zone di bassa pressione
  • Olmo : albero delle regioni a clima caldo – temperato, che si trova prevalentemente lungo viali o dentro parchi; ha delle foglie ovali con margine seghettato

CONCLUSIONI

Ci deve essere un rapporto fra il vento e l’albero: una massa d’aria laminare ed orizzontale (prevalentemente) che investe l’albero interessando le foglie, le quali potrebbero “idealmente” catturare un po’ di quest’aria che passa attraverso il margine seghettato delle foglie stesse.

COSA POSSIAMO RICAVARE

  1. Dovremmo trovarci di fronte ad un romanzo in cui, partendo da elementi reali (il vento e l’olmo), si dovrebbe raccontare qualcosa che sconfina nella fantasia della tradizione mistica del Nord Europa; è possibile che, durante la trattazione emergano temi riguardanti la ricerca di una dimensione interiore corretta (tradizioni celtiche e Newage).
  2. Teatro del racconto dovrebbe essere, con molta probabilità, la Castiglia.
  3. Dovremmo aspettarci scenari desertici, nuclei urbani e zone rurali, ma anche qualche zona di verde, dove trovare gli olmi.

Commento del romanzo, contenuto all’interno dell’Antologia di Italiano “Un Mondo da Leggere”, usata al Liceo Europeo di Cosenza [Tra parentesi, in maiuscolo e sottolineati, saranno riportati gli elementi previsti durante il lavoro precedente ed effettivamente ritrovati ]

Noto come romanziere, saggista e giornalista politico, Rafael Sanchez Ferlosio ha scritto, nel 1952, Imprese e vagabondaggi di Alfanhui, divenuto un classico della letteratura spagnola. Il libro racconta la scoperta del mondo (ELEMENTO DI REALTA’) da parte di un bambino che attraversa la Castiglia (ELEMENTO PREVISTO) in compagnia di vari animali (ELEMENTO DI FANTASIA). Si tratta di un viaggio in cui il bambino accumula una serie di esperienze che gli permettono di costruire la propria identità, diventando il maestro di se stesso (ELEMENTO PREVISTO). La sua capacità di intuizione e la sua sete di comprendere, gli consentiranno di cogliere aspetti delle cose che sfuggono agli occhi degli adulti (ACUITA’ DA GIORNALISTA POLITICO: ELEMENTO PREVISTO). La storia è un contenitore di tante storie in cui si intrecciano: fiaba, avventura, umorismo, fantascienza (ELEMENTO PREVISTO). Il romanzo riprende le antiche tradizioni picaresche (ELEMENTO PREVISTO) trasfondendole in un clima fantastico. Nel brano che presentiamo, un olmo imprigiona e libera i venti, per offrire frescura agli abitanti di un villaggio (ELEMENTO PREVISTO)

Spero che vi siate divertiti con questo giochino tecnico realizzato in maniera semplice grazie a quello che è stato fin qui esposto.

Vorrei salutarvi con qualche riflessione conclusiva.

Qualunque essere umano, a livello infinitesimale, è composto della stessa struttura dell’Universo e, come tale, possiede risorse teoriche illimitate ed attualmente inimmaginabili. Imparare a programmarci per raggiungere obiettivi ambiziosi e realistici che conducano all’autoaffermazione ed al successo nella Società, ci porterà sicuramente a vivere da protagonisti ed a lavorare con soddisfazione, sempre, come se si dovesse non morire mai.

Auguri per un ottimo lavoro e…buon divertimento.

Giorgio Marchese

Medico Psicoterapeuta